Dustur, lezioni di dialogo

A Italiana.doc il documentario di Marco Santarelli Dustur, che l'Istituto Luce Cinecittà porterà in sala l'anno prossimo, ci mostra un appassionante esperimento di confronto tra Occidente e Islam


TORINO – “Nel Corano la prima parola della rivelazione è ‘leggi’. Non prega, lavora o uccidi, ma leggi”. Ed è l’istruzione, l’educazione al senso critico, il primo fondamentale passo verso la convivenza e la tolleranza, secondo Abdessamad Bannaq, il giovane protagonista di Dustur, che lancia una riflessione feconda per tutti coloro che in queste ore si sentono su due fronti contrapposti. Cristiani e musulmani, arabi e occidentali possono dialogare e ce lo mostra molto bene il film di Marco Santarelli in concorso a Italiana.doc. Prodotto da Rino Sciarretta e dallo stesso Santarelli con Istituto Luce Cinecittà (che lo porterà in sala in primavera), il documentario è girato in parte nel carcere bolognese Dozza dove ogni mercoledì si svolgono i corsi di diritto costituzionale (Diritti doveri solidarietà, che hanno dato anche vita a una pubblicazione che trovate sul sito del Garante regionale dei detenuti) condotti da frate Ignazio della Piccola Famiglia dell’Annunziata e dal mediatore culturale Yassine, mentre Samad, ex detenuto marocchino 26enne, lavora e studia giurisprudenza all’università. Il film ha dunque due anime: da una parte i dialoghi tra i giovani detenuti islamici invitati a scrivere la propria “Dustur” (vuol dire proprio Costituzione in arabo), una sorta di carta ideale dei diritti e dei doveri fondamentali, dall’altra un ragazzo cresciuto troppo in fretta che oggi, proprio grazie allo studio, vive la speranza di un cambiamento convinto dell’importanza dei valori di tolleranza e giustizia.

Santarelli ha incrociato questo progetto mentre stava girando il film precedente Milleunanotte: “Nel carcere bolognese ho conosciuto Ignazio e Samad, il volontario religioso e il giovane ex detenuto, il cristiano e il musulmano: due mondi solo apparentemente distanti. Mi ha catturato la loro passione nel costruire un’idea per un mondo migliore”. Così ha cominciato a filmare gli incontri settimanali e contemporaneamente la vita da uomo libero di Samad che è rientrato alla Dozza apposta per partecipare alla stesura della Costituzione dei sogni.

“Il carcere – ci dice Samad – è spesso università della delinquenza e produce solo recidivi. Ma questa volta no, stavolta ha rappresentato un modello di dialogo. Del resto estremisti e terroristi spesso nascono proprio in galera, dalla rabbia, dal senso di perdita, dal distacco dalla società, da un accumulo di risentimento verso l’esterno per cui si diventa facile preda dell’estremismo”. Mentre nel film si vede come riesca a crescere la coscienza civile: c’è un ragazzo che inizialmente pensa che un musulmano che si converte dovrebbe morire, mentre alla fine vede le cose diversamente. “Molti di quelli che hanno partecipato al seminario poi si sono iscritti alle scuole superiori”. Non mancano i punti in comune tra la carta costituzionale italiana – che nasce, occorre ricordarlo, dalla Resistenza al nazifascismo, quindi affonda le radici in fatti drammatici della Storia – e le costituzioni di alcuni paesi islamici che vengono prese in considerazione dagli studenti: Egitto, Marocco, Tunisia. Ma la differenza principale è la laicità dello Stato. “Per l’Occidente – dice ancora Samad – la religione e la vita sociale viaggiano su binari separati, mentre nell’Islam non si è arrivati a questo. Lo Stato islamico non è laico”. Gli chiediamo un commento sulle manifestazioni del movimento Notinmyname in cui i musulmani che vivono in Italia si dissociano dal terrorismo. Perché così poche adesioni? “Perché l’immigrato si sente ancora distaccato dalla società, in Italia non c’è integrazione come in altri paesi europei dove siamo alla terza o quarta generazione. Alcuni non sanno neppure cosa sta accadendo, altri hanno paura di essere cacciati via, di perdere quello che hanno costruito finora, il lavoro o la casa di cui stanno ancora pagando il mutuo. Sono persone che non partecipano neppure alle lotte sindacali”.

Per lui il “capolavoro” della Costituzione italiana è proprio l’articolo 1, con l’enunciazione del diritto al lavoro. “Lavoro e istruzione sono le basi di qualsiasi società. L’istruzione ti permette di interpretare la realtà senza che qualcuno lo faccia per te. Il Corano è fatto per essere letto e capito da ciascuno di noi, non da un’autorità che lo gestisce”. E contemporaneamente sottolinea come la povertà, con persone costrette a dormire per strada, siano un’ingiustizia che segna le civiltà occidentali e che dovrebbe essere intollerabile. Ma il modello di dialogo fecondo di Dustur potrebbe essere portato a livello internazionale, magari per riportare il confronto tra le civiltà su un piano democratico? “Alla base del dialogo c’è il tempo, senza tempo è difficile costruire un vero confronto tra le idee”, commenta Santarelli.

Dustur, dopo Torino, sarà in altri festival internazionali. Verrà visto anche nei paesi islamici? “In Marocco penso di sì”, risponde ancora Samad, testimone di una convivenza non impossibile ma certo tutta da costruire. 

Cristiana Paternò
23 Novembre 2015

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I Premi collaterali
Dustur di Marco Santarelli premiato due volte


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