Golino-Binoche-Pinto: Gender Cannes

A Cannes, quest'anno, si è parlato molto di parità di paghe per le donne. E tra l'altro è stato presentato il progetto mondiale We do it together, a cui ha già aderito Valeria Golino


CANNES – Pari diritti, pari stipendio. Questa la battaglia che intraprendono ogni giorno le professioniste di tutto il mondo, e le attrici – più esposte mediaticamente – ne sono perfetta cassa di risonanza. Se Robin Wright, protagonista di House of Cards, ha chiesto e ottenuto che il suo stipendio (pari a circa 700mila dollari a puntata) fosse lo stesso di Kevin Spacey, a Cannes dibattiti su temi e questioni di genere sono stati all’ordine del giorno nell’edizione che si sta per concludere.  

“Dovremmo sempre essere pagate come i nostri colleghi maschi – tuona l’attrice Susan Sarandon – Va pur detto che un attore, se fa il suo mestiere seriamente, non lo fa certo per il denaro: in passato ho fatto film con grandi attori che prendevano molto più di me. Sono fiera di averli realizzati, ma questa cosa degli stipendi l’ho scoperta dopo. Fu un errore mio e del mio agente, dovevamo pretendere lo stesso trattamento. Per questo oggi ammiro Jennifer Lawrence, che dice la sua e, giustamente, pretende di essere anche economicamente alla pari dei colleghi”.

“In America solo il 9% dei film sono diretti da donne – prosegue Sarandon, ospite del salotto Women in motion di Kering Foundation – Ce ne servono di più, occorrono più produttrici che puntino su storie appassionanti realizzate da diversi generi, generazioni, colori di esseri umani”. Pur non ritenendo affatto improbabile che presto diventino gli uomini la ‘minoranza’ nel mondo del cinema’”, Sarandon sottolinea come la questione di genere debba essere subordinata alla meritocrazia: “Bisognerebbe anche capire quanti dei film realizzati dalle donne sono buoni: non è importante la quantità, ma la qualità. Non basta che un film sia facile da commerciare o esportare, occorre sia ben realizzato: il resto è secondario”.

Un’altra diva sensibile alla causa del gender equality è Salma Hayek, che ha raccontato: “Ricordo quando arrivai a Hollywood, i ruoli di protagonista per le donne sfioravano l’1% e a parte Meg Ryan e Sandra Bullock lavoravano in pochissime. Quando Demi Moore risultò essere la più pagata, per un anno non abbiamo parlato di altro, esultando non poco”. Stipendi a parte, il punto cruciale è anche quali ruoli oggi ci siano per le donne: “Noi donne di mezza età siamo state completamente abbandonate: come attrici e come pubblico. Chi parla di me, donna che lavora, si occupa della casa, dei figli, del lavoro, dell’età, del tempo che passa? Le attrici dopo i 40 anni sono rigettate in America, il cinema europeo in questo senso è più intelligente perché ospita donne mature in ruoli di spessore”.

Chloe Sevigny, al Festival di Cannes anche come regista di Kitty, sottolinea come “tante donne finalmente oggi producono, dirigono, lavorano: non è più questione di scegliere tra carriera e vita privata, adesso sappiamo di poterlo fare. Come per gli uomini, la scelta sta nel fare parte o meno del sistema: io sono un caso bizzarro, sono fuori dallo show business ma allo stesso tempo faccio quello che voglio all’interno dello show business. Scelgo, provo a costruire una strada mia, amo gli uomini – ci esco, ci lavoro, ci dormo insieme – ma amo ancora di più sostenere le donne e la causa femminile”.

Proprio a Cannes è stato presentato il progetto mondiale We do it together. Nato dalla produttrice italiana Chiara Tilesi, vanta al suo interno nomi importanti, da Valeria Golino a Jessica ChastainJuliette Binoche, e la stessa Freida Pinto accorsa fin qui dall’India a parlarne. “Abbiamo bisogno di storie che raccontino le donne, scritte, prodotte e dirette da donne. Con questo non vogliamo escludere gli uomini, ma spostare lo sguardo e l’asse di prospettiva sull’universo femminile. Iniziamo con progetti concreti, perché tutti i discorsi del mondo non colmeranno il “gender and pay gap”. Gap che riguarda “tutte le industrie cinematografiche del mondo, non solo Hollywood e Bollywood”. 
                                                                             
Già annunciato il primo progetto della società: sette registe con altrettante star a garantire glamour e finanziamenti. Si intitolerà Together Now. Hanno già aderito Robin Wright, Catherine Hardwicke, Freida Pinto e Juliette Binoche. “Sono orgogliosa da questo progetto – ha detto Robin Wright – perché esalta una creatività al femminile che ha davvero molto da dire oggi”.

Claudia Catalli
22 Maggio 2016

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