Dario Argento: ho imparato tutto da Sergio Leone

“Da Sergio Leone capii cos’è il cinema, scoprii la tecnica, le possibilità della macchina da presa". Teatro Petruzzelli pieno di giovani e tante le domande di fan alla master class del regista


BARI. Teatro Petruzzelli pieno di giovani e tante le domande di fan e estimatori esperti alla master class di Dario Argento, condotta dal critico Maurizio De Rienzo subito dopo la proiezione di Suspiria, e stasera il regista riceverà il Federico Fellini Platinum Award. Tra i suoi progetti, da tempo noti, c’è la serie tv, in 12 episodi – Argento ne dirigerà due – tratta da “Suspiria de Profundis”, romanzo di Thomas De Quincey ambientato nella Londra del 1840, prodotta da Cattleya e che sarà pronta tra un anno.
Fermo per contrasti tra i produttori canadesi, tedeschi e altri il film The Sandman, protagonista la rockstar Iggy Pop, e tratto dall’omonimo romanzo di E.T.A. Hoffmann.Il maestro dell’horror  ha infine evitato di essere coinvolto, anche solo visitando il set, nel remake di Suspiria di Luca Guadagnino: “All’inizio nessuno mi ha contattato, poi l’amico Luca si è fatto vivo invitandomi durante le riprese. Ho preferito non andare, ho capito che del mio Suspiria è rimasto solo il titolo”.

E’ stato questo un film molto importante per la sua carriera, soprattutto a livello internazionale, è il suo titolo più famoso all’estero. “In Giappone lo acquistò la Sony che lo proiettò in un piccolo stadio, con un sonoro impressionante. Un grande successo tanto che Profondo rosso venne distribuito con il titolo Suspiria 2.
Sui suoi inizi hanno pesato le professioni dei genitori: padre produttore e infatti la casa era frequentata dalla gente del mondo del cinema; madre fotografa di ritratti femminili, “da lei che illuminava i corpi e i volti di donne bellissime ho imparato a utilizzare le luci”.
La scelta di dedicarsi al giallo e all’horror nasce da ragazzino “quando vidi Il fantasma dell’opera di Arthur Lubin. Mi fece scoprire un mondo di mostri e personaggi cattivi. Poi arrivarono i libri di Edgard Allan Poe, Bram Stoker e capii quante emozioni mi dava il genere fantastico”.

Dopo l’esperienza di critico cinematografico a ‘Paese sera’, spesso in disaccordo con il direttore che gli contestava il suo disamore verso il cinema d’impegno, Argento diventa sceneggiatore e la svolta arriva con C’era una volta il West di cui scrisse lo script insieme al regista e a Bernardo Bertolucci. “Da Sergio Leone capii cos’è il cinema, scoprii la tecnica, le possibilità della macchina da presa. Scrissi così la sceneggiatura de L’uccello dalle piume di cristallo e decisi di debuttare nella regia. Fu un grande successo, anche negli Stati Uniti andò molto bene e quindi proseguii con quella che venne poi chiamata la ‘trilogia degli animali’.

Il rapporto con gli attori ha avuto alti e bassi. Ha lavorato bene con la giovanissima Jennifer Connelly (Phenomena), Jessica Harper (Suspiria) la figlia Asia. Continui litigi fin dal primo ciak invece con Tony Musante sul set di L’uccello dalle piume di cristallo. “Pensava di decidere tutto lui, sapendo che ero un esordiente e quindi non gli stavano mai bene le mie indicazioni. Continui contrasti anche con Cristina Marsillach (Opera) capricciosa fino a costringermi a comunicare con lei solo attraverso il mio aiuto regista, Michele Soavi.
Sulla scelta di attrici mature come Clara Calamai e Alida Valli: “La prima l’ho diretta in Profondo rosso perché volevo una attrice del passato, con una recitazione antica. La seconda la scelsi per Suspiria per il suo ghigno da nazista e fu davvero stupenda, educata, gentile. E soprattutto non beveva a differenza della Calamai”.

A partire dagli anni ’80, Argento è stato molto attivo anche come produttore, lanciando le carriere registiche di Michele Soavi, Lamberto Bava e Sergio Stivaletti. Sulle sue influenze cita: Fritz Lang, l’espressionismo tedesco, Murnau, Dreyer, Bergman, la nouvelle vague, Fellini, Hitchcock “che considero il mio mentore. E Sergio Leone, la cui carriera mi è sembrata simile alla mia, anche lui a lungo snobbato dalla critica che l’ha riscoperto solo alla fine, con C’era una volta in America”.

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