Il teatro leggendario di Roberto Cimetta

Un protagonista del teatro di avanguardia degli anni '70 rivive in La leggenda di Bob Wind, il film di Dario Migianu Baldi in uscita il 10 novembre con Mariposa ispirato alla vita di Roberto Cimetta


Un protagonista del teatro di rottura degli anni ’70 rivive in La leggenda di Bob Wind, il film di Dario Migianu Baldi in uscita il 10 novembre con Mariposa. Roberto Cimetta, fautore del teatro nelle piazze, inventore del festival di Polverigi e delle rappresentazioni in strada a Offagna, nelle sue Marche. Uno che ha lavorato con Luca Ronconi, Roberto Benigni e Lucia Poli, che è stato ideatore e direttore del festival di Lisbona. Morto prematuramente nel 1988, a 39 anni, Roberto ebbe una vita fricchettona e incasinata, con un solo figlio legittimo, Tommaso, e tanti altri, veri o presunti, frutto delle sue molte avventure sentimentali. Così il regista, insieme agli sceneggiatori Alberto Nucci Angeli ed Elena Casaccia, ha immaginato di raccontare la sua storia dal punto di vista di una figlia avuta con una ragazza francese, una giovane donna oggi alla ricerca del padre perduto. Giornalista di successo, Anna (Lavinia Longhi) viene in Italia per fare una sorta di inchiesta sulle proprie origini incontrando il “personaggio” Roberto Cimetta (Corrado Fortuna) nei racconti di chi l’aveva incontrato nella sua breve ma intensa parabola artistica ed esistenziale.

“Ho sempre sentito che l’azione più grande di Roberto – spiega Dario Migianu Baldi – fu quella di creare comunità, di essere un mezzo di comunicazione per gruppi di persone che con lui hanno condiviso qualcosa in maniera picaresca, se vogliamo, ma in ogni caso con un segno forte, positivo, coraggioso”.

Prodotto dalla Guasco e dalla Frog & Roll con la Fondazione Marche Cinema Multimedia (e il supporto del Fondo europeo di sviluppo regionale), il film è molto legato al territorio e anche l’uscita nelle sale sarà mirata. Per chi ha conosciuto Roberto Cimetta – che vediamo in alcune immagini nei titoli di coda – è certamente emozionante ripercorrere la sua avventura umana. Anche se Silvia, la madre del figlio Tommaso, ammette con un certo dispiacere di non riconoscerlo nella finzione, “tra l’altro era del Nord e non siciliano, era pacato nel parlare, anche se diceva tante parolacce, come usava in quell’epoca”.

“Perché raccontare questa storia oggi – si chiede il regista – Cimetta non è Churchill o Neruda, ma c’è un importante lato umano nella sua vicenda. Viene fuori da un piccolo paese, rompe gli schemi, se vogliamo in modo goffo e naif ma anche geniale. Oggi che il sociale sembra ridursi ai social network, che ci fanno essere solo sempre più distanti, è bello raccontare la storia di un artista che andava nei paesi a tirare la gente comune per strada, facendoli anche recitare, e che con questo suo lavoro è arrivato ai festival internazionali. Oggi esiste un Fondo Internazionale a lui dedicato per la mobilità degli artisti del Mediterraneo con sede a Parigi”. 

Altro tema del film è la possibile coesistenza di una vita da artista con gli affetti familiari. “Roberto a suo modo trasmette al figlio una serie di valori, anche se in una maniera strampalata. Qui la famiglia va al di là di un concetto classico, sono affetti non tradizionali”. E non manca un riferimento agli anni ’70 come epoca di grandi fermenti culturali e artistici: “Lo spirito di quei tempi – dice ancora il regista – non si è perso completamente, come si potrebbe pensare, anche se in quel periodo tutto era possibile mentre adesso tutto sembra impossibile”. Per Ivan Franek, uno degli interpreti, “se lanciamo una giornata senza cellulare vedrete che le persone potranno tornare a parlare”. Mentre Corrado Fortuna – attore rivelato da Paolo Virzì – considera questo film la cosa più bella che ha fatto nella sua carriera. “Sto per fare 39 anni, come Roberto quando è morto, ed è stato importante raccontare la sua vita, la vita di un teatrante sperimentale avventurosissimo, con un temperamento forte e un entusiasmo incredibile. Nel film c’è commedia, dramma, follia, improvvisazione e assurdo”. Infine interviene Paolo Briguglia (Tommaso da adulto): “Fa piacere fare un film su una persona che cerca di creare cultura e poi mi piace che non sia ambientato a Roma, perché c’è grande vitalità in provincia”.

Cristiana Paternò
04 Novembre 2016

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