Aronofsky: “Se non vi piacciono le montagne russe, lasciate perdere mother!”

Brutta accoglienza, o almeno controversa, per l'atteso mother! di Darren Aronofsky, l'horror biblico interpretato da Javier Bardem e dalla compagna del regista americano, Jennifer Lawrence


VENEZIA – Risate, buu e persino qualcuno che ha gridato “Vergogna!”. Brutta accoglienza, o almeno controversa, per l’atteso mother! di Darren Aronofsky, l’horror biblico interpretato da Javier Bardem e dalla compagna del regista americano, la giovane star Jennifer Lawrence. L’autore di The Wrestler (Leone d’oro nel 2008) e Il cigno nero, ha portato in concorso un film che mette insieme spunti di genere – dal demoniaco al cannibalico con echi di Rosemary’s Baby e de L’angelo sterminatore di Bunuel – per quella che è sostanzialmente la storia di una dimora di campagna che risorge dalle sue ceneri. Vi abitano uno scrittore di successo a corto di ispirazione (Javier Bardem) e la sua giovane moglie (Jennifer Lawrence) che si è dedicata con amore a ristrutturare l’abitazione dopo che un incendio l’aveva distrutta. E’ il loro paradiso terrestre (anche se da subito un po’ inquietante e sinistra) dove una sera arriva un medico che sta cercando alloggio nella zona e che è scosso da una brutta tosse (Ed Harris): lo scrittore, contro il parere della moglie, gli offre ospitalità e ben presto arriva anche la moglie dell’ospite sconosciuto (Michelle Pfeiffer). I due sono invadenti e molto loquaci e dal loro arrivo inizia una sequenza di disastri che mettono a ferro e fuoco la casa. “Questo film mi è nato di getto – ha spiegato Aronofsky in un conferenza stampa affollatissima e con molti applausi dei tanti fans – in genere le mie opere ci mettono molti anni per venire al mondo, ma questa era una storia molto intima e stavolta al sesto giorno la creazione era là”. Il riferimento alla Genesi è chiarissimo e mother! attinge a piene mani a questo straordinario serbatoio di storie che è l’Antico Testamento (ci sono persino Caino e Abele che si scannano) pur mettendolo al servizio di una sorta di allegoria della creazione artistica ridondante di spunti e dettagli. L’ispirazione – prosegue Aronofsky – “è venuta fuori pensando a quello che sta succedendo sul nostro pianeta e non essere in grado di fare niente. È venuta fuori dalla rabbia, causata da questa angoscia ed impotenza, dall’osservare l’eterna insoddisfazione degli esseri umani e dal bisogno continuo di consumare tutto”.

Tutto è raccontato dal punto di vista del personaggio di Jennifer Lawrence, che non ha un nome, e che vive in perenne stato di minaccia. “Tutto il film è una metafora – spiega il regista – e la casa per tutti noi è ormai come un regno inviolabile, anche se poi siamo tutti pronti a violare le casa altrui. Non sono in grado di dire con esattezza dove affondino le radici di questa storia. Però non è un caso che all’inizio del film ci sia la citazione del numero 6, che simboleggia il sesto giorno della Bibbia”. “Per me – racconta l’attrice 27enne – è stato un ruolo completamente diverso da quelli del passato, mi ha tirato fuori qualcosa che non conoscevo di me. Ci sono voluti tre mesi di prove per metterlo a punto”. Racconta Michelle Pfeiffer: “In fondo io sono un’altra versione della ‘madre’ ma con più esperienza e quindi cerco di svegliare la giovane padrona di casa, di farle capire che c’e qualcosa che non va nel suo paradiso”.
Javier Bardem riflette sul narcisismo dello scrittore, che vampirizza gli altri per cercare ispirazione. “Questo film si presta a molte letture e Darren mi ha invitato a scegliere quella che preferivo”. Ci si può vedere anche una guerra tra il maschile e il femminile? Risponde Aronofsky: “Non mi sembra che parli del patriarcato ma piuttosto dell’insaziabilità del genere umano, però se volete ci sono echi di Barbablù e di un libro degli anni ’70, Women and Nature The Roaring Inside Her di Susan Griffin, che parla dell’ambiente da un punto di vista femminista esplorando l’identificazione della donna con la terra come fonte di sussistenza per l’umanità e come vittima della rabbia maschile”.  

Scatta il paragone con The Fountain L’albero della vita – altro film accolto male a Venezia – per il discorso della vita dopo la morte e della ciclicità dell’eterno ritorno. E a chi chiede all’attrice, Oscar per Il lato positivo, se non sia un’impresa impossibile recitare in un film tanto pieno di metafore, lei risponde che non cambia nulla. Non si sente a volte un po’ cannibalizzata dai fans come accade allo scrittore del film? “Amo il mio lavoro e se non ci fossero i fans non potrei farlo. L’equilibrio lo trovo dentro di me”. E Bardem scherza: “Finora non mi hanno mai mangiato”.

Ma come si reagisce ai fischi? “Leggo i giornali e cerco di capire – ribatte tranquillo il regista – poi stasera è luna piena e questo film è il mio urlo alla luna piena. Vederlo è come andare sulle montagne russe, se non siete pronti, lasciate perdere”.
In sala dal 28 settembre con la Fox. 

Cristiana Paternò
05 Settembre 2017

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