Le minoranze cinesi e il sex thriller

Alla sezione parallela della Mostra ' The Taste of Rice Flower' di Pengfei e 'Thirst Street' di Nathan Silver


VENEZIA –Dopo Underground Fragrance, miglior film al Festival di Chicago 2015, il regista cinese Pengfei torna nella sezione parallela della Mostra con The Taste of Rice Flower (Mi Hua Zhi Wei). Ye Nan (Ying Ze) è una giovane madre che appartiene alla minoranza Dai e fa ritorno al suo villaggio nello Yunnan dopo aver vissuto diverso tempo in città. La donna intende prendersi cura della figlia tredicenne Nan Hang (Ye Bule), lasciata al nonno (Ye Men) dopo la sua partenza, ma il loro rapporto incontra diversi ostacoli. Nan Hang viene arrestata per aver rubato del denaro nel tempio più sacro del villaggio insieme a una sua amica e, poiché tutti pensano che siano possedute da un demone, il popolo del villaggio decide di salvarle onorando un Buddha di pietra durante la Festa dell’Acqua. “Ho passato un anno sul posto prima di girare – dice il regista – non lo avrei mai immaginato. Mi interessava il tema dei ‘left behind kids’ e di come i rapporti con i loro genitori si intrecciassero una volta che questi tornavano dai loro lunghi viaggi di lavoro. Ci sono le montagne tra il villaggio e la città e sono pericolose. Quando i bambini vanno a scuola possono tornare solo una o due volte l’anno, perché devono camminare a piedi per otto ore in mezzo ai boschi, col rischio di essere aggrediti dagli animali, infatti non possono farlo da solo. Ci sono delle distanze effettive però anche questo porta a una serie di rituali, parlare, cantare, diventare amici durante il viaggio. Non volevo però che il tono del film fosse triste, volevo raccontare un problema sociale attraverso un film che parlasse anche d’atro, dei loro usi e costumi. L’attrice principale si è preparata vivendo tra i Dai come una cuoca, preparava la colazione al mattino e la sera cantava. Alla fine del film riconnetto tutti con la natura ambientando la chiusura in una bellissima grotta”.

Il secondo film della Giornata è Thirst Street di Nathan Silver, coproduzione Stati Uniti – Francia, sex-thriller in anteprima mondiale in accordo con il Tribeca Film Festival. Gina, assistente di volo americana, sola e depressa dopo il suicidio del suo compagno, durante uno scalo a Parigi, passa una notte di sesso con Jérôme, barista in un nightclub. In preda alla passione decide di rimanere in Francia, ma rientra in scena Clémence, l’ex di Jérôme. La relazione, all’apparenza innocua, si trasforma rapidamente in un amour fou non corrisposto e Gina precipita in una spirale di incomunicabilità, masochismo e follia. Si pensa naturalmente a Basic Instinct e Attrazione Fatale ma, dice il regista: ““Lì il punto di vista era quello maschile, abbiamo pensato di rovesciarla e capire cosa accadeva a trattare una storia simile con lo sguardo di una donna. All’’nizio non avevamo idea di cosa fare, sapevamo solo che volevamo girare un film a Parigi. E’’una tematica attuale, specie oggi che ci sono i social network, dove basta un click e si ha l’impressione di piacere sempre a tutti. A volte le vittime di stalking senza rendersene conto incoraggiano i loro persecutori: magari non gli danno propriamente spazio, ma nemmeno hanno il coraggio di escluderli dalle proprie vite, continuando ad alimentare la loro fiamma. I dialoghi sono quasi del tutto improvvisati, e la mia protagonista Lindsay Burdge è molto adatta a interpretarli. Abbiamo dato al film un look retrò in alcuni tratti, per conferirgli un aspetto immaginifico più potente e personale. Si tratta di un film d’autore dunque ogni occasione festivaliera, da Venezia al Tribeca, è buona perché è utile a trovare distribuzione”.

Andrea Guglielmino
07 Settembre 2017

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