Il cinema italiano: ci ha cambiato la vita?

Su 8 ½ di novembre 2016, nr. 29, qualche riflessione sulla capacità della settima arte di mettere in moto meccanismi evolutivi del costume, della società e della biografia personale


Il cinema può affascinare, formare, influenzare il pubblico, ma può addirittura cambiarlo, incidendo sui destini e sulle scelte? Questo l’interrogativo che il nuovo numero della rivista 8 ½ (novembre 2016) si pone in copertina e approfondisce nell’ampia sezione Scenari. “Spesso anche i singoli uomini o le singole donne sono poco consapevoli dei cambiamenti che un film ha generato in loro”, come scrive Gianni Canova nell’introduzione. Ripercorrendo la storia del cinema, tra Storia d’Italia e icone del grande schermo, il tema del “cambiamento” viene analizzato non solo nella lettura delle opere ma anche nel confronto con il punto di vista di autori e opinionisti: ne scrivono, tra gli altri, Liliana Cavani, Claudio Giovannesi, Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, Pietrangelo Buttafuoco, facendo emergere come la Storia – “il cinema è stato tanto ‘usato’ dalle dittature del Novecento”, scrive Cavani – la televisione, il sempreverde canone della commedia, siano, e siano stati, delle variabili fondamentali. Eppure il concetto di “cambiamento” ha un profilo non soltanto sociale, ma anche personale, come raccontano in stralci di episodi di vita vissuta Fulvio Lucisano, Stefano Mordini, Giuseppe Piccioni e Francesco Munzi.

La sezione Scenari raddoppia affrontando anche il tema della doppia “nazionalità”, ovvero gli “italieni”, i cineasti stranieri di seconda generazione che vivono e filmano in Italia, questione presa in considerazione anche nella nuova Legge Cinema e qui raccontata da Roberto Silvestri e Cristiana Paternò. La sezione Innovazioni studia, invece, la scuola italiana degli effetti digitali, un settore tanto avveniristico quanto concreto in cui il nostro paese è cresciuto per creatività e forza lavoro con realtà dalla più solida Direct2Brain alla indie Big Rock.

Il mondo è in una fase di grandi transizioni socio-politiche, tra le più recenti il caso Brexit, una faccenda non solo britannica che viene analizzata da Yvon Thiec, esperto di audiovisivi a livello europeo. Il cinema, spesso e sempre più, si fa compagno di un altro settore video ludico, quello del game: Fatti, in un’ampia e puntuale disquisizione, analizza il settore e specifica come anche il nuovo assetto legislativo preveda l’inclusione di questi contenuti nella definizione di “opera audiovisiva”.

Il mito dell’icona cinematografica nelle fotografie di John Kobal, archivio d’immagini chiave per la costruzione del mito dello star system con la mostra “Hollywood Icons” e la selezione dei premi “alternativi”, parenti dei più conosciuti Oscar, Leoni e Nastri, nella sezione Cinema Espanso. Gian Luigi Rondi, decano del nostro cinema, scomparso di recente, occupa alcune pagine di questo numero, sia nel ricordo affettuoso dell’amico Giorgio Treves, sia in un particolare pezzo datato 1958, a sua firma, estratto dalla storica rivista “Il film italiano”, spunto fondamentale per l’approfondimento della sezione Reprint.

Il Focus è dedicato all’Ungheria, tra l’altro Paese vincitore dell’Oscar per il Miglior Film Straniero 2015 con Il figlio di Saul. La sezione Anniversari celebra il mezzo secolo di Uccellacci e Uccellini, opera di Pier Paolo Pasolini, con Totò e Davoli, analizzata dal critico Bruno Torri.  Due i Punti di vista: quello del giovane produttore Simone Isola (tra i realizzatori di Non essere cattivo di Claudio Caligari), e quello, come sempre provocatorio, di Mariarosa Mancuso contro la noia al cinema.

Nicole Bianchi
14 Novembre 2016

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