‘La stoffa dei sogni’ miglior film ai Globi d’oro

Il film di Cabiddu premiato dai giornalisti stranieri. Globo d'oro alla carriera a Dario Argento. Migliori attori Isabella Ragonese per Il padre d'Italia e Renato Carpentieri per La tenerezza


L’uomo che non cambiò la storia di Enrico Caria, prodotto e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, è il Miglior Documentario alla 57ma edizione dei Globi d’oro, assegnati dalla Stampa Estera in Italia. Questa la motivazione: “Per aver saputo ricostruire con immagini di archivio un piccolo capitolo della grande storia, adattandolo liberamente per esaltarne la suspense e con una straordinaria capacità di sintesi”.  

Il Globo d’oro alla carriera va a Dario Argento “maestro indiscusso della suspense e del brivido che definisce se stesso ‘il più grande assassino del cinema italiano’, per i suoi 90 omicidi eccellenti messi in scena in quasi cinquant’anni di carriera. Con un tocco d’ironia e con raffinata maestria ha saputo tenere gli spettatori col fiato sospeso fino all’ultimo. Molto amato all’estero, firma le sue opere mettendo in scena le sue mani, come faceva Hitchcock con il suo profilo. A lui chiediamo di non smettere mai di terrorizzarci”. 

Miglior film secondo i giornalisti stranieri La stoffa dei sogni di Gianfranco Cabiddu, intelligente trasposizione scespiriana (leggi il nostro articolo). “Per la magnifica resa del verso di Shakespeare ‘Tutto il mondo è un palcoscenico… uomini e donne sono soltanto attori’. I riflessi del teatro sulla realtà in un posto sperduto dove nulla è quello che sembra, tra personaggi improbabili ma densi di esistenza. Un film che ricompone il puzzle rimettendo al loro posto colpa, vendetta, riscatto e perdono”.  I produttori Isabella Cocuzza e Arturo Paglia hanno commentato così il riconoscimento: “Abbiamo amato questo progetto da subito e condividiamo questo premio con tutti coloro che hanno creduto come noi nella poesia e nella bellezza di questa opera e con la Stampa Estera che ha apprezzato e riconosciuto la dimensione internazionale del film”. La stoffa dei sogni ha ottenuto il David di Donatello per la Miglior Sceneggiatura adattata (Gianfranco Cabiddu, Ugo Chiti e Salvatore De Mola) e tre candidature ai Nastri D’argento per la Miglior Sceneggiatura, Miglior attore non protagonista a Ennio Fantastichini e per i Migliori Costumi a Elisabetta Antico e Beatrice Giannini. 

Miglior commedia
è Lasciati andare di Francesco Amato con Toni Servillo e Carla Signoris. “Per la riuscita interpretazione della classica coppia sconclusionata nella quale entrambi i personaggi rappresentano, in fondo, la parte di un Pigmalione intento a sopperire alle mancanze dell’altro. Per il tocco da maestro nell’aver saputo trasformare, con ironia e leggerezza, peccati come avarizia, incostanza e bizzarria in piccole, eterne, debolezze umane”.    

Miglior opera prima è La ragazza del mondo di Marco Danieli che “racconta con eleganza l’emancipazione dalla religione di una giovane donna. Lo spiccato spirito di osservazione del regista dà al film un senso di autenticità che rende ancora più credibili i riti religiosi e i paradossi di un mondo a volte oscuro da decifrare”.

Miglior sceneggiatura La pazza gioia di Paolo Virzì e Francesca Archibugi “per aver creato un inno cinematografico che farà impazzire di gioia generazioni di cineasti, per la magia che si crea nel pubblico che ride insieme ai protagonisti ma, soprattutto, ride di se stesso”.

Miglior attrice per Il padre d’Italia di Fabio Mollo è Isabella Ragonese “che, in una sola stagione, è riuscita a proporre al pubblico le più disparate sfaccettature dell’universo femminile, partendo dal ruolo di madre inconsapevole”. Miglior attore è Renato Carpentieri per La tenerezza di Gianni Amelio “per aver creato il padre ‘ameliano’ più complesso in assoluto. Con la sua grande sensibilità riesce a cambiare registro continuamente passando in pochi secondi dall’assoluta rudezza di un uomo disilluso e stanco a un sorriso pieno di dubbi e tenerezza rivolto a chi ama”. Tra i riconoscimenti anche il Gran Premio della Stampa Estera al documentario Restaurare il cielo di Tommaso Santi, perché “talvolta le favole escono dai film, si fanno spazio nella realtà e mostrano che c’è un mondo possibile. Un mondo dove intesa, accordo e collaborazione fanno sì che eccellenza artigiana e tradizione italiana arrivino a restaurare un pezzo della storia comune dell’umanità.  Fatti che, di per sé, sono già un piccolo miracolo”. Miglior cortometraggio Penalty di Aldo Iuliano “per essere riuscito a concentrare un dramma enorme come l’immigrazione in soli 14 minuti grazie a una sceneggiatura pungente, un’eccellente fotografia e una virtuosa regia. Il risultato è un breve film dove i migranti interpretano se stessi e lasciano il segno”.

Migliore musica quella di Enzo Avitabile per Indivisibili di Edoardo De Angelis, “musica piena di sfaccettature, capace di completare egregiamente le emozioni suscitate dal film. Evocando in qualche nota, con la sua voce roca e malinconica, l’imprevedibile universo napoletano”. Miglior fotografia a Daria D’Antonio per La pelle dell’orso di Marco Segato “per aver trasformato una natura intatta e selvaggia in paesaggio metafisico, con immagini che mescolano con chiarezza il presente e il passato, indicando attraverso la figura del padre lo spirito dell’orso che è nascosto in ogni essere umano”.                                                               
I titoli che concorrono al premio vengono selezionati ogni anno dal comitato cinema della Stampa Estera, fra le opere della stagione in corso e vengono poi assegnati con votazione, da una giuria di 33 giornalisti stranieri. Quest’anno sono stati selezionati 28 lungometraggi, 72 documentari e 90 cortometraggi. L’Associazione della Stampa Estera in Italia, fondata nel 1912, conta 350 corrispondenti esteri che rappresentano i media di 54 Paesi. I premi saranno assegnati questa sera a Villa Medici a Roma. 

Cristiana Paternò
14 Giugno 2017

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L’uomo che non cambiò la storia è il miglior documentario ai Globi d’Oro 2017. Un premio che va al film di Enrico Caria, prodotto e distribuito da Luce Cinecittà, “per aver saputo ricostruire con immagini di archivio un piccolo capitolo della grande storia, adattandolo liberamente per esaltarne la suspense e con una straordinaria capacità di sintesi”


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