Ozpetek verso Berlino con ‘Rosso Istanbul’

La Berlinale è un'ipotesi plausibile per Tilde Corsi, che con la R&C Produzioni insieme alla turca BKM-Imaj ha prodotto il film che sarà a fine febbraio e inizio marzo nelle sale italiane e turche


Rosso Istanbul, il nuovo film di Ferzan Ozpetek che sta ultimando la post-produzione in Turchia, verso il festival di Berlino? Ipotesi plausibile secondo Tilde Corsi, che con la sua R&C Produzioni insieme alla turca BKM-Imaj ha prodotto il film che uscirà a fine febbraio e inizio marzo in contemporanea nelle sale italiane, con 01 Distribution, e turche. Il film, girato in lingua turca in 7 settimane molto intense rispetto ai ritmi italiani e costato 5 milioni e mezzo, prende avvio da “Rosso Istanbul”, un romanzo in gran parte autobiografico di Ozpetek pubblicato nel 2013 per Mondadori.
Cast composto da soli interpreti turchi – ritroviamo Serra Yilmaz – tra cui alcuni volti popolari per le serie televisive interpretate; anche la troupe rigorosamente turca, tranne il direttore della fotografia, il montatore e l’operatore di macchina.

“Abbiamo ragionato quanto restare fedeli al libro, anche perché non volevo ripetermi nel film e così ci siamo allontanati dall’originale in modo intrigante”, spiega il regista italo turco alla stampa e ai buyers internazionali al MIA” What’s next”. La trama del film ha per protagonista lo scrittore Orhan Sahin che vive all’estero da anni e torna a Istanbul su invito del famoso regista Deniz Soysal per lavorare al suo libro. Deniz vive con la sua famiglia, ormai al crepuscolo della ricchezza, in uno Yali sul Bosforo. Fin dal primo giorno, Orhan si trova avvolto in una fitta tela di relazioni complesse e misteriose tra gli amici e i familiari di Deniz e mentre riscopre Istanbul con occhi nuovi, cominciano anche a riaccendersi sentimenti da tempo dimenticati.
“Dopo tanto tempo trascorso in Italia, è cambiato il mio rapporto con Istanbul e con questo film, attraverso i personaggi, ognuno dei quali è una parte di me, tento di ricucire quella relazione”, dice l’autore.

“Nel film forte è la presenza di una città in trasformazione, un cantiere in corso il cui costante rumore è diventato quasi il tema musicale del film. Ho rinunciato infatti ad alcune delle musiche composte da Giuliano Taviani che avevo inizialmente messo- continua il cineasta – utilizzando invece parti di quest’altra colonna sonora fatta di rumori e  registrata durante due settimane”.
Il film non ha richiami evidenti alle travagliate vicende politiche e sociali che la Turchia vive. “Comunque nell’atmosfera del film si percepisce in modo indiretto la situazione che sta vivendo il mio paese. Ho voluto che all’inizio del film venisse collocata una data, 12 maggio 2016, per ricordare che la Istanbul di quel momento è la città che ho raccontato e non quella del tentato golpe del 15 luglio, che non ho vissuto perché stavo a Roma”.
La lavorazione del film ha comunque risentito del difficile clima politico della Turchia, è accaduto infatti di dover cambiare improvvisamente la location perché il luogo previsto era diventato improvvisamente pericoloso per le riprese. Che film vedremo? “Qualcuno come il mio montatore dice che ho giurato in modo diverso che ricorda Il bagno turco”, conclude Ozpetek.

Stefano Stefanutto Rosa
22 Ottobre 2016

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