‘The Party’, commedia nera sull’Inghilterra allo sbando

Sally Potter porta alla Berlinale The Party, una raffinata commedia nera con sottotesto politico


BERLINO – Sally Potter porta alla Berlinale The Party, una commedia nera brevissima  che colpisce allo stomaco con colpi di scena ben assestati e una satira nemmeno troppo velata di un’Inghilterra allo sbando. Il genere è quello ormai consolidato della ‘cena che va in rovina’ (stile Carnage, Cena tra amici, Perfetti sconosciuti, o anche The Dinner, presente proprio qui a Berlino), ma conta il sottotesto dichiaratamente politico – a partire dal titolo, che può essere tradotto tanto ‘la festa’ quanto ‘Il partito’ – tanto che in conferenza la regista ha parlato molto della situazione del suo paese e della Brexit: “La scelta di utilizzare la canzone Jerusalem senza le parole – ha detto – è stata assolutamente una dichiarazione politica! E’ uno sguardo attento e amorevole sulla condizione attuale della Gran Bretagna. Ho iniziato a pensare al film nel momento in cui stavano per tenersi le ultime elezioni e in cui c’era la sinistra che provava a mascherarsi in modo centrista. La storia parla della verità e si chiede se è possibile chiedere la verità nella politica quando non la si ottiene nemmeno nel mondo reale. Le cose iniziano ad andare male proprio quando le persone iniziano ad avere dei problemi nel dire la verità, perdendo contatto con i propri principi, e la politica è ovunque… Eravamo sul set quando c’è stato il referendum e quando si sono saputi i risultati molti della crew si sono messi a piangere!”

Girato in un potente bianco e nero, il film si avvale della fotografia di Alexei Rodionov e della tradizione della scuola russa. “Ho deciso molto presto di girare in bianco e nero – dice Potter – perché è un colore molto emozionale e non lascia spazio a distrazioni. Molti dei miei film preferiti sono in bianco e nero perché ti spingono a vedere le cose non in modo reale ma astratto. Avevo già avuto il piacere di lavorare con Alexei ai tempi di Orlando e l’ho scelto perché non ha quasi mai uno sguardo solamente estetico. Si concentra su volti in maniera tale da tirargli fuori il valore drammatico della scena. Non ho mai pensato che la sceneggiatura potesse adattarsi al teatro perché volevo che la storia fosse vista attraverso una lente. I direttori della fotografia russi hanno un grande talento nello scolpire con la luce e rifiutano la componente glamour dell’immagine. Lo spettatore deve concentrarsi su quello che è importante e non deve perdere tempo con quello che non è necessario. E’ esattamente il contrario di quello che succede con i film da milioni di dollari pieni di effetti speciali, dove hai l’impressione che ci sia sempre troppo accumulo”.

Nel cast ci sono tanti grandi attori: Kristin Scott Thomas, Bruno Ganz, Cillian Murphy, Patricia Clarkson. “Trovarmi davanti ad un gruppo di attori così bravi significa che devi solo amare e rispettare quello che fanno – dice ancora Potter – Bisogna stuzzicare il loro talento in maniera tale che vada nella direzione in cui vuoi che vada ma anche cercare di capire dove vogliono andare loro. Essenzialmente, è solo una collaborazione tra persone meravigliose e professionisti generosi. Il cast aveva una grande componente di internazionalismo e questo va in direzione contraria rispetto a dove sta andando la nazione! La complessità è una buona cosa” In chiusura, la regista prova a spiegare chi l’ha ispirata per il personaggio della donna misteriosa che porta tutti i personaggi a rinfacciarsi la propria ipocrisia: “Alla fine Marianne è in ognuno dei personaggi e in ognuno di noi. Ho scelto deliberatamente di non darle un volto specifico”.  

Andrea Guglielmino
13 Febbraio 2017

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