Luca Comerio e la guerra coloniale

Terzo round alle Giornate del cinema muto per il progetto dedicato a Luca Comerio e curato da Sergio G. Germani, con filmati che ci portano dentro la guerra di Libia e agli albori del fascismo


PORDENONE – Alle Giornate del cinema muto si viene anche (direi soprattutto) per imparare. Quest’anno, ad esempio, c’è il terzo round del progetto triennale dedicato a Luca Comerio e curato da Sergio Germani, un progetto importante che sarebbe bello sfociasse anche in un cofanetto di dvd. Già, perché Comerio, considerato il cineoperatore della Real Casa Savoia, fotografo e cineasta, ha di fatto raccontato un bel pezzo di ‘brutta’ storia d’Italia. In questa terza e ultima tornata le Giornate si sono soffermate in particolare sul periodo tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda, che egli non fece in tempo a vedere. Molte le riprese della cosiddetta guerra italo-turca del 1911 e le immagini del primo conflitto mondiale del ’14-18. In programma filmati come La gloriosa battaglia del 12 marzo a Bengasi nell’oasi delle Due Palme o La battaglia di Gorizia, ma anche documenti sulle prime adunate fasciste con primi piani di Benito Mussolini circondato da bagni di folla (“Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza!” L’adunata dei fascisti lombardi a Milano marzo 1922), o sulla visita del re Vittorio Emanuele III allo stabilimento Pirelli alla Bicocca (20 giugno 1927). E anche qualche incursione al di fuori della politica come nel breve documentario su Il baco da seta (1909). Comerio fu ben più che “umile e valoroso operatore”, come fu definito in un cinegiornale Luce del 1940 in occasione della morte: l’ultimo periodo della sua vita fu assai travagliato con problemi psichiatrici seguiti all’impossibilità di lavorare allorché sia il Luce che il Centro Sperimentale di Cinematografia rifiutarono di impiegarlo, tanto che morì in povertà nell’Ospedale psichiatrico di Mombello di Limbiate nel 1940. E pensare che era stato davvero un pioniere del reportage filmato: il suo primo lavoro risale al 1898 quando, appena ventenne, filmò la repressione sanguinosa dei moti di Milano ad opera di Bava Beccaris. 

A proposito (anche) di Comerio, alle Giornate è stato presentato il volume curato da Luca Mazzei e Maria Assunta Pimpinelli edito dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e realizzato in collaborazione con l’Università di Tor Vergata, “La guerra da vicino. Cinema Fotografia e altri media. Campagna di Libia 1911-13. Filmografia” in uscita a dicembre prossimo. Frutto di un imponente lavoro di catalogazione, il progetto, che si compone di due volumi, uno dei quali sarà pubblicato online, offre a storici e studiosi la schedatura del vasto materiale filmato su quella guerra coloniale sostanzialmente dimenticata che in buona sostanza fu la prima guerra ‘cinematografica’ con 116 titoli censiti di cui 34 di finzione, 82 “dal vero” e una trentina di incerta attribuzione, oltre a sei serie che sviluppano un centinaio di episodi (Cines, Pathé, etc). Di questi sono 21 in totale i lavori conservati ma molte restano le testimonianze in giornali e riviste dell’epoca anche perché la guerra di Libia stimolò un acceso dibattito, in patria e all’estero (è curioso notare come vi furono due film americani pacifisti che presero posizione contro l’invasione italiana di Cirenaica e Tripolitania). Inoltre vennero realizzate in quel periodo anche delle cinecartoline, messaggi filmati delle famiglie ad uso dei militari al fronte. Insomma, fu la prima “guerra da vicino senza correrne i rischi” come la definì un giornalista dell’epoca con efficace sintesi. 

E proprio alla Cineteca Nazionale – che sta continuando a lavorare al progetto del portale del cinema muto italiano www.ilcinemamuto.it – si devono tre dei restauri di Comerio presentati qui a Pordenone. Sono La gloriosa battaglia del 12 marzo a Bengasi nell’oasi delle Due Palme, il frammento Costruzione delle Trincee e Dal Grappa al mare ricordi di guerra e scene dei campi di battaglia. Il primo, resoconto di un evento bellico avvenuto il 12 marzo 1912 in Cirenaica, nell’oasi di Suani Abd el Rani, a pochi chilometri da Bengasi, è uno dei primi “dal vero” italiani a superare la lunghezza di una bobina e ad essere iscritto sia nel “Registro Pubblico Generale per la riserva dei diritti di autore”, sia presso l’ufficio del copyright della Library of Congress, con il titolo Battle of Two Palms. La copia, un positivo nitrato d’epoca di 267 m, con imbibizioni e viraggi, decisamente più lunga dell’altro esemplare esistente (un frammento di circa 90m conservato dalla Cineteca Italiana di Milano con diverse imbibizioni) è stata acquisita in tempi recenti dal CSC – Cineteca Nazionale e restaurata in digitale a 2k presso il laboratorio Fotocinema di Roma. Il secondo restauro, Costruzione delle Trincee, riguarda un frammento ancora non identificato, ma presumibilmente appartenente alla serie Guerra Italo-Turca. Trovato giuntato in coda alla copia de La gloriosa battaglia, presenta i soldati italiani al lavoro presso le trincee in costruzione, una veduta spettacolare della città di Tripoli ripresa in panoramica da un minareto e una galleria di “tipi” locali: anziani venditori, donne che sfuggono alla macchina da presa coprendosi con i propri panni, ragazzini sfrontati che si mettono in posa e sorridono mostrando i denti. Infine Dal Grappa al mare – ricordi di guerra e scene dei campi di battaglia, prodotto dall’Istituto Nazionale Luce nel 1925 (quando ancora la denominazione era L’Unione Cinematografica Educativa), è ancora di non certa attribuzione. 

Cristiana Paternò
03 Ottobre 2017

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