Isabella Ferrari torna a teatro con Valerio Binasco

Al Festival del cinema europeo, ritirando l’Ulivo d’oro, l'attrice traccia un bilancio della sua carriera. Nessuna accademia d’arte drammatica, la scuola è stata i registi con i quali ha lavorato


LECCE. Non si sbilancia sui progetti futuri: teatro da ottobre con Valerio Binasco – “un artista che mi ha insegnato tantissimo” – e due film importanti. Al Festival del cinema europeo,che gli dedica una mostra fotografica e l’Ulivo d’oro, Isabella Ferrari traccia un sincero bilancio della sua carriera ricca di quasi 60 titoli, da Sapore di mare (1983) di Carlo Vanzina a Uno per tutti (2015) di Mimmo Calopresti.
La molla che l’ha portata al cinema? La sua intraprendenza. “Sono nata da una famiglia di contadini in un paese in provincia di Piacenza e a 15 anni volevo arrivare da qualche parte. Così sono andata a Roma a fare qualche provino, accompagnata da mia madre. E a 19 anni è arrivato il debutto con i fratelli Vanzina”.

Nessuna accademia d’arte drammatica, la scuola è stata i tanti registi con i quali ha lavorato: Dino Risi, Giordana, Giacomo Battiato, Grimaldi, Mazzacurati, De Maria. “Mi fido molto del loro sguardo, del loro cuore. “Ricordo che sul set di Romanzo di un giovane povero (Coppa Volpi come Migliore attrice non protagonista nel 1995, ndr.) Scola mi aiutò a interpretare il monologo della donna che difende il suo fidanzato davanti al magistrato (André Dussollier). ‘Come si chiama tua madre?’ mi domandò Scola, ‘Maria Videtti’ risposi. ‘D’ora in poi sei Videtti, pensa a lei, stai dentro la figura di tua madre’ aggiunse”.
Isabella non ama fare i provini, le vengono male come quello con Giuseppe Tornatore, episodio già citato in altre occasioni che ha lasciato forse il segno. Preferirebbe ottenere il ruolo come è accaduto con Ferzan Ozpetek per il drammatico Un giorno perfetto. “Avevo interpretato un piccolo ruolo in Saturno contro e sapevo di questo nuovo progetto di Ferzan, tratto dal romanzo di Melania Mazzucco. Ho letto subito il libro e ho cominciato a mandargli  degli sms. E’ stata una lunga trattativa ma alla fine mi sono imposta nel suo immaginario”.
E’ stata poi il commissario Giovanna Scalise nella serie tv Distretto di polizia (2000/2005), “un vero laboratorio artistico, ma ho cercato di non rimanere intrappolata nel personaggio e subito dopo sono tornata al cinema con Amatemi, diretta da Renato, nei panni di una donna lasciata dal marito che incontra diversi uomini, un film che è una lettera d’amore”.

Valeria Golino è una sua grande amica, “una sorella che ho conosciuto al Festival di Torino all’inizio della nostra carriera: io un po’ borghese, lei un po’ hippy abbiamo condiviso la stessa stanza, scambiandoci i vestiti. Mi piacerebbe lavorare con lei regista”. Del resto le sue migliori amiche sono attrici, come Monica Bellucci con la quale ha vissuto per un periodo nella stessa casa. “Mi piace stare e frequentare il mio ambiente di lavoro”.
Non ama rivedersi nei film; sul set non chiede lo specchio, il monitor, non controlla le nuove rughe. “So che sono un’attrice 50enne e che non posso andare bene per tutti i ruoli. Interpreterò più spesso la parte di madre, è già accaduto tempo fa, sono preparata”.
Negli ultimi due anni ha preferito non lavorare. “Mi sono presa del tempo per me, per i figli che crescono. Fanno bene questi periodi a casa, lontani dal set o senza tournée in giro per l’Italia”. 

Lecce 2017

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