Tre uomini in fuga dall’ospizio

Aldo Giovanni e Giacomo, il trio dalla comicità surreale, festeggiano ì 25 anni di carriera tra teatro, cinema e televisione con il loro decimo film Fuga da Reuma Park, distribuito da Medusa


Venticinque anni di carriera tra teatro, cinema e televisione che il trio comico Aldo Giovanni e Giacomo festeggia con il suo decimo film Fuga da Reuma Park, dal 15 dicembre distribuito da Medusa. L’ultimo Il ricco, il povero e il maggiordomo risale a due Natali fa e aveva superato la soglia dei 13 milioni.
Questa volta tornano in scena quei personaggi anziani, un po’ misantropi e cattivi, che il trio ha proposto sul palcoscenico e nei programmi tv e che hanno gli stessi nomi di battesimo. Aldo, Giovanni e Giacomo, attori comici ormai in pensione, la vigilia di Natale si ritrovano dopo vent’anni reclusi nella casa di riposo allestita in un luna park funzionante e a disposizione degli ospiti.
I tre protagonisti sono sorvegliati a vista da Ludmilla (Silvana Fallisi) una terribile e mastodontica infermiera russa. Quasi impossibile andarsene da Reuma Park perché i cecchini sono pronti a spararti.
Aldo, dopo un lungo e noioso tragitto dalla Sicilia, viene scaricato  in quel luogo di pena dai due figli Salvatore (Ficarra) e Valentino (Picone). Giacomo trascorre le su giornate in sedia a rotelle, attaccato a una flebo di Barbera e lanciando petardi; Giovanni, a tratti smemorato, parla con i piccioni e i pesciolini rossi. I tre una volta di nuovo insieme, ricordando gli spettacoli che li hanno portati al successo, decidono di tentare la fuga, la notte di Natale, da quella Milano invernale e grigia dove vivono (per fortuna c’è il Duomo con la sua Madonnina). Con la piccola barca di Giovanni i nostro tre eroi solcano i Navigli verso una meta precisa: Rio de Janeiro. Con loro, un’inedita Ludmilla.

Come sempre comicità surreale, senza alcun aggancio con la realtà politica e sociale, che si esprime meglio con i tempi del teatro o della televisione. E la trama esile del film si arricchisce di inserti dei loro precedenti spettacoli – Pdor figlio di Kmer – nonché di tipi famosi della loro ricca galleria comica come Tafazzi, gli Svizzeri, Nico e i sardi. “La nostra comicità e i nostri personaggi sono spesso definiti stralunati, paradossali”, spiegano A.G.&G. che di recente hanno raccontato la loro storia artistica nel libro “Tre uomini e una vita” a cura di Michele Brambilla, uscito a inizio novembre.
“Ho sempre amato raccontare di vecchietti che, alla fine, diventano sempre più un po’ come bambini – afferma Giacomo – Il segreto della nostra lunga intesa artistica? Abbiamo litigato tante volte, ma abbiamo sempre avuto la sensatezza di fare un passo indietro e pensare che l’altro potesse avere ragione”. Per Aldo il segreto è stato “cercare insieme delle storie e, dopo tanti anni, avere un profondo rispetto gli uni degli altri”. “Come trio non siamo mai cambiati – aggiunge Giovanni – Siamo forse tornati un po’ all’esordio e a una comicità anche molto basica”.

Da segnalare la performance finale canora di Giovanni, accompagnato nel ritornello dagli altri due, con un brano a ritmo di samba scritto da Mauro Pagani, autore della colonna sonora del film.

ssr
13 Dicembre 2016

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