Scrivilo a Gian Luigi

Ci sono lettere di Eduardo De Filippo, di Roberto Benigni, Totò e persino di Francesca Bertini nel volume Tutto il cinema in 100 (e più) lettere edito dal Centro sperimentale (edizioni Sabinae)


Ci sono lettere di Eduardo De Filippo, di Roberto Benigni, Totò, Bruno Bozzetto e persino di Francesca Bertini – si parte dal 1947 – nel volume Tutto il cinema in 100 (e più) lettere edito dal Centro sperimentale (edizioni Sabinae) e presentato questo pomeriggio alla Festa di Roma, tra gli altri dal presidente del Csc Stefano Rulli. Sono tutte missive, cartoline e biglietti scritti, spesso a mano, a un unico destinatario, Gian Luigi Rondi. il 93enne critico cinematografico de Il Tempo, già presidente della Fondazione Cinema per Roma, direttore della Mostra di Venezia e animatore del David di Donatello, è stato accolto all’Auditorium da Piera Detassis che ne ha preso il posto alla Fondazione. “E’ quasi una reunion, con il mio ex presidente e con Walter Veltroni, inventore della Festa”, ha detto Detassis. Che in apertura ha dedicato un ricordo anche a Dina D’Isa, giornalista e critico prematuramente scomparsa.  

E proprio Veltroni, che ha scritto la prefazione del volume curato da Simone Casavecchia, Domenico Monetti e Luca Pallanch, ha dato alcune anticipazioni sulle tante chicche che si trovano nel tomo illustrato: “Ci sono le lettere di Michelangelo Antonioni sul cinema oscuro, un biglietto scritto da Alberto Sordi sulla carta di un ristorante e conservato gelosamente, una missiva di Monica Vitti, che purtroppo non può essere qui a parlarne”. Per Veltroni che non era più tornato al Festival dal 2007, è stato “piacevole ritrovare il clima di quando la Festa nacque”.

Pupi Avati, che al critico mandò anche una lettera “incazzosa”, ricorda di come con il fratello scrivesse ai critici romani da Bologna. “Scrivemmo tante lettere e mai ci risposero, solo Ennio Faiano inviò una busta per dire non scrivetemi più”. Poi il regista ha raccontato di quando andò alla Mostra di Venezia del ’71 invitato da Rondi, che aveva sostenuto nella polemica lanciata da L’Espresso: Avati fu ospite al Des Bains, nonostante avesse fatto solo due film che definisce anonimi. “E poi con Una gita scolastica mi volle in concorso, ed era un film con Carlo Delle Piane protagonista”. E ancora: “Quando vide L’arcano incantatore in proiezione dormì tutto il tempo, ma la recensione uscì regolarmente perché il giorno dopo era andato al cinema a recuperare”.

Carlo Verdone per la prima volta lo incrociò all’inizio degli anni ’60. “Mio padre Mario aveva presentato un ciclo di film di Greta Garbo in tv e noi lo guardavamo con apprensione temendo che parlasse toscano. Poi fu sostituito da Rondi e all’inizio non ci era simpatico per questo”. E rivela: “Volevo portare qui oggi la lettera che mi ha scritto quando papà è morto, non l’ho trovata ma ricordo che era bellissima”. Per Verdone a colpire è la diplomazia di Rondi, un Richelieu del cinema ma anche un confessore. E tra le lettere ricorda quelle struggenti di Isa Miranda rimasta sola e in difficoltà dopo la morte del marito, il produttore Alfredo Guarini, o di altre star famose cadute in disgrazia che cercavano aiuto proprio in lui. “Vedere la calligrafia incerta e qualche errore di ortografia ce li rende più umani, in molti di loro c’è tormento. Per esempio Lizzani lo prega di mettere in sala Celluloide“.

Interviene anche il festeggiato Rondi ricordando appunto l’ostracismo subito come uomo di destra. “Nel ’71 L’espresso mi chiamò il Doge nero e Zurlini mi suggeriva di rivelare che ero stato partigiano ma io non volli usare la Resistenza come un ombrello. Ora la stima di un uomo di sinistra quale è Veltroni mi ripaga”.

Alla presentazione avrebbe dovuto esserci anche Gina Lollobrigida, grande amica di Rondi ”ma ha una piccola indisposizione. Mi ha detto però di chiarire ai giornalisti che non è grave, non è morta”, dice sorridendo il critico. Arriverà anche il secondo capitolo, per le lettere dei grandi autori stranieri, da Clair a Bergman.

Cristiana Paternò
20 Ottobre 2015

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