Gian Luigi Rondi e le 100 (e più) lettere

Tutto il cinema in 100 (e più) lettere, il libro che si compone dei numerosi messaggi e lettere inviati a Rondi da personalità del mondo del cinema internazionale invitate ai festival da lui diretti


A un anno esatto dalla scomparsa di Gian Luigi Rondi, in occasione del ricordo del grande decano della critica cinematografica organizzato oggi dalla Cineteca Nazionale alla Casa del Cinema di Roma, è stato presentato il secondo volume, dedicato alle grandi personalità cinematografiche straniere, di Tutto il cinema in 100 (e più) lettere di Gian Luigi Rondi, curato da Simone Casavecchia, Domenico Monetti e Luca Pallanch e pubblicato da Centro Sperimentale di Cinematografia e Edizioni Sabinae. Il primo volume di questa raccolta era stato pubblicato nel 2015 ed era dedicato alle personalità del cinema italiano.
Alla base delel due pubblicazioni c’è il Fondo Rondi istituito presso la Biblioteca Chiarini del CSC e costituito dalla corrispondenza donata da Rondi nel 2014 e successivamente integrata, che copre un arco di tempo che va dal 1946 al 2016. Si tratta di 1180 tra lettere, biglietti, cartoline, telegrammi e altri documenti, interamente digitalizzati.

Il nuovo libro si compone dei numerosi messaggi e lettere inviati a Rondi da quasi 50 personalità del mondo del cinema internazionale, in occasione dei festival dove Rondi, in qualità di direttore artistico, ha invitato, premiato gli artisti. Per lo più la corrispondenza riguarda registi – Bresson, Bergman, Losey, Kazan, Wajda, Truffaut, Wyler, Vidor, Robbe-Grillet, Lang,  de Oliveira,  Kurosawa, Chaplin, Carné, Clouzot – a cui s’aggiungono storici e critici del cinema e attrici come Joan Crawdord e Ingrid Bergman.
E proprio l’amicizia affettuosa con Ingrid Bergman è ricordata da Rondi nell’introduzione al volume: “Per lei sento di poter parlare di famiglia, come – ma allora sul versante dei rapporti padre-figlio – per il carissimo e compianto René Clair, un ‘padre’, come a suo tempo era stato per me Blasetti, e un autentico maestro”.
E nel suo Pantheon Rondi cita con affetto l’amico fraterno Francois Truffaut, con rispetto e ammirazione Bergman e Kurosawa, Renoir e Vidor.

Felice Laudadio parla di Rondi come “un formidabile organizzatore di cultura” alla guida di importanti festival, primo fra tutti la Mostra del cinema di Venezia.  E attenzione a chiamarla Festival perché, come ricorda Laudadio, lo stesso Rondi, allora in qualità di direttore artistico dell’evento, era solito multare i funzionari che usavano tale definizione.
Nella prefazione al libro Gilles Jacob ne offre un ritratto di Rondi senza diplomazie e censure, a cominciare dalla vita monacale e da intellettuale. “Era il Dottor Faust della critica italiana, un dottor Faust che ha firmato un patto con gli Dei del cinema non per conservare un’eterna giovinezza, ma per acquisire e perpetuare il potere assoluto… Egli voleva il potere. E non se ne è mai privato!”.
Jacob ricorda, nei “cinquant’anni del suo pontificato”, i festival da lui diretti e i premi da lui creati, e soprattutto quanto l’amicizia con Giulio Andreotti fu determinante nell’aprirgli molte porte. Anche il critico francese gli riconosce la capacità di dialogare con i più grandi cineasti, avendo cultura e intelligenza per farlo.

Stefano Stefanutto Rosa
21 Settembre 2017

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