Qualcosa di troppo: se non sei un uomo non conti niente!

Audrey Dana dirige una commedia leggera sulla questione di genere, mettendo al centro se stessa anche come protagonista di questo tema sempre attuale


La querelle donna-uomo ribolle da sempre e in ogni contesto. In quello del cinema recente sembra di particolare interesse: dopo il recentissimo e italianissimo Moglie e marito con Smutniak e Favino, passate poche settimane anche la vicina Francia mette in sala un film dal macro tema comune, così spiegato dalla regista, e interprete, Audrey Dana: “Viviamo in una società piuttosto maschilista, fondata sul fatto che essere un uomo presupponga molti più diritti. Che succederebbe, quindi, se conferissimo questi onnipotenti attributi maschili a una donna?”.

Qualcosa di troppo
è una commedia nata a New York, nella sua fase “onirica”: la regista racconta infatti di un sogno, fatto nel suo periodo americano una ventina di anni fa, un sogno che al tempo le lasciò per qualche giorno la particolare sensazione di non essere più pienamente donna: “Qualche giorno dopo, quelle sensazioni sono svanite, ne ho perduta la memoria fisica, e mi sono sentita di nuovo donna. Quello strano sogno mi è rimasto in testa. Sentivo che poteva avere un significato intrinseco, ma non sapevo quale fosse. Poi, tre anni fa, durante la fase di post-produzione di 11 donne a Parigi, mentre montavo una scena con Marina Hands – che interpreta il ruolo di una madre di famiglia ingenua, che vive nell’abnegazione –  ho pensato che l’idea di un personaggio come il suo, che si fosse svegliato brutalmente con quel ‘coso’ in più, sarebbe stata perfetta per una commedia”.

Qualcosa di troppo
, titolo del film, come racconta la stessa Dana, non è null’altro che il dettaglio fisico che differenzia il maschio dalla femmina, il pene, ma che socialmente permane motivo di ben più marcata discriminazione. La scrittura, fatta insieme ad altre due donne – Maud Ameline e Murielle  Magellan -, assolutamente leggera, ha però comportato una certa attenzione per annullare il rischio dell’imbarbarimento: “Ci sono molti tabù attorno alla sessualità ma io credo che sia possibile fare un film su un argomento come questo anche senza essere volgari. Era questa la sfida quando abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura, spero che siamo riuscite ad aggirare questo scoglio. Due o tre volte sono stata richiamata all’ordine. È vero che avevo voglia di sfatare alcuni miti e di sfidare le convenzioni, ma non era mia intenzione turbare la gente, mettendola a disagio”, cosa che infatti non succede, lasciando il passo prima ad una favola, che poi si s’interrompe… per qualcosa di meno fantasioso, eppur ludico a suo modo.

Questa è la storia di Jeanne (Audrey Dana), e del suo Dentone – il membro maschile -, come lo chiama la protagonista, strumento… di riconciliazione con il genere maschile: “Giocare con lo scambio dei codici maschili e femminili sullo schermo risveglia piacevoli ricordi cinefili. Pensiamo a film come A qualcuno piace caldo, Tootsie, Victor Victoria o Yentl. I personaggi di queste pellicole, con il loro essere fisicamente a metà strada tra il maschile e il femminile, scuotono in modo potente le coscienze, e lo fanno con umorismo e grazia. Peraltro, sono fortemente liberatori e spesso anche divertenti!”.   Audrey Dana, attrice promettente in alcuni film di Claude Lelouche dell’ultimo decennio, con Qualcosa di troppo dirige, e interpreta autodiretta, il suo secondo lungometraggio, dopo il già citato 11 donne a Parigi del 2014. Il film esce l’11 maggio in Italia, distribuito da Adler Entertainment.

Nicole Bianchi
03 Maggio 2017

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