Louise Brooks, prima di Lulù

La fugace apparizione di Louise Brooks sullo schermo del Teatro Verdi di Pordenone è salutata dall'applauso convinto dell'affollata platea delle Giornate del cinema muto


PORDENONE – L’apparizione di Louise Brooks sullo schermo del Teatro Verdi di Pordenone è salutata da un applauso convinto della gremita platea di studiosi, direttori di cineteche e storici del cinema che da tutto il mondo affollano questo festival unico e prezioso. L’inconfondibile profilo di Louise, con il caschetto di capelli neri, è una fugace ma significativa presenza di Now we’re in the air, del 1927, film che si considerava interamente perduto e di cui Robert Byrne, storico e presidente del San Francisco Silent Film Festival, ha ritrovato nel 2016 un frammento di 23 minuti nell’Archivio di Praga, che ha contribuito al restauro. L’attrice all’epoca aveva appena 21 anni. Nata nel Kansas, figlia di un avvocato e di una pianista, un passato di danzatrice che mette in evidenza nel frammento perché ha le belle gambe scoperte e indossa un conturbante tutù nero, era ai primi passi nel mondo del cinema e non aveva ancora ruoli da protagonista né aveva messo a punto il personaggio di donna sensuale e torbida, icona di libertà sessuale, che la rese universalmente famosa ispirando persino un celebre fumetto, la Valentina di Crepax. Il 1927 era il secondo anno della Brooks a Hollywood e dei film da lei interpretati rimangono solo questi pochi frammenti per fortuna ora tratti in salvo dall’oblio. Nell’autobiografia, “Lulù in Hollywood”, afferma che la sua foto preferita, è quella che la ritrae in una posa spontanea, in compagnia dello sceneggiatore Keen Thompson, proprio sul set di Now we’re in the air.

Siamo durante la prima guerra mondiale – uno dei temi forti di questa 36esima edizione delle Giornate. Protagonisti sono due bizzarri disertori che non vogliono volare. All’epoca era ancora molto forte l’impressione della trasvolata atlantica di Lindbergh (che si era svolta nel maggio del ’27) e la pubblicità del film parlava proprio di “due folli Lindbergh”: li vediamo a bordo di un traballante velivolo militare tentare un atterraggio di fortuna tra le linee nemiche. Nella parte andata perduta la storia si sviluppava con i due cugini a caccia di un’eredità del nonno scozzese, che si innamorano di due gemelle cresciute una in Francia e l’altra in Germania, interpretate entrambe dalla Brooks.

Dopo questo film la carriera dell’attrice esplose letteralmente: esaurito il contratto con la Paramount, fu richiesta anche in Europa dove lavorò con Pabst e dette vita all’immortale personaggio di Lulù. Tornata in America fece il gran rifiuto per Nemico pubblico nel ruolo che lanciò definitivamente Jean Harlow e molti dicono che questo fu l’inizio della sua fine artistica. Come pure il suo rifiuto di doppiarsi dopo l’avvento del sonoro che le causò non pochi problemi con gli studios. Del resto il suo carattere riottoso era noto: quando ancora era una giovanissima danzatrice, la fondatrice dell’accademia la licenziò davanti agli altri membri della troupe dicendole: “Ti mando via dalla compagnia perché tu vuoi la vita servita su un piatto d’argento”. In realtà le sue difficoltà relazionali si possono forse far risalire alla violenza che aveva subito da bambina, a nove anni, da un vicino di casa.

Un’altra celebre diva, stavolta italiana, Leda Gys, famosa per essere stata la Madonna nel Christus di Giulio Antamoro, è protagonista della giocosa commedia La trappola (1922) di Eugenio Perego, prodotta dalla Lombardo Film. Leda Gys sposò Gustavo Lombardo e il loro figlio, Goffredo, fu poi il fondatore della Titanus, una delle più importanti case di produzione del cinema italiano degli anni d’oro. Nel film, che fa parte del programma per i 70 anni della Cineteca Italiana, Leda Gys è una ribelle educanda che scappa dal collegio di suore per aiutare l’amica del cuore che è stata abbandonata dal fidanzato quasi sull’altare per un’acrobata e attrice di cinema. Tra travestimenti e set cinematografici, valzer degli equivoci e patemi d’animo, l’impertinente fanciulla troverà anche l’amore dimostrando che la condotta “immorale” non sempre porta alla perdizione. 

Cristiana Paternò
03 Ottobre 2017

Giornate del muto 2017

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