Una taranta per l’integrazione

Il secondo film di Salvatore Allocca è stato presentato al Bifest e uscirà il 24 agosto con Draka Distribution


BARI. Tre musicisti salentini in cerca del successo e due ragazzi tunisini in cerca di una nuova vita: a unirli è Taranta on the road, opera seconda di Salvatore Allocca presentata al Bifest e in arrivo in sala con la neonata Draka Distribution il 24 agosto. All’indomani della Primavera Araba del 2011, Amira, una donna in fuga da una famiglia conservatrice e integralista, è alla ricerca della sua indipendenza e spera di trovarla in Francia. Tarek è un uomo che vuole lasciarsi il passato alle spalle e cominciare una nuova vita a Londra
Sono due immigrati tunisini, appena sbarcati nel sud Italia via mare. Non si conoscono e non hanno nulla in comune. Tuttavia, il destino non solo ha deciso di farli incontrare appena giunti in Italia ma li ha anche messi davanti ad una scelta: fingere o meno di essere una coppia sposata in attesa di un figlio, agli occhi di una band musicale in declino, composta da Giovanni, Luca e Matteo.
I tre musicisti di pizzica salentina e impegnati in un improbabile tour nel sud Italia, decidono di accompagnare i due tunisini in Francia, dove ritengono siano entrambi diretti, per un gesto di umanità e altruismo verso i due giovani. Questo bizzarro gruppo di musicisti e profughi si troverà così catapultato in un viaggio dove tutti saranno costretti a riconsiderare sé stessi e le proprie scelte di vita.

“L’idea mi venne nel 2011-2012 – ha raccontato il regista – quando ci fu un grande afflusso di persone dal Nord Africa che, in seguito alle primavere arabe, cercavano realizzazione all’estero. Mi sono sentito molto vicino a loro: erano miei coetanei e anch’io volevo andarmene dall’Italia per cercare futuro migliore”. E questa fuga musicale per l’integrazione è portata sullo schermo grazie a Nabiha Akkari, Helmi Dridi, Alessio Vassallo, Giandomenico Cupaiuolo ed Emmanuele Aita, che danno vita a un road movie che unisce ritmo, politica e amicizia con un tono da dramedy, alla cui sceneggiatura ha contribuito anche Amara Lakhous, autore algerino di Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio.

“Il film ha come tema portante il conflitto che talvolta si genera tra il bisogno di realizzare le proprie ambizioni personali e la necessità di vivere con pienezza la vita, anche quando questi traguardi non sono stati (ancora) raggiunti. Un conflitto tra due aspetti fondamentali dell’esistenza umana che porta spesso a dimenticare quanto è importante saper vivere la propria vita fino in fondo, sempre e comunque – spiega Allocca – Come, appunto, accade ai protagonisti del film: da una parte Amira e Tarek, due tunisini, che, abbandonata la propria famiglia e la propria casa per inseguire in clandestinità il difficile obiettivo di emancipazione e realizzazione personale, sono incapaci però di seguire i propri sentimenti e aprirsi all’amore. Dall’altra Giovanni, Luca e Matteo, tre italiani alla soglia dei quarant’anni che, appartenenti ad una band spiantata e in attesa di un successo che non è mai arrivato, si sono dimenticati di assaporare appieno la loro vita”.

“Uno degli scopi del film – continua Allocca – è far notare che le differenze tra noi e i migranti, che spesso vengono visti con paura, sono labilissime, anzi inesistenti. Tutti piangiamo e ridiamo, hanno problemi come i nostri. Lo scambio culturale non può che arricchire tutti. Il film che non fornisce soluzioni pronte e valide per l’uso, non mostra rimedi miracolistici contro la crisi esistenziale e di valori che attraversa i nostri tempi, ma vuole provare a spiegare che solo mettendosi davvero in gioco, con coraggio, semplicità e fiducia negli altri, la vita può riservare delle piacevoli sorprese fino a qualche istante prima impensabili”.
Girato tra Puglia e Basilicata anche se si sposta su tutto lo stivale, Taranta on the road è un road movie low budget, motivo per cui il confine di Ventimiglia è stato girato in realtà a Maratea.

“Fare un film indipendente italiano con due attori che parlano arabo e sono sottotitolati è un suicidio – commenta Akkari – e puntare sul dramedy è un altro suicidio. In pochi hanno questo coraggio, ma è con progetti così che possiamo cambiare le cose”. L’attrice francotunisina, che a Cannes è tra i protagonisti di Happy End di Michael Haneke, spiega di essersi “subito integrata nella cultura cinematografica italiana, ho sempre sentito tanto amore e accoglienza”.
Nel film interpreta una donna “che fugge dal disagio. Lei vive in un periodo di crisi – aggiunge – in seguito alla primavera araba deve scappare dalla Tunisia, ma il discorso è molto più universale. In tutto il mondo la donna è considerata il sesso debole e ha meno diritti, ed è molto strano perché io mi sento forte”.

Michela Greco
23 Aprile 2017

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