My Italy: cinema e arte contemporanea in chiave di commedia

Dal 18 maggio in sala My Italy di Bruno Colella, un esperimento estemporaneo e un po’ strampalato che cerca di unire con guizzo ironico e divertente cinema e arte contemporanea


Dal 18 maggio in sala My Italy di Bruno Colella, un esperimento estemporaneo e un po’ strampalato che cerca di unire con guizzo ironico e divertente cinema e arte contemporanea, e che vede la partecipazione, a fianco di un nutrito cast di attori (Lina Sastri, Piera Degli Esposti, Serena Grandi, Rocco Papaleo, Nino Frassica, Enzo Graganiello, Alessandro Haber, Sebastiano Somma, Luisa Ranieri e moltissimi altri), anche di artisti come Mark Kostabi, pittore e disegnatore, Krzystzof Berdnarski, scultore, H.H. Lim, pittore e performer, Tohrsten Kirchoff, video-artista e pittore e di Achille Bonito Oliva, critico d’arte.

Lo distribuisce (e produce) Mediterranea Production di Angelo Bassi. “Mi piacciono i contrasti – dice Colella – la comicità è bella se a fianco le scorre qualcosa di elevato che la potenzia e la giustifica. Come la violenza nei film d’azione. L’arte contemporanea è una specie di Luna Park, gli artisti sono persone disturbate come tutti ma invece di finire nella cronaca nera finiscono nelle pagine culturali. Molti guadano all’arte contemporanea con diffidenza, o con soggezione oppure pensando ‘tanto la posso fare anch’io’. Volevo avvicinare il pubblico a questo mondo senza pesantezza”. “Non sono una collezionista né un’esperta – dice Luisa Ranieri – ma ho conosciuto un grandissimo collezionista, Esposito, quando ero piccola. E’ stata una fortuna, ho potuto guardare i quadri di Warhol da vicino. Per il resto vado nei musei e distinguo quello che mi piace e quello che non mi piace a istinto”.

“E’ un film bislacco che esce dall’ordine tradizionale – dice Alessandro Haber – noi attori abbiamo partecipato amichevolmente e sono felicissimo di averlo fatto. Il film stesso è un’opera d’arte, un film di cultura che merita spazio sui giornali e pubblico in sala. A volte bisogna rischiare, senza starsi a fare troppe domande. Personalmente amo l’arte e sono anche un piccolo collezionista”. “Ho notato – scherza Lina Sastri – che i ‘non attori’ sono più bravi, precisi e vanitosi. Sono contenta di aver potuto fare una commedia, di solito mi offrono sempre ruoli drammatici. Essendo stata con Alessandro Kokocinski ho visto nascere molte opere pittoriche che si rifacevano però a un’arte figurativa, per quanto di ricerca. A volte anch’io sono stata sospettosa nei confronti dell’arte contemporanea, mi sembrava pretestuosa, però a volte se un’opera che non conosco con un segno di luce o un bagliore mi comunica qualcosa lo riconosco”. “I film raccontano storie, fanno vedere i viaggi, i paesi, o le persone da dentro – dice Piera Degli Esposti – però spesso lo fanno in maniera noiosa. Questo fino no, non ci si annoia, ci fa divertire. I pittori sono stati i primi a comprendermi, in una carriera sempre sull’orlo della bocciatura. Il primo fu De Chirico, dopo un’opera in cui io interpretavo un maschio mi si avvicinò e mi disse ‘bravissimo’. Ribattei che ero una ragazza, ma lui insistette: ‘bravissimo lo stesso’”. “Doveva essere un film a basso costo – racconta Angelo Bassi – ma man mano si aggiungevano scene, a Cannes, a New York, a Varsavia… alla fine proprio grazie all’amichevole partecipazione degli interpreti ce l’abbiamo fatta”.

Si segnala in particolare un’intensa Serena Grandi nel ruolo di un’attrice sexy decaduta, che affronta con molta consapevolezza e ironia, ricordando anche un po’ il personaggio interpretato ne La Grande Bellezza di Sorrentino. “A cui però non ho pensato, conclude il regista Ho fatto una ricerca tra le attrici del periodo e penso che lei fosse la più adatta”.

Andrea Guglielmino
08 Maggio 2017

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