Cristina Puccinelli, crescita e disillusione

Prende spunto da un elemento autobiografico, il primo giorno di set dell'attrice e regista lucchese Cristina Puccinelli, il corto Stella Amore in concorso al Figari Film Fest: "Rimasi delusa dalla po


GOLFO ARANCI – È un romanzo di formazione che usa la metafora del cinema per parlare di sogni e disillusione il corto Stella Amore dell’attrice e regista lucchese Cristina Puccinelli, in concorso al Figari Film Fest. La storia, vista attraverso gli occhi di una bambina, prende spunto da un elemento autobiografico, il suo primo giorno di set da attrice, nel 2000, in cui recitava un piccolo ruolo in un film per la TV con protagonista Sabrina Ferilli: “Rimasi delusa dalla poca attenzione ricevuta. Una sensazione che poi nel film ho estremizzato, prendendo spunto da questo episodio per parlare in generale della disillusione della crescita, del momento in cui bisogna affrontare la realtà e rassegnarsi all’idea che ‘Babbo Natale non esiste’, come viene spietatamente detto alla giovanissima protagonista del corto”. Stella Amore è, infatti, una bambina che sta per realizzare il suo sogno più grande, fare l’attrice. Ma il magico mondo del cinema non è così magico come credeva e quando ha l’opportunità di entrare a farne parte scopre che è fatto anche di persone che non credono più nei sogni, anzi, al contrario, a cui piace distruggerli. “Ma questo non vuol dire che sono pessimista nei confronti del cinema”, sottolinea la regista che ha scelto la settima arte “perché è una metafora del sogno e delle aspettative”. 

Nel cast, tra gli altri, oltre alla stessa Puccinelli che interpreta un’assistente di set, Gaia De Laurentis, Giulia Mombelli, Massimo De Lorenzo, Cristina Puccinelli, Emanuele Salce ed Eleonora Gentileschi, nei panni della bambina protagonista. “È stato bello lavorare con lei che non aveva nessuna aspettativa e che in realtà non voleva fare l’attrice. Avevo fatto molti casting per trovare la bimba giusta, ma alla fine l’ho incontrata per caso ad una cena, l’ha vista ridere e piangere e mi è piaciuta subito, così ho chiesto al padre di farla partecipare al film”. Riguardo al doppio ruolo al tempo stesso  da regista e interprete: “L’avevo fatto anche nel mio lavoro precedente, Eppure io l’amavo, e mi era piaciuto, ma lì non c’erano così tanti interpreti contemporaneamente sul set cui dare retta. In questo caso ero troppo preoccupata da tutti loro, c’erano venticinque attori in scena che richiedevano attenzione ed avrei preferito che a interpretare il mio ruolo nel corto ci fosse stato qualcun altro”. E rispetto ai suoi progetti futuri  si dice concentrata sulla regia, con un occhio al suo primo lungometraggio: “Mi piace raccontare gli universi femminili, generalmente le protagoniste dei miei lavori sono donne. Un altro tratto che mi caratterizza è l’ironia, penso sia importante affrontare tutto con una risata, saper ridere è anche il modo per saper piangere”.

Carmen Diotaiuti
23 Giugno 2017

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