Uscirà il 13 ottobre l’atteso Inferno, terzo capitolo della saga ispirata ai romanzi di Dan Brown, dopo Il codice Da Vinci e Angeli e Demoni. Per l’occasione la pellicola viene presentata in anteprima con un grande evento a Firenze, a Palazzo Vecchio, con ospite Tom Hanks, ancora una volta protagonista nei panni del simbolista Robert Langdon. La regia è ancora una volta di Ron Howard. “Oggi la cosa più pericolosa per l’umanità è l’ignoranza – dice l’attore – Non c’è cosa peggiore che abbracciarla. Il caos sembra oggi dominare nel mondo. Allora non possiamo noi aggiungere ignoranza. Non ho tanto di cui lamentarmi. Sono un uomo perbene. Ognuno nella vita ha avuto i suoi momenti infernali, ma io non posso e non devo recriminare nulla. Per la società è diverso: spesso creiamo l’inferno ad altri. L’ambiente è a rischio, ci sono popolazioni ancora schiave. Insomma, continuiamo a creare l’inferno per una parte dell’umanità”.
Nonostante qualche inevitabile problema logistico anche il sindaco di Firenze Dario Nardella ha apprezzato l’esperienza e il modo in cui la pellicola si approccia alla città: “Non c’è una Firenze da cartolina – ha detto –non c’è un’immagine patinata di questa città ma la quotidianità della bellezza di questa città e della sua vita contemporanea. Howard si è superato nel rendere Firenze protagonista di questo film, grazie anche alla bravura straordinaria degli attori e all’abilità dello scrittore Dan Brown di descriverla così bene”.
Parlando con i giornalisti, il sindaco ha aggiunto: “Credo che non possiamo che essere grati a questo straordinario omaggio alla nostra città. Invito i nostri cittadini ad andare a vedere il film”. “Io sono affascinato da ciò che non conosco – ha concluso infine Hanks – ho una passione per la conoscenza, ho un vero amore per il sapere”.
Il film mette in campo una formula ormai rodata e si dimostra anche più riuscito dei suoi predecessori nel tenere il ritmo e catturare l’attenzione dello spettatore, almeno nella prima parte, tra visioni orrorifiche che strizzano l’occhio al Fulci d’annata e un complotto intricato che vede uno psicopatico (Ben Foster) convincersi che “L’umanità è la malattia, l’Inferno è la cura”, mettendo in atto un piano diabolico per decimare l’umanità al fine di ridurre la sovrappopolazione mondiale. In tutto questo il professor Langdon si ritrova scagliato senza preavviso e per di più privo della sua principale arma di difesa: la sua mente, essendo stato privato della memoria a breve termine con uno stratagemma. Sarà aiutato da un’avvenente dottoressa (Felicity Jones), ma attraverso le fiamme dell’Inferno le cose appaiono spesso diverse da come sono realmente.
C’è più azione che nei precedenti capitoli, con un paio di inseguimenti al cardiopalma e Langdon sempre più simile a Indiana Jones. Peccato la fotografia un po’ piatta e televisiva. Simpatica la trovata di far uscire il film in 666 copie, diabolico ammiccamento, con preapertura serale prima del Festival di Roma, dove Hanks sarà ospite con una retrospettiva.
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