La bella gente, il lato oscuro della borghesia illuminata

Arriva in sala il 27 agosto con Istituto Luce Cinecittà l'opera seconda di Ivano De Matteo, a lungo bloccata, un amaro apologo sulla borghesia illuminata e i suoi paradossi


“Il 27 agosto è una data molto importante per me, quasi un battesimo”. A parlare è Ivano De Matteo. La sua opera seconda La bella gente vedrà finalmente la luce dopo sei anni di assurde peripezie distributive e anche giudiziarie. Sarà in sala in una trentina di copie, con Istituto Luce Cinecittà, ma è stata dura sbloccare la pellicola. “Una storia troppo lunga e dolorosa per raccontarla tutta, ci ho scritto sopra anche un sonetto in endecasillabi… Vi basti sapere che a un certo punto mi è arrivata a casa la Guardia di Finanza, sono stato interrogato e anche i miei attori sono stati sentiti, Elio Germano e Monica Guerritore. Ero stato denunciato per aver proiettato il film, non avendone i diritti, al Valle occupato. Quasi inedito in Italia, a parte il passaggio al Festival di Torino, molto apprezzato in Francia dove era uscito bene e aveva conquistato la critica… Ormai quella vicenda era diventata un romanzo kafkiano e io rischiavo di essere ridotto sul lastrico. Campavo facevo l’attore e con i documentari, meditavo di emigrare in Sudamerica. Poi Poccioni e Valsania mi fecero fare una fiction tv e ho cominciato a risalire la china, ho fatto altri due film, Gli equilibristi e I nostri ragazzi, ma non ho mai dimenticato La bella gente. Che ora esca è una vittoria politica. Ed è giusto per il cinema italiano oltre che per me: i film che sono prodotti con i soldi dei contribuenti italiani devono arrivare al pubblico. Anzi, bisognerebbe creare un circuito per queste opere prime e seconde”. 

Scritto dalla compagna Valentina Ferlan, interpretato da Monica Guerritore, Antonio Catania, Elio Germano, Victoria Larchenko, Iaia Forte, Giorgio Gobbi e Myriam Catania, La bella gente parte da uno spunto reale. “Stavamo andando in campagna e abbiamo visto questa ragazza per strada, seduta su un divanetto con un ombrellino. Era a due passi da noi. Più tardi, a tavola con gli amici, tutti impegnati e di sinistra, ne abbiamo parlato, mangiando il pecorino di Fossa mentre il domestico ci versava il vino. Ci è sembrato un enorme paradosso”.

Il paradosso che imprigiona i personaggi del film: Alfredo e Susanna sono una coppia di cinquantenni di ampie vedute, lei è una psicologa che aiuta le donne maltrattate, lui un architetto dai modi gentili. Stanno passando l’estate nella bella casa di campagna ed è lì che portano una giovanissima prostituta ucraina, Nadja, raccolta sul ciglio della strada quasi fosse un cane randagio. Susanna vuole assolutamente sottrarla allo sfruttatore violento, la riveste e la coccola. La ragazza all’inizio viene trattata come una di famiglia, presentata ai vicini di casa, ricchi e un po’ sguaiati. Poi arriva anche il figlio Giulio che studia a Londra e si avvia a una brillante carriera, un ragazzo simpatico e viziato che mette gli occhi addosso a Nadja tanto da litigare con la fidanzata… Immediatamente scattano gli anticorpi e la famigliola si ricompatta, ributtando sulla strada l’intrusa, colpevole di aver anche solo immaginato un riscatto sociale.

De Matteo legge qualche riga da un libretto di Oscar Wilde L’anima dell’uomo sotto il socialismo: “L’altruismo è un rimedio che fa parte della malattia stessa”. E continua: “Anche se il film l’abbiamo girato nel 2009 lo sento più che mai attuale. Forse oggi, con la crisi, ci sarebbero più porte chiuse. Ma il problema è che quando aiuti qualcuno e questo qualcuno comincia a stare bene, ecco che ti dà fastidio, ti fa paura. Serve molta fatica per mantenere degli ideali forti”. Per Monica Guerritore, “Susanna non è diversa da noi, da me. Sarebbe un errore definire questa ‘bella gente’ come dei borghesi privilegiati. Sono esattamente come noi: guardate quello che sta accadendo con i migranti, in Macedonia. Le persone vorrebbero fare del bene, ma si fermano alla superficie, all’apparenza. Fino a che punto sono capace di portare a casa mia una persona che ha bisogno e condividere realmente tutto? Ed è chiaro che la casa del film è una metafora di quello che siamo”. Incalza Elio Germano, che nel film ha il ruolo del figlio: “Qui si parla della pesantissima leggerezza dei nostri giorni. Le idee servono solo a riempire un profilo social, a costruire un’immagine di sé. Ma nella realtà si sceglie in base alla pancia, agli egoismi e chi si fa troppi scrupoli ha delle grosse difficoltà, mentre i vincenti non se ne fanno”. Interviene Victoria Larchenko: “Nadja si fida di queste persone e crede di poter avere una vita migliore, così dà modo a loro di pulirsi la coscienza e lei si illude. Eppure ne esce meglio degli altri, più forte. Alla fine viene pagata come sarebbe accaduto nel suo lavoro di prostituta”.  

La bella gente è anche un libro, il primo di una nuova casa editrice, la Ned di Pier Paolo Mocci, pubblicato nella collana Cinema da leggere. Il volume (104 pp., 10 €), oltre alla sceneggiatura originale, contiene l’abbozzo di un romanzo, intitolato Il viaggio e una prefazione di Malcom Pagani. 

Leggi l’articolo dal Torino Film Festival

Cristiana Paternò
24 Agosto 2015

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