Venice, Usa

Sono sei, più una coproduzione, i titoli Usa del concorso della 73ma Mostra di Venezia. Per Barbera: "Quello americano è un cinema che sa rinnovarsi continuamente e investire sui nuovi autori"


Jackie di Pablo Larraìn, con Natalie Portman nel ruolo di Jacqueline Kennedy nei quattro giorni che seguono all’omicidio di JFK, è entrato all’ultimo momento nel concorso veneziano, addirittura con un “addendum” inserito nella cartella stampa in fretta e furia. Il film, molto atteso e già in odore di capolavoro, in Italia distribuito da Lucky Red, sarà uno dei sette americani in concorso alla 73ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (31 agosto-10 settembre), presentata questa mattina a Roma dal direttore Alberto Barbera, confermato per altri quattro anni, e dal presidente della Biennale Paolo Baratta. Del tris di italiani vi raccontiamo in un articolo a parte, ma è la forte presenza americana che ha fatto molto parlare nel dietro le quinte, tra giornalisti e addetti ai lavori. Il già annunciato La La Land di Damien Chazelle (che è anche il film di apertura) con Ryan Gosling ed Emma Stone, il citato Jackie, co-produzione Cile-Usa, Nocturnal Animals di Tom Ford (con Jake Gyllenhaal e Amy Adams), il fantascientifico Arrival di Denis Villeneuve con Amy Adams (di nuovo) e Jeremy Renner, The Bad Batch di Ana Lily Amirpour con Jason Momoa, Keanu Reeves e Jim Carrey, The Light Beetwen the Ocean di Derek Cianfrance con Michael Fassbender e Alicia Vikander, nei panni di una coppia che custudisce un segreto, e il doc Voyage of Time di Terrence Malick (Germania/Usa), un film visionario che racconta la genesi dell’universo e a cui il controverso regista – molto amato o molto odiato – lavora da ben dieci anni. Barbera spiega così questa presenza Usa: “Quest’anno c’erano molti buoni film americani, tanto che ne abbiamo lasciati fuori alcuni. E’ un cinema che sa rinnovarsi continuamente e investire sui nuovi autori”.

Tre i titoli francesi: Frantz di François Ozon, Une Vie di Stephane Brizé, versione contemporanea da Maupassant, e Les Beaux Jours d’Aranjuez, diretto da Wim Wenders in 3D. Per la prima volta in gara a Venezia ci sarà il filippino Lav Diaz – beniamino dei cinefili – con The Woman Who Left, che dura “solo” 226′ quindi al di sotto dei suoi standard, e il messicano Amat Escalante con La region salvaje, mentre tornano il russo Andrej Konchalowskij con Paradise, un film sconvolgente sull’Olocausto girato in bianco e nero, ed Emir Kusturica con On the Milky Road, una “summa del suo cinema” nato da una costola di un cortometraggio di quattro anni fa. L’unica opera prima è il cileno El Cristo ciego di Christopher Murray, che rappresenterà in concorso il Sudamerica insieme all’argentino El ciudadano illustre di Mariano Cohn e Gaston Dupret. In lizza per il Leone anche il western “europeo” Brimstone dell’olandese Martin Koolhoven, una co-produzione Olanda/Regno Unito.

Nel fuori concorso c’è l’incursione della serialità tv con le due prime puntate di The Young Pope di Paolo Sorrentino con Jude Law nei panni di un pontefice di fantasia, e troviamo anche Hacksaw Ridge di Mel Gibson con Andrew Garfield nel ruolo del primo obiettore di coscienza americano, Tommaso di Kim Rossi Stuart, “un film di finzione con una forte componente autobiografica, che mette in scena il rapporto dell’attore con le donne con una dose iniziale di narcisismo ma anche con la capacità di prendersi in giro”, e, film di chiusura, I magnifici 7 di Antoine Fuqua, che due giorni prima aprirà il Festival di Toronto. Mentre tra i doc ci sono Assalto al cielo di Francesco Munzi, Safari di Ulrich Seidl (sconsigliato agli stomaci delicati) e One More Time With Feeling di Andrew Dominik, film-performance nel quale Nick Cave & The Bad Seeds interpretano per la prima volta le canzoni di Skeleton Tree, il nuovo album della rockstar australiana che sarà pubblicato a mezzanotte del 9 settembre.

Se Paolo Baratta indica fra le maggiori novità la copertura del famoso buco, su cui è sorta una nuova sala all’aperto da 440 posti (e con essa la nuova sezione Cinema nel giardino), Barbera esordisce subito dedicando la Mostra a due maestri appena scomparsi, Abbas Kiarostami e Michael Cimino. Dell’autore iraniano si vedrà uno dei cortometraggi a cui stava lavorando, 24 Frames, ispirato a pittori precedenti alla nascita del cinema. “Sono lavori incompleti ma i figli del cineasta hanno accettato di portarne uno al Lido, sarà proiettato insieme a un doc su di lui di Seifollah Samadian This is my film 76 Minutes and 15 Seconds with Kiarostami, 76 come gli anni e 15 come i giorni che ha vissuto”.

Non mancano le curiosità sugli esclusi da parte della stampa. Ma Barbera ironizza: “Abbiamo respinto 1.400 film, ho ricevuto persino un pacchetto con dentro sei preservativi per ringraziarmi di non aver selezionato qualcuno”. In particolare sugli italiani: “Abbiamo visto 126 film italiani, che sono tantissimi, forse troppi. La produzione nazionale sta puntando più sulla quantità che sulla qualità, c’è un abbassamento del livello medio, abbassamento di cui i produttori stessi sono consapevoli. Ma sembra che manchi la capacità di individuare strategie produttive diverse, forse la nuova legge servirà anche a questo”. E tra gli assenti giustificati cita il nuovo Gianni Amelio, che non è pronto. “Abbiamo selezionato i più coraggiosi e nuovi che segnalavano l’uscita dagli stereotipi della commedia. Il film più riuscito, compiuto e raffinato di Giuseppe Piccioni; una commedia che esce dallo schema usa e getta come quella di Roan Johnson e un film a basso costo ma di potenza concettuale e splendore visivo che lo colloca ai livelli più alti del documentario di creazione come Spira Mirabilis“. Altri assenti illustri sono Martin Scorsese – ma il suo nuovo film Silence non è pronto – e Clint Eastwood con Sully, che invece è quasi pronto ma uscirà solo a novembre negli Usa e a Natale nel resto del mondo. 

Identità della Mostra? La risposta spetta a Baratta: “In tempi di ansietà il cinema va a guardare le cose fondamentali della vita anziché produrre manierismo, noi diamo spazio a questa ricerca creativa che ci sorprende con la sua straordinaria vitalità”. 

Cristiana Paternò
28 Luglio 2016

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