Guardiani della Galassia Vol. 2: Il secondo album è sempre il più difficile

In parallelo arriverà anche l’immancabile colonna sonora “Guardians of the Galaxy vol.2 - the awesome mix vol. 2”, nei negozi digitali dal 21 aprile e in quelli tradizionali dal 28


In musica capita spesso che il Vol. 2 di un album di grande successo sia realizzato con tutte le canzoni che non hanno trovato spazio sul primo. Nessuna band lo ammetterebbe mai, ma si tratta di scarti. Il sound è lo stesso, magari coadiuvato da una produzione curatissima, ma la qualità compositiva è sempre un po’ inferiore. In Guardiani della Galassia Vol. 2 – che come il primo episodio, uscito tre anni fa, sul parallelismo con la musica pop ci va a braccetto – capita un po’ la stessa cosa. Del resto, come cantava Caparezza facendosi beffe del luogo comune, “Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”.

C’è da dire, di partenza, che la ricetta del piatto principale era veramente molto buona: relativamente autonomo rispetto al resto del Marvel Universe Cinematografico, senza l’ansia di doversi intersecare necessariamente con i fratelli maggiori,  il film ci aveva stupiti per il suo brio, la sua scorrevolezza, il suo equilibrio tra umorismo e avventura, l’atmosfera più da space-opera che da cinecomic tradizionale e naturalmente la già citata colonna sonora, composta da classici degli anni settanta e ottanta. Tutti elementi che, intendiamoci, restano stabili anche nel secondo episodio, insieme a un impianto narrativo tutto sommato solido che permette al divertimento di tenere fino alla fine. Tutto però è più gonfio, più esagerato, più estremizzato, tanto che in alcuni tratti risulta un po’ stucchevole,  soffocando il film soprattutto nella prima parte che stenta a decollare a causa di certe lungaggini e soprattutto di un tono costantemente sopra le righe, con sovrabbondanza di gag e battute – alcune, tra l’altro, anche divertenti, come la presa in giro del villain Taserface da parte di Rocket Raccoon –  che non disdegnano nemmeno la deriva demenziale e scatologica. Il regista James Gunn, del resto, ha un passato da cineasta Troma (Tromeo & Juliet, Terror Firmer) e lo spirito ‘trash’ se lo porta dietro sin da queste esperienze e non è certo la Marvel a frenarlo, dato che pupù e pipì fanno sembre breccia nel cuore dei più piccoli.

Non che ci dispiaccia, in un’epoca in cui i film tratti da fumetti sembrano spesso uno la fotocopia dell’altro, che si veda un po’ la vena del regista, ma un po’ più di bilanciamento avrebbe certamente giovato alla resa generale, considerato anche che per buona parte del minutaggio (il film è oggettivamente molto lungo: 137 minuti) non si capisce esattamente chi sia il villain, quale sia la quest e dove la trama voglia andare a parare. Diciamo che tra il primo Guardiani e questo si individua lo stesso rapporto che c’era tra il primo Pirati dei Caraibi e il secondo: la pasta è la stessa, ma ce n’è un po’ meno, e la si gonfia per renderla appetibile. Ma non si fraintenda. Come dicevamo, il materiale di partenza era comunque di buona fattura e dunque questi ‘avanzi’ (e chissà che volerne sottolineare la natura non sia una cifra stilistica) risultano comunque abbastanza gustosi, presentando anche dei buoni momenti: una sequenza d’apertura molto divertente e incentrata su mini Groot, nuovo personaggio che nasce dalle ceneri del Groot originale diventando, da eroe a tutto tondo che era, una irresistibile mascotte che contribuirà a vendere tantissime action-figure. Alcune trovate di concept sono sorprendenti (le astronavi nemiche con comando a distanza, con i piloti impegnati in una grande sala che sembra una Arcade Alley degli anni ’80), e il  finale si riprende parecchio con tocchi epici e commoventi e un paio di citazioni raffinate (soprattutto per i lettori di fumetti) nelle ben sei scene extra durante i titoli di coda.

New entry Kurt Russell, che personifica Ego, il pianeta vivente, un villain bizzarro che nei comics è solo un grosso asteroide con una brutta faccia, e viene qui in qualche modo ‘fuso’ con un altro personaggio, di cui non riveliamo l’identità per evitare temutissimi spoiler. Basti sapere che uno dei temi principali del film è la ricerca delle origini, e la fanno dunque da padrone concetti come la famiglia – che, dopotutto, i Guardiani questo sono, la più sgangherata famiglia dello Spazio, ma sempre unita quando c’è bisogno di fare squadra – e il senso di appartenenza. A proposito della colonna sonora, Gunn la definisce “più sofisticata rispetto a quella del primo film, con brani che spaziano tra molteplici generi”.

E aggiunge: “Alcune scelte sono leggermente più eclettiche altre sono un po’ più famose, ma abbiamo un fantastico gruppo di canzoni. Come per il primo film, ho inserito tutte le canzoni nella sceneggiatura. Fanno parte della narrazione. Ogni canzone è strettamente legata alla scena in cui è inserita”. Il disco (intitolato “Guardians of the Galaxy vol.2 – the awesome mix vol. 2”) sarà nei negozi digitali dal 21 aprile e in quelli tradizionali dal 28 aprile. Il film invece è in sala dal 25, con il cast originale (Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Michael Rooker, Karen Gillan, Sean Gun) a  cui si aggiungono, oltre al già citato Kurt Russell, Pom Klementieff, Elizabeth Debicki, Chris Sullivan, Tommy Flanagan, Laura Haddock e Sylvester Stallone in uno dei cameo più emozionanti della pellicola. In definitiva tutto bene, magari non benissimo, ma del resto poter dire “era meglio il primo” fa parte del piacere dell’ascolto di ogni ‘Vol. 2’ che si rispetti.

Andrea Guglielmino
24 Aprile 2017

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