Rondi: i miei diari su consiglio di Andreotti

"Le mie vite allo specchio" è il volume di quasi 1300 pagine, frutto dei diari che Gian Luigi Rondi ha tenuto dal 1947 al 1997. Ogni sera annota fatti, incontri, retroscena, aneddoti e polemiche


E’ stato l’amico Giulio Andreotti, nel dopoguerra, a suggerire a Gian Luigi Rondi di annotare puntualmente, ogni sera, in un diario gli eventi quotidiani vissuti. “Perché, appunto, tutto restasse sulla carta in modo da permettermi di ritrovarmelo davanti al momento in cui poteva servirmi. Come, ad esempio, quando ho sentito il bisogno di precisare in modo compiuto tutte le burrasche che all’inizio del ’71 ho dovuto affrontare sia per quello che riguardava la Mostra del Cinema, sia per quello che riguardava la Biennale di Venezia”. Così spiega Rondi nell’introduzione de “Le mie vite allo specchio”, il volume di quasi 1300 pagine, pubblicato da Edizioni Sabinae.
Sottotitolo “Diari 1947 – 1997”, che il 94enne Rondi ha scritto nell’arco di un cinquantennio, ma gli anni coperti sono in verità 27, con un salto temporale che va dal 1975 al 1984.

I diari danno conto delle tante “vite”, a cui fa riferimento il titolo, quelle di: critico dal 1947, operatore culturale dagli anni ‘60, saggista, presidente dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, direttore della Mostra di Venezia, del Festival di Taormina, presidente della Biennale di Venezia.
Dal 1947 tutte le sere Rondi memorizza i fatti della giornata appena trascorsa, gli incontri, le sensazioni, le considerazioni sul lavoro e, naturalmente, sul cinema in un quaderno scolastico, a righe, rilegato in tela cerata. Pagine ricche di notizie, retroscena, aneddoti, polemiche registrate da “l’Andreotti del grande schermo”, così lo chiama nell’introduzione del volume il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele F.M. Emanuele: “Credo che questo epiteto che gli è stato attributo non gli dispiaccia affatto, vista la profonda amicizia e stima reciproca con il longevo statista democristiano, cui lo hanno legato radicate convinzioni di ordine politico, culturale e spirituale, la passione per il cinema, nonché uno stile di vita assai corrispondente per molti profili”.

Sono pagine in cui troviamo le cronache cinematografiche, le vicende politiche, la vita culturale, la società di un Paese dal dopoguerra alla fine degli anni ’90. A cominciare dalle “burrasche” affrontate negli anni ‘70 per la Mostra del Cinema e la Biennale di Venezia.
Ci sono i resoconti dei vari festival internazionali a cui ha presenziato, o in occasione di delegazioni del cinema italiano all’estero (Giappone, Brasile, Israele, Egitto). In altre pagine troviamo riassunti i suoi tanti incontri con i più noti rappresentanti del mondo del cinema, autori e interpreti. I più citati, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Luchino Visconti, Alessandro Blasetti, i fratelli Taviani cui si aggiungono numerosi stranieri King Vidor, Coppola, René Clair, François Truffaut, Luis Buñuel, e un incontro commosso con Charlie Chaplin a Londra, dopo averlo festeggiato nel 1972 quando gli aveva attribuito il Leone d’Oro alla Mostra di Venezia.
In apertura una lettera, datata settembre 2015, dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si complimenta con Rondi per la sua vocazione diaristica, “a me invece sempre mancata”.

Stefano Stefanutto Rosa
05 Febbraio 2016

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