Strane straniere, migrazioni a lieto fine

Ha un'uscita mirata, in occasione dell'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, Strane straniere, il secondo documentario di Elisa Amoruso, vincitore del Premio Afrodite 2017


Ha un’uscita mirata, in occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, Strane straniere, il secondo documentario di Elisa Amoruso, apprezzato all’ultima Festa di Roma nella sezione Alice nella Città – Kino Panorama Italia (leggi il nostro articolo) e vincitore ora del Premio Afrodite 2017 come miglior documentario, che sarà consegnato l’8 marzo al cinema Barberini di Roma alle 20,30, “per la capacità di raccontare come le donne sono capaci di ricostruire comunque la propria identità oltre l’emigrazione, il dolore, le delusioni, la fatica di un vivere che non meritava il loro piccolo grande coraggio”. 

Sono donne e sono migranti Ana e Ljuba, Radi, Sihem, Fenxia detta “Sonia”, le protagoniste di questo documentario a più voci che la regista ha costruito a partire da un progetto dell’antropologa Maria Antonietta Mariani, “in quel lavoro – dice – ho cercato uno sguardo che smuovesse stereotipi ed emozioni, volevo restituire immagini di migrazione inattese e lontane da quelle usuali, raccogliere storie di donne immigrate imprenditrici ed intrecciarle”. Arrivate in Italia da diversi paesi, in periodi diversi e con bagagli culturali diversi, per i motivi più vari, dall’amore alla curiosità, tutte erano riuscite a dare vita a un sogno. Raccontate in un progetto fotografico che comprendeva 15 ritratti femminili, hanno ispirato la possibilità di mostrare le loro storie anche in un film che ne segue i percorsi esistenziali. 

“Storie come queste ce ne sono tante – spiega Elisa Amoruso, già autrice del sorprendente Fuoristrada – ma non erano mai state raccontate. Siamo abituati a guardare le migrazioni solo dal lato faticoso, non pensando a quello che succede dopo. Spiare queste donne nelle loro vite reali è diventata la cifra stilistica e di contenuto del film che non è un documentario classico. Volevo raccontare le loro storie in modo più intimo, non come interviste frontali”. E tra i suoi modelli cita Rosetta dei Dardenne e Indivisibili.E ancora: “La diversità e l’emarginazione sono temi che mi appartengono e negli ultimi lavori l’esperienza mi ha portato a cercare un nuovo punto di vista”. 

Ecco dunque Sonia, che gestisce con successo e piglio manageriale un ristorante cinese molto frequentato, soprattutto da gente di spettacolo, nei pressi di Piazza Vittorio. Ma il film ce la mostra anche nelle sue traversie matrimoniali che l’hanno portata sull’orlo del divorzio (e ora che si è riconciliata dice: “non fate vedere questo film a mio marito”). La tunisina Sihem vive ad Aprilia, gestisce una casa famiglia per anziani e si occupa di volontariato con il banco alimentare rivolto ai suoi connazionali ma anche a italiani indigenti. Dopo un doloroso divorzio ha una nuova relazione con Ciro. La serba Ljuba e la croata Ana sono diventate amiche a prima vista, hanno schivato con naturalezza i conflitti che dividevano i rispettivi popoli e gestiscono una galleria d’arte nel quartiere Monti. La bulgara Radi, Infine, ha realizzato il suo sogno di fare un mestiere da uomo: è pescatrice e ha aperto una cooperativa di donne che confezionano salse a base di pesce, presto avranno anche una barca tutta loro. Si è lasciata alle spalle un rapporto di coppia sbagliato e limitante. Perché spesso l’altra faccia dell’indipendenza è la solitudine, scelta o subita.

Stamattina le protagoniste – assente solo Radi che vive a Carrara – hanno raccontato quanto il film abbia contribuito a cambiare la percezione degli altri: a far capire che le straniere non sono uno spauracchio. Ma non tutto è rose e fiori: “Come la mettiamo con la cittadinanza dei figli? E’ ora di affrontare seriamente il problema”, dicono Ana e Ljuba, entrambe sposate a uomini italiani. 

“L’imprenditoria dei migranti – spiega Maria Antonietta Mariani – è un fenomeno diffuso, anche se io non ho lavorato su dati statistici, ma con l’intento di unire arte e antropologia, quindi di raccogliere delle storie perché l’arte ci permette di vedere cose che altrimenti non riusciamo a vedere”. E su un’altra protagonista di queste vicende di migrazione a lieto fine, la tunisina Aida Ben Jannet, titolare dell’Autoricambi Aida SAS alle porte di Roma, Mariani sta preparando un film.

Prodotto da Matrioska e Rai Cinema, in associazione con Tangram, Strane straniere è distribuito da Luce Cinecittà

Cristiana Paternò
02 Marzo 2017

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