Questione Netflix: Almodovar vs. Smith (e Sorrentino tace)

Non parla il regista italiano alla conferenza stampa dei giurati che apre il 70mo Festival di Cannes. Vivace invece la discussione sul tema Netflix


CANNES – Non parla Paolo Sorrentino alla conferenza stampa dei giurati che apre il 70° Festival di Cannes. Non concede dichiarazioni nemmeno all’uscita, solo un commento molto breve durante le interviste che precedono l’incontro, in cui dice “speriamo di riuscire a trovare il cinema di domani”. Forse è già concentrato sul seguito di The Young Pope che, è stato annunciato, si intitolerà The New Pope, che prelude, forse, a un’uscita di scena del protagonista Jude Law.

Il presidente Pedro Almodovar invece parla molto, sottolineando innanzitutto quanto si senta fortunato ad essere nel ruolo: “Ho sempre sognato di lavorare con queste persone – dice riferendosi ai suoi compagni di giuria – e dunque sono veramente grato per l’opportunità. Nella prima riunione di ieri già si respirava un clima amichevole. Frequento il Festival dal 1983, come spettatore e poi come regista, e credo che sia la kermesse che per eccellenza dà spazio al cinema d’autore. Spero di sentire le stesse emozioni che sentirono per la prima volta gli spettatori de La dolce vita e di Apocalypse Now, solo per citare due Palme che mi vengono in mente”.

Si torna anche sulla polemica Netflix, a seguito della domanda mirata di una collega. In competizione quest’anno ci sono due film prodotti da Netflix per la piattaforma web e non per le sale, The Meyerowitz Stories dell’americano Noah Baumbach e Okja del sud coreano Bong Joon Ho. “Personalmente – dice Almodovar – io preferisco essere visto ed essere visto in sala, anche se non necessariamente in tutti i paesi del mondo. E penso che sarebbe un paradosso dare la Palma a un film che in sala non può essere visto. La sala è la mia prima preoccupazione e penso che la prima volta che si vede un film lo si debba fare su uno schermo che non sia più piccolo della poltrona dove siamo seduti, per essere rapiti totalmente dalle immagini. Questo non significa che io sia sfavorevole alla tecnologia e ai nuovi mezzi di distribuzione, sono assolutamente a favore, ma semplicemente bisogna stare alle regole stabilite dal Festival, l’unico modo di uscirne è rispettandosi”.

Sulla questione interviene anche l’attore Will Smith, che non si mostra d’accordo con il presidente di giuria: “Ho tre figli e vanno al cinema almeno due volte a settimana. E guardano anche Netflix perché lì possono vedere film che in sala non hanno fatto in tempo a vedere, e magari essendo già online si trovano a mettersi in contatto con altri artisti, in maniera molto più diretta. Questo per dire che una cosa non esclude l’altra. Non sarebbero andati più spesso al cinema, se Netflix non ci fosse stato. Quanto all’essere qui – scherza poi – è meraviglioso guardare tutti i film dei migliori registi del mondo e poter sbattere i pugni sul tavolo gridando ‘Non sono d’accordo’. Sono qui per ragioni totalmente egoistiche: sono qui per imparare – afferma la superstar – Quando mi hanno invitato ero veramente emozionato. Avevo quattordici anni l’ultima volta che ho visto tre film al giorno! Sono davvero tanti e non vedo l’ora di cominciare. Vedrò il primo film alle 8.30 del mattino, tutti i giorni. Sarò a letto in tempo tutte le sere per poi essere concentrato alla mattina. Sono serissimo!”.

Gli altri membri – Jessica Chastain, Gabriel Yared, Park Chan Wook, Maren Ade, Fang Bingbing e Agnès Jaoui – intervengono poco. Chastain riesce a specificare che “non è qui per la moda, ma per il cinema”. Wook che “se non ci fossero stati membri femminili in giuria, sarebbe stato lui a offrire quel tipo di sguardo”. Ma siamo tutti curiosi di vedere come questo piccolo scontro ideologico iniziale tra il regista spagnolo e la star americane possa avere influsso nelle decisioni sui film.

Andrea Guglielmino
17 Maggio 2017

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