Il poeta bidello ai concerti di Eugenio Bennato

Urli e risvegli, il documentario diretto da Nicola Ragone e presentato al Bif&st, è il ritratto del poeta lucano ex alcolista Carmine Donnola bidello in una scuola media di un paesino della Basilicata


BARI. E’ in quella terra narrata e descritta da Rocco Scotellaro e da Carlo Levi che vive il poeta lucano ex alcolista Carmine Donnola, un uomo di 60 anni, silenzioso e dalla lunga barba non curata, bidello in una scuola media di un paese sperduto della Basilicata. Sua è la voce d’attore – avrebbe voluto diventarlo – con la quale interpreta, grida, sussurra le sue poesie che a volte accompagnano i concerti di Eugenio Bennato.
A raccontarcelo è il documentario di Nicola Ragone Urli e risvegli, presentato come Evento speciale al Bif&st, prodotto da Ivan Brienza, in collaborazione con la Lucana Film Commission, e che prende il titolo dall’omonima poesia di Donnola.

“Molti mi hanno detto che non si dice urli ma urla. Io ho voluto dire urli perché gli urli sono tanti, tanti, tanti. Sono le urla della povera gente, dei disoccupati, dei disperati, degli emarginati, di chi non ha più niente. Ci sono anche le mie urla, le urla del passato e nei risvegli c’è il mio riscatto”, confida il poeta lucano al microfono di una radio locale nel documentario.
Si considera un seminatore di poesie, molte nate in quella cantina dove gli fanno festa i compaesani di Grassano, con lui che brinda bevendo solo acqua dopo aver avuto problemi di alcolismo, superati anche grazie alla poesia. “Ora sono diventato più riflessivo, più maturo, più sofferente”, dice.

Scrive spesso i suoi versi su tovaglioli, su pezzi di carta volanti che poi regala agli amici o a chi incontra, come regala la poesia che declama nella piazza del paese vicino che l’ha chiamato per festeggiare un evento. “Un uomo proveniente da una regione geografica senza possibilità, colpevole di essere nato in una terra arida e nascosta, dal quale non è riuscito a fuggire – spiega il regista – Ma forse è stato meglio così, perché nella libertà, Carmine è riuscito a trovare la sua vera forma di espressione. Una poesia che ricorda forse l’espressionismo di Rebora, così violenta, così urlata, oppure gli scorci del ‘maledetto’ Campana”.

Insomma Carmine è un uomo in conflitto con la modernità, un uomo solo in cammino nel paesaggio suggestivo di albe e tramonti lucani. “Un uomo che soffre per gli altri, un animo gentile”, così lo descrive con affetto l’amico che in fondo è anche un po’ l’editore della sua poesia grazie a quelle bottiglie di buon vino locale che per etichette hanno proprio i suoi versi. Le poesie, non a caso, di un ex alcolista.

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