Hard o art? A Pesaro il convegno sul porno al femminile

La 52/a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro ha ospitato la tavola rotonda sul Porno al femminile organizzata in collaborazione con la rivista 8 e 1/2


PESARO – “Quando ho iniziato a immaginare Queen Kong ero molto consapevole del rischio di rimanere intrappolata nella definizione di ‘sguardo al femminile’ sul porno, ma volevo evitare che tutto si riducesse alla dicotomia maschile/femminile, perché la sessualità è molto più complessa. E’ proprio per questo che nel film è presente la bestialità, che nelle mie intenzioni voleva rompere il binomio di genere”. E’ nata proprio dal dirompente cortometraggio di Monica Stambrini, creato nell’ambito delle Ragazze del Porno, e dall’analisi dell’Italian Porn della rivista 8 1/2 sul numero di maggio scorso, la tavola rotonda sul Porno al femminile organizzata dalla 52/a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro nella sua giornata di chiusura. Molto affollata – come ieri il Teatro Sperimentale durante la proiezione di Queen Kong – la Pescheria – Centro Arti Visive ha visto confrontarsi l’autrice del film Monica Stambrini e i suoi protagonisti (la pornostar Valentina Nappi e l’attore Luca Lionello), la sex worker e attrice Jana Daniela e lo studioso Sergio G. Germani, moderati dalle giornaliste Cristiana Paternò e Ilaria Ravarino con l’intento di comprendere un fenomeno in costante evoluzione e dai confini solo labilmente tracciati.

Hard o art? Maschile o femminile? Cinema o porno? Non è facile, e probabilmente nemmeno corretto, distinguere ed etichettare, ma di certo è utile partire dai numeri snocciolati da Ravarino: quello del porno è un mercato da 13 miliardi di euro a livello mondiale e 500 milioni a livello italiano; lo spettatore medio è maschio e ha 35 anni; l’Italia è il quarto paese al mondo per numero di accessi su PornHub e una donna su quattro guarda il porno. Di sicuro, come ha osservato Paternò, grazie al consumo digitale la fruizione si è non solo molto allargata al pubblico femminile – che tendenzialmente cerca più trama e personaggi nei film erotici rispetto agli uomini – ma ha anche liberato la creatività delle donne nel mondo del porno. Intanto Queen Kong, proposto dalla Mostra di Pesaro, è il primo progetto realizzato dalle Ragazze del Porno e sarà seguito da Insight di Lidia Ravviso e Slavina e da un film breve in stop motion di Regina Orioli.

“Ci siamo volute dare la possibilità di liberare le nostre fantasie sessuali in un film. Da quando si è bambini – commenta Stambrini – la sessualità è fonte di fantasia e mistero e io, per realizzare Queen Kong, mi sono lasciata influenzare dal cinema e dai fumetti. Se le reazioni al mio cortometraggio sono state diverse nel pubblico maschile, che si è sentito turbato, e in quello femminile, che l’ha trovato liberatorio, il motivo è probabilmente che noi donne abbiamo taciuto di più e ora, quando ci manifestiamo, siamo più prorompenti. Senza pensare al fatto che noi viviamo le mestruazioni e il parto, che non sono eventi gentili”.

“Il cinema hard lo fanno anche le donne – dichiara Germani – riprendendo elementi del porno con più libertà e curiosità: Queen Kong è un bellissimo film che ha sventato il rischio dello stereotipo e annullato l’etichetta affibbiata alla pornografia. Il porno non va visto come un territorio separato dal resto del cinema, a dispetto degli sguardi censori di molta critica o del fatto che venga a volte recuperato come trash. E poi da tempo c’è una presenza femminile molto attenta, come dimostra il film del 1980 Fantasmi del fallo di Annabella Miscuglio e Rony Daopulo“. “Questa non era un’operazione femminista e stereotipata – conferma Valentina Nappi – Ho accettato di fare Queen Kong perché mi interessava il suo progetto artistico e la possibilità di fare il mio primo porno d’autore, proprio per sdoganare il genere: perché è accettabile avere voglia di spaventarsi con un film horror e non è accettabile volersi eccitare con un film porno?”.

Sex worker recentemente diventata attrice, Jana Daniela è stata prima protagonista del documentario Qualcosa di noi di Wilma Labate e poi nel cast  di La pazza gioia di Paolo Virzì. “L’ho conosciuto al Torino Film Festival presentando il film di Wilma – racconta – Quando mi ha chiesto il numero di telefono ho pensato ‘oddio, anche lui!’… Poi ho capito che voleva propormi una parte nel suo nuovo film. La mia esperienza nel cinema non porno è stata eccellente: altrettanto naturale e protetta”. Il suo è un percorso inverso rispetto a quello compiuto da Luca Lionello, che si è letteralmente messo a nudo per Queen Kong: “Sono abituato a mettermi a disposizione del racconto e dell’autore, e in questo caso trovavo interessante andare in una direzione poco frequentata. La curiosità è stata più forte del timore di infrangere un canone”. 

Il film di Monica Stambrini e poi il convegno sul porno al femminile sono stati, comunque, tra gli eventi più frequentati, più discussi e più mediatizzati di questa Mostra del Cinema pesarese, “ma io volevo fare un bel film al di là del genere – dichiara la regista – anche se so bene che la parola porno si fa notare ed è un gran teaser. La domanda vera è: perché un film per un’audience matura deve diventare automaticamente un prodotto di serie B?”. Il consenso pressoché unanime sulla qualità di Queen Kong sembra, intanto, un primo passo verso lo scardinamento di questa logica.

Michela Greco
09 Luglio 2016

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