Il “peso” di Del Toro e le lacrime di Legrand

Tra i momenti più toccanti della serata il pianto del regista francese premiato due volte per l'opera prima Jusqu'à la garde. Ovazione per Charlotte Rampling, Coppa Volpi per Hannah di Andrea Pallaoro


VENEZIA – “Ho 52 anni e peso 136 chili”. Con un pizzico di autoironia Guillermo Del Toro accetta il Leone d’oro della 74esima Mostra. Il regista messicano ha trionfato con The Shape of Water, da subito uno dei colpi di fulmine in questo concorso di altissimo livello. Un film di genere, una love story inconsueta, un film visivamente ricchissimo che ha messo per una volta tutti d’accordo, critica e pubblico. “Dedico questo premio a ogni filmmaker messicano”, ha detto il regista che ha rivitalizzato il fantasy e ha portato nell’horror sentimenti profondi e una forte vena romantica. Del Toro ha invitato i giovani colleghi messicani a seguire la propria fede, qualsiasi essa sia, “io credo nei mostri, e poi nella vita, nell’amore e nel cinema”, ha detto il cineasta che è stato candidato all’Oscar per Il labirinto del fauno ma non ha mai vinto l’Academy Award..

Miglior film di Orizzonti l’italiano Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli prodotto da Gregorio Paonessa e Marta Donzelli con l’apporto di Rai Cinema e del MiBACT, con una bravissima attrice come Trine Dyrholm. “E’ un film complicato – ha detto la cineasta romana, classe 1975 – è un film italiano e internazionale, ed è un film musicale”. Anche l’anno scorso fu un film italiano (Liberami di Federica Di Giacomo) a vincere in questa sezione, che è riservata al cinema innovativo e di ricerca ed è a tutti gli effetti un secondo concorso. (Ma forse la vera innovazione è ormai affidata alla nuova competizione sulla realtà virtuale). 

Il Gran Premio della giuria è andato al teatrale Foxtrot dell’israeliano Samuel Maoz, già vincitore del Leone d’oro con Lebanon nel 2009. Il regista ha ricordato che il foxtrot è una danza che finisce sempre nel punto in cui inizia, come è capitato anche a lui, tornando sul palco di Venezia. Ma il momento più toccante della serata è stato certamente quello del Leone d’argento a Xavier Legrand per la regia del suo emozionante Jusqu’è la garde, un teso thriller sulla violenza in famiglia che ruota attorno alla custodia di un figlio minorenne in un caso di divorzio. Legrand, che ha ottenuto anche il Leone del futuro Premio Luigi De Laurentiis alla migliore opera prima, è scoppiato in lacrime. “Molti mi hanno chiesto perché ho scelto un soggetto così doloroso per il mio primo film. E’ stato perché non potevo attendere il secondo, era troppo urgente parlare della violenza sulle donne e spero che il futuro delle donne sarà migliore”, ha detto l’ex attore, diventato ora regista, che ha sviluppato questo progetto dal cortometraggio Avant que de tout perdre.

Grande e caloroso applauso della sala, con la giuria tutta in piedi, per Charlotte Rampling, Coppa Volpi per la coraggiosa e puntuale interpretazione in Hannah, in cui è in scena dal primo all’ultimo fotogramma fidandosi totalmente di un giovane cineasta. “L’Italia è la mia fonte assoluta di ispirazione – ha detto l’attrice – ho iniziato a 22 anni con Gianfranco Mingozzi e poi ho continuato con maestri come Visconti, Liliana Cavani, Patroni Griffi, Adriano Celentano, Gianni Amelio, sono loro i miei maestri. Adesso ho fatto questo film con Andrea Pallaoro, che è la nuova generazione”. Da sottolineare che i due film italiani premiati stasera (Hannah e Nico, 1988) sono entrambi produzioni internazionali.

Coppa Volpi maschile all’attore palestinese Kamel El Basha, interprete del bel film libanese The Insult di Ziad Doueiri, un ottimo film che forse avrebbe meritato un premio per la scrittura. Attore di teatro alla sua prima prova al cinema, El Basha ha ringraziato gli spettatori palestinesi che per trent’anni sono andati a vederlo a teatro permettendogli stasera di essere qui.

Migliore sceneggiatura – e sicuramente molti avranno da ridire perché il film era tra i favoriti per il Leone d’oro – a Martin McDonagh per Three Billboards outside Ebbing, Missouri. Il cineasta britannico è sembrato un po’ sbrigativo nei ringraziamenti di rito (forse anche lui si aspettava qualcosa di più): “In questi giorni mi sono molto divertito con i miei attori, Frances McDormand e Sam Rockwell, abbiamo bevuto parecchi Negroni”.

Premio Speciale della Giuria all’australiano Sweet Country, cupo western aborigeno che denuncia le condizioni di schiavismo degli indigeni australiani all’inizio del secolo scorso. Warwick Thornton è un autore di cui sentiremo sicuramente ancora parlare. Premio Marcello Mastroianni al diciottenne Charlie Plummer per Lean on Pete: il ragazzo è già lanciatissimo e presto lo vedremo nel film sul rapimento di Paul Getty firmato da Ridley Scott.

In un’edizione della Mostra di altissimo livello, era difficile sbagliare il verdetto e la giuria guidata da Mrs Annette Bening ha preso in considerazione quasi tutti i film migliori, con l’eccezione di Ella & John di Paolo Virzì (almeno per l’interpretazione di Donald Sutherland e Helen Mirren), First Reformed di Paul Schrader e lo straordinario documentario Ex Libris del maestro americano Frederick Wiseman.

Cristiana Paternò
09 Settembre 2017

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