Le tremila notti di Layal, madre palestinese

L’anteprima a Roma del film 3000 Nights della regista palestinese Mai Masri al Teatro Palladium-Università Roma Tre è stata all’ultimo momento cancellata senza motivazioni e poi rinviata al 6 aprile


L’anteprima a Roma del film 3000 Nights della regista palestinese Mai Masri annunciata per domani 15 marzo al Teatro Palladium-Università Roma Tre è stata all’ultimo momento cancellata e poi rinviata, dopo una trattativa, al 6 aprile, a cui farà seguito una tavola rotonda con la partecipazione della regista e di critici cinematografici sulla filmografia palestinese. Sorpreso Vincenzo Vita, presidente dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico-AAMOD, che ha organizzato l’evento, sottolineando che l’inaspettato posticipo non è stato motivato dall’Università Roma Tre e si chiede se quanto accaduto non si colleghi con la cancellazione di altre recenti iniziative vicine alla causa palestinese: la conferenza in Campidoglio “Gaza, rompiamo l’assedio” e una rassegna di documentari al Nuovo Cinema Aquila. L’AAMOD ha deciso comunque di spostare la proiezione del film domani presso la Sala Zavattini della Fondazione con tre repliche -ore 16, 18, 21 – accompagnate da un incontro con la regista alle ore 20.                                                                                  
3000 Nights, selezionato per rappresentare la Palestina ai Golden Globes e la Giordania agli Oscar, racconta la storia di Layal, una giovane insegnante palestinese da poco sposa che viene arrestata, ingiustamente accusata e condannata a 8 anni di carcere. Trasferita in un carcere femminile israeliano di massima sicurezza, la donna affronta un mondo terribile dove le prigioniere politiche palestinesi vivono insieme alle detenute comuni israeliane.
Quando Layal scopre di essere incinta, il marito si dichiara contrario a una maternità in carcere e le confessa la sua intenzione di andare in Canada. Nel contempo la direttrice del carcere la spinge ad abortire e a spiare le detenute palestinesi. Ma Layal resiliente e ancora in catene, dà alla luce un bambino. Intanto le condizioni in carcere vanno peggiorando e le prigioniere palestinesi decidono di fare uno sciopero della fame. La direttrice del carcere mette in guardia Layal dall’aderire alla ribellione e minaccia di portarle via il figlio.
Layal è terrorizzata dall’idea di perdere il figlio ma in un momento di grande sincerità è costretta a fare una scelta che cambierà per sempre la sua vita.

3mila notti sono quelle che la protagonista dovrà trascorrere da reclusa, ma è anche un titolo che ha una dimensione poetica perché richiama Shahrazad e le sue novelle in ‘Le mille e una notte’, anche lei in fondo sopravvive e resiste come Layal, spiega la regista Masri.
“3000 notti, girato in un carcere dismesso della Giordania, si ispira alle storie vere dei bambini nati dietro le sbarre e delle giovani donne che in questo luogo raggiungono la maggiore età. Attualmente sono circa 7mila i palestinesi in carcere, e circa 800mila hanno conosciuto le prigioni – spiega l’autrice – Il film esplora il significato della maternità, dell’amore e del tradimento, concentrandosi sulla fantasia, la creatività, la solidarietà delle donne detenute che consentono loro di sopravvivere e sopportare la carcerazione. La prigione è del resto una metafora della condizione del popolo palestinese”.

Masri afferma di aver convissuto così tanto tempo con questa storia che si sente di essere stata in carcere con queste donne, di avere visto gli stessi muri e sentito gli stessi suoni. “Sono stata attratta da questa vicenda perché mi ha permesso di esplorare le complesse relazioni che si svolgono nell’intimità di uno spazio ristretto e nascosto di un mondo femminile e di andare oltre il rapporto del conflitto nel regno dei legami imprevisti che possono nascere tra donne prigioniere in guerra”.

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