La ‘Terra dei Fuochi’ secondo Gigi D’Alessio

"Tutto è nato dal mio concerto di Capodanno, ho parlato della Terra dei Fuochi e si sono scatenate mille polemiche", così il popolare cantante che ha ideato il documentario Malaterra presentato al TFF


TAORMINA. Dieci milioni di tonnellate di rifiuti interrati o “abbruciati” nella provincia di Napoli e Caserta, il terreno corrotto e inquinato, gli abitanti spaventati dalla possibilità che la “malaterra” si ritorca contro di loro. Ma se questa è la “Terra dei Fuochi” così come la raccontano le inchieste dei magistrati e dei giornali, c’è un’altra terra, pulita e sicura, su cui indaga un documentario, Malaterra di Ambrogio Crespi e Sergio Rubino, presentato al Festival di Taormina.
Cuore dell’operazione, che punta a una distribuzione “gratuita” in tv e in poche sale a Napoli e a Roma, il cantante Gigi D’Alessio che è anche autore delle musiche del documentario. Finito all’inizio dell’anno al centro delle polemiche per aver invitato il pubblico, durante un concerto, a consumare senza timori i prodotti campani, D’Alessio è tornato così a confrontarsi con lo spinoso argomento, affrontando in prima persona i suoi critici più severi (tra loro don Patriciello, il parroco antirifiuti di Caivano, e il giornalista Sandro Ruotolo, entrambi nel film).

“Non volevo realizzare un documentario politico, ma un film sui problemi della mia regione e dell’Italia – ha spiegato il cantante – e dire che la Campania è stata comunque la prima a denunciare il problema. Volevo dimostrare che i nostri prodotti sono ottimi, ma promuovendoli ho scelto di mostrare anche le terre malate e problematiche. Lascio al pubblico le conclusioni”. Forte, nel film, il richiamo alla spiritualità e alla religione come “salvezza” dell’anima e áncora per il dolore dei genitori che hanno perso prematuramente i propri figli per leucemia o tumore (“Ma io non credo che siano i rifiuti ad avermi portato via mia figlia”, racconta una delle intervistate).
Quasi assente, invece, ogni riferimento al concreto problema della camorra, responsabile dell’interramento delle sostanze inquinanti nei terreni dei contadini. “La camorra ha fatto indubbiamente del male – ha commentato D’Alessio – ma il punto è che è facile cadere in tentazione. Se un contadino ha un terreno che gli rende 10mila euro l’anno, quando vede il suo collega che ne guadagna 300mila mettendo nello stesso spazio i rifiuti, magari se lo fa presentare. La colpa è di tutti. La colpa è anche dell’omertà dei cittadini. E così finisce che ci facciamo del male da soli”.

La troupe, racconta il regista Rubino, non avrebbe incontrato nessun problema durante la lavorazione: “È stato un lavoro magico. Ci siamo mossi velocemente da un posto all’altro, avvertendo il giorno stesso le persone che saremmo arrivati. E ce ne andavamo un istante prima che la presenza di Gigi diventasse un evento”.
Girato tra Giuliano, Caivano, Villa Literno, Caserta ed Ercolano, il film è stato prodotto da MusicLife e Sviluppo Campania per Campania Sicura e Regione Campania. “Abbiamo avuto la massima libertà di movimento dalla Regione – assicura Crespi – anche se la vera molla che ha fatto scattare il progetto è stato D’Alessio. Io cercavo di fare un documentario sulla “Terra dei Fuochi” fin dal 2013, ma prima che arrivasse lui tutte le porte mi si chiudevano regolarmente davanti. Nessuno voleva parlare”.

Ilaria Ravarino
15 Giugno 2015

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