L’intrusa, l’eroismo dell’accoglienza

Arriva nelle sale con Cinema il 28 settembre dopo l'anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes il nuovo film di Leonardo Di Costanzo


Eroi della quotidianità. Così, Leonardo Di Costanzo, chiama quelle persone che cercano di fare da mediatori in un territorio difficile portando eticità e dialogo laddove sembra quasi impossibile. Giovanna è l’anima di un centro diurno per bambini, la Masseria, che resiste, nella Napoli più degradata, in preda alla criminalità organizzata, e cerca di educare alla convivenza e alla creatività i più piccoli. Qui arriva Maria, giovane moglie di un camorrista e madre di un neonato e di una bambina di 8/9 anni, Rita. Maria chiede di potersi installare in una casupola all’interno del centro raccontando bugie, ma quando il marito, che ha ucciso un innocente durante un regolamento di conti, viene arrestato, la piccola comunità che ruota attorno alla Masseria va in crisi e non accetta la sua presenza.

E’ il plot, ridotto all’osso, de L’intrusa, che arriva nelle sale con Cinema il 28 settembre dopo l’anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes (leggi la nostra intervista). Prodotto da Carlo Cresto-Dina con Rai Cinema in coproduzione con Svizzera e Francia e con il contributo del MiBACT, il film ha un cast quasi interamente di non professionisti (tra cui spicca “l’intrusa” Valentina Vannino) mentre nel ruolo di Giovanna troviamo la danzatrice e coreografa torinese Raffaella Giordano. “Mi sono spesso interessato nei miei documentari – spiega Di Costanzo – alle figure di mediazione sociale, spunto privilegiato per raccontare un quartiere, una città o una società: un insegnante in una scuola di una periferia degradata in A scuola, un sindaco legalista in una città dominata dalla mentalità mafiosa in Prove di Stato“.

Già autore dell’apprezzata opera prima L’intervallo (David di Donatello come miglior esordiente), l’ischitano Di Costanzo è affascinato dal mondo dell’infanzia e capace di raccontare i bambini nelle sottili sfumature di comportamenti che a volte rispecchiano i modi e i pregiudizi dei grandi ma a volte riescono a distaccarsene. “In realtà in questo caso l’attenzione è più sugli adulti anche se i bambini sono il motore del dramma”, spiega. E confessa la sua preoccupazione nel voler tracciare un ritratto positivo. “E’ pericoloso raccontare i buoni, si rischia facilmente di cadere nel melenso. Ecco perché Giovanna doveva essere un personaggio fermo, distante. Nel suo punto di vista mi identifico, lei è l’unica in grado di capire la richiesta di aiuto inespressa di Maria. Gli altri fanno gruppo e il gruppo tende a difendere le sue scelte, inoltre sentono Maria legata alla camorra e vorrebbero farle pagare la sua scelta di aver sposato un delinquente, seppure molti anni prima e da giovanissima. Il fuori campo è che Maria è stata presa da questo boss di quartiere e oggi, quando lui viene arrestato, si trova per la prima volta di fronte alle sue responsabilità. E’ come un animale ferito e un animale ferito ti morde anche se lo accarezzi”.

In definitiva il film non prende posizione (e come potrebbe) ma restituisce il dilemma di una comunità di fronte all’alternativa tra escludere e includere. “Tutti hanno le loro ragioni, non c’è un cattivo, io capisco tutti”, dice ancora Di Costanzo. “Questo è un film sul difficile equilibrio tra paura e accoglienza, tolleranza e fermezza, e credo che possa risuonare anche a chi non vive a contatto con la mafia e la camorra, ma sperimenta altre convivenze e diffidenze. L’estraneo al gruppo percepito come un pericolo mi sembra un tema dei tempi in cui viviamo”. 

La scrittura – con Maurizio Braucci e Bruno Oliviero – è partita dall’osservazione della realtà e da un fatto di cronaca. “Un fatto che poteva contenere elementi del tragico e infatti abbiamo dato a ognuno la possibilità di esporre la propria posizione, poi abbiamo prosciugato il testo e siamo passati dal teatro di parola al gesto con un lavoro molto lungo in cui ho messo tanto dell’esperienza teatrale”. Negli spazi di improvvisazione si sono mossi particolarmente bene proprio i bambini e specialmente Rita (Martina Abbate). 
Il film è sostenuto dalla Croce Rossa Italiana. 

Cristiana Paternò
21 Settembre 2017

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