Carne y Arena, la realtà di essere migrante

L'intensa esperienza di rivivere un frammento del viaggio di un gruppo di rifugiati che tentano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti. E' quello che succede nei sei minuti di Carne y Ar


CANNES – La realtà virtuale diventa emozione fisica. E’ quello che succede nei sei minuti di Carne y Arena, progetto di Alejandro G. Iñárritu presentato durante il festival di Cannes in cui è ufficialmente incluso. L’installazione in VR, all’interno di un hangar nei pressi dell’aeroporto, è un’esperienza da vivere in solitaria e per pochi eletti (le prenotazioni, per l’intero periodo del festival, sono andate velocemente esaurite) e grazie a un casco con visori in realtà virtuale permette al visitatore di ripercorrere, intensamente e in prima persona, un frammento del viaggio di un gruppo di rifugiati che tentano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti. Realizzato da Iñárritu in collaborazione con il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, Carne Y Arena mette in scena fatti realmente accaduti e permette di  incontrare, nel mondo reale, i personaggi virtuali protagonisti del film, in uno spazio multinarrativo in cui la linea di confine tra soggetto attivo e spettatore passivo viene definitivamente superata. Come afferma Germano Celant, soprintendente artistico della Fondazione Prada che ha coprodotto l’opera: “Con Carne y Arena si dissolve la dualità tra corpo organico e corpo artificiale. Nasce una fusione d’identità, un’unità psicofisica dove, varcando la soglia del virtuale, l’umano sconfina nell’immaginario e viceversa. È una rivoluzione comunicativa in cui il vedere si trasforma in sentire e in condividere fisicamente il cinema: una transizione dallo schermo allo sguardo dell’essere umano, con un’immersione totale dei sensi”.

Un tema molto presente quello dei migranti in questa edizione del festival, che ritroviamo anche, tra gli altri, in Happy End di Michael Haneke, Jupiter’s Moon di Kornel Mundruczo, Djam di Tony Gatlif e Sea Sorrow di Vanessa Redgrave. “Nel corso degli ultimi quattro anni, mentre l’idea di questo progetto si formava nella mia mente, ho avuto il privilegio di incontrare e intervistare molti rifugiati messicani e dell’America centrale. Le loro storie sono rimaste con me e per questo motivo ho invitato alcuni di loro a collaborare al progetto”, rivela il quattro volte premio Oscar Iñárritu. “La mia intenzione era di sperimentare con la tecnologia VR per esplorare la condizione umana e superare la dittatura dell’inquadratura, attraverso la quale le cose possono essere solo osservate, e reclamare lo spazio necessario al visitatore per vivere un’esperienza diretta nei panni degli immigrati, sotto la loro pelle e dentro i loro cuori”.

Dopo la presentazione a Cannes Carne Y Arena, prodotta e sostenuta da Legendary Entertainment e Fondazione Prada, sarà presentata alla Fondazione Prada di Milano dal 7 giugno al 15 gennaio e  in altri musei internazionali.

Carmen Diotaiuti
23 Maggio 2017

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