Viggo Mortensen e l’utopia di un padre perfetto

E' il protagonista di Captain Fantastic, diretto da Matt Ross, nel ruolo di un padre inflessibile e autorevole di una piccola comunità di sei figli che vive isolata nella foresta del Nord America


“I film sono un mezzo eccezionale non tanto per lanciare messaggi quanto per porsi domande. E qui la prima fra tutte è: che cosa vuole dire essere padre oggi, quale è il migliore dei padri? Ho messo in discussione la genitorialità”. Matt Ross, alla sua seconda regia dopo tante prove d’attore, da subito chiarisce quale è il cuore del suo intelligente Captain Fantastic, interpretato da Viggo Mortensen padre inflessibile e autorevole e da una straordinaria e vitale compagnia di ragazzi e bambini. Presentato nella Selezione Ufficiale della Festa di Roma insieme ad Alice nella città il film, premiato per la Miglior regia a Un Certain Regard, arriverà in sala il 7 dicembre, distribuito da Good Films.

Nel cuore delle foreste del Nord America Ben e Livia vivono da un decennio, con i loro figli, lontani e isolati dalla società consumista e tecnologica, in un’idilliaca comunità familiare in armonia con la natura selvaggia. E’ una piccola società autosufficiente, abituata a vivere secondo regole ecologiche corrette, nella quale l’influenza del padre è molto forte. Ben insegna a tutti e sei i figli, dal più grande al più piccolo, a cacciare, a procurarsi cibo, a coltivare la terra, a scalare le montagne, alternando la cura del corpo a quella rigorosa dello spirito. I ragazzi e i bambini conoscono i classici e sanno di tutto: dalla medicina alla filosofia, alla scienza. Non vanno a scuola, e il loro mondo è quello che vivono ogni giorno nella foresta insieme ai genitori, perché Ben è convinto che solo così, non contaminandosi, diventeranno adulti sani, dei ‘re filosofi’.

Ma un evento tragico costringe tutta la famiglia a lasciare per un po’ di tempo quel ‘paradiso’ e a rapportarsi, o meglio scontrarsi con il mondo esterno e con i parenti stretti, viaggiando su quel simpatico e autosufficiente vecchio bus, guidato dal padre. Viaggio durante il quale, soprattutto quando vengono ospitati dai nonni materni, emergono alcune già latenti tensioni di quei figli che vorrebbero sperimentare e vivere altro e che cominciano a mettere in discussione quel padre ai loro occhi così perfetto. L’utopia praticata da Ben pare all’improvviso giunta al capolinea, quelle scelte compiute per il bene dei figli sembrano ritorcersi contro, ma forse non ha seminato invano.

“Non è un film autobiografico, ma personale. Da bambino, negli anni ‘80 ho avuto con mia madre un’esperienza di vita alternativa in una tenda nell’Oregon. Alcune cose che racconto mi sono accadute, altre fanno parte del mio background. Ci sono molte Americhe negli USA, migliaia, il mio film ne mostra tre: quella rurale, delle zone periferiche e la ricca”, spiega Ross. Captain Fantastic è un road movie fisico e metaforico – aggiunge Mortensen –  il viaggio narrato costringe tutti a cambiare, non si può più vivere come prima”.

 

Ben è un padre affettuoso, che dedica tutto il suo tempo ai figli che imparano grazie a lui a badare a se stessi, a essere dei pensatori. Ma questi ragazzi e bambini che hanno contatti solo con il padre e nessuna socializzazione con i loro coetanei, come potranno inserirsi nel mondo reale?

“Mi piacciono i film costruiti su personaggi contraddittori come Ben – dice Mortensen – che alla fine si comporta come un benevolo dittatore, ma durante il suo viaggio lontano dalla foresta comincia a capire che cosa ha sbagliato. Prova a fare del suo meglio, ma come tutti i rivoluzionari commette degli errori. Del resto nel film non ci sono veri buoni o veri cattivi, tutti amano quei sei ragazzi”.

Il regista sottolinea che tutti quanti i personaggi sono condizionati dal dolore e devono scontrarsi. “Ma al personaggio del nonno (Frank Langella, ndr.) non ho chiesto di essere l’antagonista, perché la vita è più complessa di quel che sembra”.

 

La scelta di Viggo Mortensen? “Quando preparo un film non mi prefiggo un interprete preciso perché so che l’attore è un’araba fenice. Comunque Viggo è stata la prima scelta”, risponde Ross. “Come sempre mi sono preparato cercando di attingere le maggiori informazioni possibili – spiega l’attore – e poi una volta sul set le ho messe da parte, per essere pronto anche a improvvisare. Preferisco essere flessibile e non rigido”.

 

Film a tratti ironico e divertente come quell’improvvisata festa di compleanno per l’anarchico e socialista libertario Noam Chomsky. “Lo considero un intellettuale importantissimo per gli americani, in particolare per quanto di politico ha detto. Non l’ho conosciuto ma ho avuto modo di apprezzarlo dopo che ci ha autorizzato a citarlo nel film a condizione di farlo in modo corretto”, racconta il regista.

Battuta d’obbligo sul voto presidenziale americano: “E’ imbarazzante quello che vediamo, un brutto film hollywoodiano, con candidato un personaggio dei reality show, un sessista e razzista”, conclude Ross. 

17 Ottobre 2016

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