“La Patagonia cilena non è come ce l’aspettiamo – racconta il regista Alessandro Lunardelli presentando la sua opera prima Il mondo fino in fondo, che vi si ambienta – appena giunti in aeroporto, a Santiago, pare di essere in Svizzera. A me serviva un posto desolato, per raccontare una storia di fuga”.
La fuga è quella di Davide (Filippo Scicchitano): figlio di un industriale di Agro, un paesino del nord-Italia. Posto di lavoro assicurato ma tanta irrequietezza, voglia di uscire, vedere il mondo, fare altro rispetto a quello che la società ha in serbo per lui. E’ sensibile – ai temi dell’ecologia e della salvaguardia del pianeta, per esempio – e nel suo mondo di ‘praticoni’ questa pare una colpa, per non parlare del suo orientamento omosessuale. Un giorno, durante un viaggio a Barcellona con il fratello Loris (Luca Marinelli) Davide incontra Andy (Cesare Serra), un fascinoso ragazzo che lo coinvolgerà in un’avventura ai confini del mondo, verso i ghiacciai dell’estremo Sud. Loris partirà alla sua ricerca, e per entrambi sarà l’occasione di ritrovare sé stessi e dare una riordinata alle rispettive priorità. Nel cast anche Alfredo Castro, l’eccellente ‘Tony Manero’ di Pablo Larrain, e Barbora Bobulova in un’amichevole partecipazione. Il film esce con Microcinema il 30 aprile.
“Ho scelto la Patagonia cilena – continua Lunardelli – piuttosto che quella argentina, perché il momento storico era di grande fermento e questo mi permetteva di mettere a fuoco la disparità tra il mondo di provenienza dei protagonisti e quello in cui si ritrovano, completamente spaesati e alla deriva. Volevo raccontare una parte dell’Italia ma cercavo anche una storia che non si chiudesse e permettesse di affrontare anche temi più universali. Una storia d’avventura, ma anche di personaggi”. Con una punta ‘documentaristica’ che lo rende ancora più intrigante: “C’è molta improvvisazione – commenta la sceneggiatrice Vanessa Picciarelli che ha scritto il film con il regista – cercavamo un effetto di naturalezza che rendesse l’idea del ‘viaggio’, dove non puoi mai sapere con certezza cosa accadrà. I luoghi e le atmosfere che abbiamo scoperto sul posto si sono convogliate naturalmente sulla nostra idea di narrazione”. “L’avventura è stata autentica. Con una troupe leggera viaggiavamo di luogo in luogo ma non sempre tutti trovavano posto per dormire – continua poi il regista – magari dovevi farti 200 kilometri in più per trovare una sistemazione. Non sono mancati i problemi, ma è stato anche divertente. Abbiamo perfino fatto recitare dei lama selvatici. Abbiamo incrociato le dita ed è andata bene, l’animale ha reagito come speravamo”.
Costato un milione e 250mila euro, il film ne ha presi circa 200 dal Mibact ed è stato realizzato nel relativamente lungo periodo di sette settimane piene. “Ci ha cambiato la vita – dicono i due interpreti Scicchitano e Marinelli – artisticamente e umanamente”. Sebben il film abbia avuto successo nel suo giro di festival, in Cile probabilmente non uscirà: “Diversamente dall’Argentina, il Cile non ha una vera industria cinematografica – spiegano dalla distribuzione – prendono solo i film americani o quelli di grandissimo successo come appunto NO! I giorni dell’arcobaleno di Larrain, che però aveva un Oscar alle spalle. E comunque i diritti di antenna valgono non più di 5mila euro”.
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