Moviemov porta a Manila la scorsa stagione di cinema italiano

Dieci film della stagione, un assaggio dell'annata di cinema italiano, in trasferta asiatica. Accade ormai dal 2010, con il Moviemov, festival itinerante di cinema italiano che in questi giorni è appr


Dieci film della stagione, un assaggio dell’annata di cinema italiano, in trasferta asiatica. Accade ormai dal 2010, con il Moviemov, festival itinerante di cinema italiano che in questi giorni è approdato a Manila. Organizzato dalla Playtown di Gianluca Giannelli e Fabia Bettini, con il sostegno del Mibact e dell’Ambasciata italiana, ecco dunque per 4 giorni l’incontro ravvicinato con il Paese di Lav Diaz e Brillante Mendoza, ma anche con uno dei Paesi asiatici con più contraddizioni, a pochi mesi dall’elezione di Duterte, presidente giustiziere, dai metodi forti. Il Moviemov torna per la quarta volta nelle Filippine (insieme a Thailandia e Vietnam le tappe di questi anni) ma è la prima edizione che si è liberata delle multisala gigantesche dei mall, e viene ospitato nella neonata Cinemateca. Proiezioni molto frequentate soprattutto da ragazzi, tanti che arrivano ancora in divisa scolastica alle proiezioni del pomeriggio, che vedono i film sottotitolati in inglese e si fermano volentieri a parlarne poi con gli autori.

Al termine della proiezione di 2Nights (in Italia dal 14 febbraio) il regista Ivan Silvestrini si è sentito rivolgere domande tecniche su obiettivi e lenti usate per le riprese notturne ma anche quelle sulla rappresentazione del sesso in una commedia italiana. Perchè “Ci sono cose che possono apparire ridicole e provocatorie agli occhi degli altri- ci racconta Carolina Crescentini, la vivace madrina di Moviemov, che aveva già fatto questa esperienza a Bangkok- lo scambio culturale può essere un dono, ma devi sempre evitare di offendere sensibilità diverse. Qualche volta dopo aver provato la grande differenza tra Oriente ed Occidente, si torna a casa in crisi. Comunque viaggiare fa bene e farlo con il cinema ancora di più. In contesti culturali diversi dal nostro, hai modo di riflettere sul linguaggio, sul nostro prima di tutto”.

Fiore
di Claudio Giovannesi, Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti, Indivisibili di De Angelis o Perfetti sconosciuti (molto applaudito nella serata inaugurale) sono tra i titoli che gli spettatori votano, al termine di ogni proiezione, per un premio del pubblico che sarà assegnato domani, dopo la proiezione di Vangelo di Pippo Delbono. Il registaattore oggi è stato invece protagonista di una masterclass nella Cinemateca, accanto a due autori di casa, Seymour Sanchez e Ian Simbulan, nella quale ha spiegato la sua visione del cinema: “Non vedo i miei film come un viaggio intellettuale, ma come una coreografia. Sono stato molto influenzato dalla danza orientale, per esempio – ha raccontato Delbono – Devi sempre cogliere un mistero del mondo, che ad occhio nudo non riusciresti a vedere. Ma il cinema riesce a farlo. Con Vangelo, sono riuscito a mettere tra i migranti una piccola camera, un terzo occhio che osservava me e i rifugiati. Per me il cinema è cogliere momenti unici. E cercare nuovi punti di vista, questo dà al nostro lavoro un forte senso politico”. Delbono prima di partire andrà a trovare Don Carlo Bittante, il frate canossiano che da dieci anni lavora a Tondo. E’ stato lui in questi giorni ad accogliere la delegazione che comprende oltre ad Ivan Silvestrini anche Blu Yoshimi, protagonista di Piuma, Valentina Romani per Un bacio, e il coproduttore Daniele Orazi che ha presentato in sala La ragazza del mondo. Tondo è uno dei quartieri di Manila, dove anche tanti filippini non hanno mai messo piede. Si deve superare lo choc di scoprire cosa c’è dietro la scritta in fil di ferro Happyland che ci accoglie. Un mondo di invisibili, 120mila persone ammassate in 2 chilometri quadrati di rifiuti, le Smokey Mountains, gigantesca discarica a cielo aperto sulla quale vivono fisicamente e sulla quale basano la loro economia di sopravvivenza. Uno di quei posti nei quali si ammutolisce e dove il cinema sembra un lusso lontano, mentre cammini sulle assi che coprono il liquame e guardi i bambini, la cui nascita spesso non è neanche registrata, le donne che cucinano sui fornelletti, le bancarelle improvvisate in vicoli strettissimi dall’odore insopportabile. Poi esci e loro restano li, fino al prossimo temporale, fino al prossimo tifone, che allagherà tutto seminando morte o fino al prossimo raid governativo che tenterà di cacciarli. Andrea Bosca, dopo essere passato di qui, ha firmato il cortometraggio A Tutto Tondo. Domani ci tornerà Pippo Delbono.

E pensi che forse il cinema, quel lusso lontano, qualcosa la può dire.

Miriam Mauti
15 Novembre 2016

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