Fonda e Redford: a piedi nudi nel Lido

"Volevo fare un altro film con Jane Fonda prima di morire", dice Robert Redford. La leggenda di Hollywood è accanto all'altra leggenda, a cinquant’anni da A piedi nudi nel parco


VENEZIA –  “Volevo fare un altro film con Jane Fonda prima di morire”, dice Robert Redford. Due leggende una vicina all’altra, a cinquant’anni da A piedi nudi nel parco, acclamate oggi alla Mostra del cinema di Venezia che  li premia con il Leone alla carriera.

Sono tornati insieme sul set per Our souls at night, dove si innamorano nuovamente, in terza età. “Lui bacia benissimo, come a 20 anni” dice la Fonda. “Non nego di aver avuto fantasie su di lui”, ammette l’attrice, “ma eravamo entrambi impegnati su altre storie”. “C’erano cose dette e non dette, ci siamo piaciuti molto” replica lui. “Ormai è troppo tardi” – prosegue lei – ma ce ne sono altre di cose che non sai”. “Non lo sapevo. E lo devi dire qui in pubblico?” prosegue lui nel siparietto. La conferenza stampa è tutta su questi toni, tra lo scherzoso e il sentimentale, ma l’intesa tra i due è tale da lasciare pensare che, forse, ci sia o ci sia stato veramente del tenero. Fonda dichiara pubblicamente tutta la sua ammirazione per quel compagno di lavoro e di amicizia che faceva girare le segretarie della Paramount all’epoca del loro primo film (La Caccia di Arthur Penn, 1966). “Era chiaro che sarebbe diventato una star.Con la sua creatività ha cambiato il cinema americano e io lo amo davvero come produttore e come regista, ho un affetto profondo per lui ed è stato bello innamorarmi di nuovo. Abbiamo cominciato insieme e finito insieme”.

Il film è una produzione originale Netflix, una love story semplice, gradevole, niente di eclatante ma che si regge benissimo soprattutto sulla bravura e l’intesa della magnifica coppia. E’ prodotto anche da Redford, che aggiunge: “Ci sono solo film per ragazzi. Ne volevo fare uno che interessasse anche un pubblico adulto.  Non è certo un film politico, qui dico solo che dobbiamo preoccuparci di cosa lasciamo alle prossime generazioni, abbiamo un solo pianeta e dobbiamo preservarlo. Del resto è la nostra responsabilità di adulti. Quando hai figli per la prima volta c’è una tensione tra l’occuparsi di loro e l’occuparsi ancora di te per un po’. Ma non si tratta solo di accudirli, bisogna dargli anche amore, sostegno, possibilmente avventura. Anche se arrivato a una certa età magari non riesci più a fare, fisicamente, quello che facevi un tempo”.

“Il senso di questa storia – aggiunge ancora Fonda – è che non è mai tardi. Se hai coraggio fai il salto di fede e puoi sempre diventare la persona che avresti dovuto essere. Anche come genitore. Non puoi far mai i conti con l’essere stato un genitore fallibile, ma puoi sempre rimediare, e questo vale anche per me. Adoro questa donna che prende l’iniziativa e che accetta di fare i conti con suo figlio: in punto di morte, non conta quanti premi hai avuto o quanti soldi hai, ma se sei stata capace di amare i tuoi figli e fatto per loro quanto hai potuto”. Il regista è l’indiano Ritesh Batra, che si distinse al Sundace – festival che proprio Redford ha fondato  “per dare una possibilità – come dice lui stesso – ai nuovi talenti, ma anche al nuovo pubblico” –  con il suo Lunchbox. “Non credo Robert si ricordasse di me dai tempi del laboratorio Sundance – dice – ma quando siamo rientrati in contatto è stato un onore, non riuscivo a capacitarmi di poter essere nella stessa stanza con queste due leggende. Eravamo in perfetta armonia”.

Andrea Guglielmino
01 Settembre 2017

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