Toni Erdmann, risate per il padre “stalker” della figlia

Conquista la platea Toni Erdmann della tedesca Maren Ade, storia di un genitore burlone che cerca di salvare la figlia in carriera da una vita disumanizzante


CANNES – Un padre eterno adolescente e una figlia in carriera cresciuta fin troppo e rinchiusa nella sua corazza fatta di responsabilità e tailleur d’ordinanza con tacchi a spillo, si ritrovano nella commedia dolce-amara Toni Erdmann della cineasta tedesca Maren Ade, che ha strappato risate e applausi a scena aperta nel concorso di Cannes 69.  Ines è una rampante giovane manager di stanza a Bucarest che si sta occupando della delocalizzazione di un’industria petrolifera per una società di consulting, un’operazione che porterà sicuramente al licenziamento di molti addetti. Suo padre Winfried è ex insegnante di musica che ama i travestimenti (gira con una dentiera nel taschino della camicia), le battute idiote e gli scherzi da prete. Si sentono poco e quando si vedono è un disastro, anche perché lei si vergogna di lui. Ma un giorno papà decide di fare una visita a sorpresa in Romania per il suo compleanno. E si rende conto di quanto lei sia infelice.

Ingrana lentamente il film della 39enne cineasta tedesca – già vincitrice di due Orsi d’argento con la sua opera seconda Everyone Else – ma non resterà deluso lo spettatore che ha la pazienza di entrare nella vicenda con le sue due ore e 42 di durata (una tendenza della selezione di quest’anno). Consapevole dell’impossibilità di trasmettere il suo affetto alla figlia, Winfried si inventerà infatti un bizzarro alter ego, Toni Erdmann appunto, con parrucca e denti finti e un’improbabile professione di coach entrerà nella vita di Ines a gamba tesa scombussolando tutto: lavoro (e proprio alla vigilia di un meeting che lei considera decisivo), amicizie (quasi sempre false) e vita di relazione. Una sorta di persecuzione a fin di bene, fino a trasmetterle il virus della sua benefica follia liberandola da molti tabù.

Per la regista è stata anche l’occasione di riflettere su un mondo del business dominato da modelli maschili, se non maschilisti, oltre che dall’imperativo della performance a tutti i costi quasi sempre a scapito della qualità della vita. “Ines lavora in un mondo dominato dai maschi e l’ha interiorizzato – dice Maren Ade – anzi magari si considera uno di loro. Ho parlato con diverse donne in posizioni direttive e tutte affermano di essere l’eccezione alla regola, ma questo comporta una certa solitudine. Ines è convinta che le donne della sua generazione possano dare per scontata l’uguaglianza e non aver bisogno del femminismo. Anzi, si comporta lei stessa in modo sessista ad esempio nei confronti della sua giovane assistente”. Momento clou il naked party, in cui Ines – che non è riuscita a entrare in un tubino troppo stretto – chiede ai suoi invitati di spogliarsi nudi. “Un’idea che avevo da molto tempo e che rivela molte ambiguità della situazione, dall’ipocrisia alla totale assenza di tabù perché qualsiasi cosa, a patto di trovare lo slogan giusto, diventa accettabile nella nostra società, ma questo rende anche una festa senza vestiti un evento ben poco liberatorio”. Nei ruoli principali Sandra Hueller (Orso d’argento per Requiem nel 2004) e l’austriaco Peter Simonischeck.

Cristiana Paternò
14 Maggio 2016

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