Successo per le Giornate del muto. E nel 2018 Mario Bonnard

La 37esima edizione si svolgerà dal 6 al 13 ottobre e il direttore Jay Weissberg anticipa alcune linee del programma, che proporrà il restauro del film di montagna Der Kampf ums Matterhorn


Guardano già al 2018 le Giornate del cinema muto di Pordenone: la 37esima edizione si svolgerà dal 6 al 13 ottobre. Il direttore Jay Weissberg anticipa alcune linee del programma futuro, che punterà ancora una volta sulla Scandinavia con la seconda parte della splendida rassegna “La sfida della Svezia” (ci sarà ancora un Carl Th. Dreyer, Prästänkan) e sul Giappone, da cui arriveranno altri quattro film del genere saundo-ban, i film girati muti ma distribuiti con una colonna sonora postsincronizzata. Fra i protagonisti del 2018 anche due grandi registi: Mario Bonnard, con l’ultimo restauro del suo più importante lavoro realizzato in Germania, il film di montagna Der Kampf ums Matterhorn, e John Stahl, al centro di un progetto in collaborazione con il Cinema Ritrovato di Bologna, che a giugno presenterà la produzione sonora mentre a ottobre si vedranno a Pordenone i più rari film muti.

La ricchezza del programma della 36esima edizione ha confermato l’idea che il cinema muto abbia ancora molto da dire al presente. Il direttore, per il secondo anno al timone, ha inteso sviluppare e approfondire questa specifica missione delle Giornate. Sullo schermo del Teatro Verdi sono passate, accanto alle immagini dei divi più famosi e dei film immortali, opere meno conosciute se non addirittura finora ignorate e documenti importanti anche da un punto di vista storico. Un esempio per tutti, il sorprendente Una campagna senza precedenti di Mikhail Kaufman, magistrale per il montaggio ma anche fondamentale per mettere in luce un lato ancora oscuro della giovane URSS. Ed è stato anche un modo anticonvenzionale, assieme alle rassegne sui viaggiatori sovietici e ai due film americani sul “pericolo rosso”, di ricordare il centenario della Rivoluzione d’Ottobre. Altro centenario rievocato è stato quello della prima guerra mondiale con la sezione “Gli effetti della guerra”.

Le lunghe code per partecipare alle proiezioni serali hanno testimoniato un interesse fortissimo del pubblico non solo di addetti ai lavori. Probabilmente a questo successo ha contribuito il favorevole riscontro del film d’apertura, The Crowd di King Vidor, accompagnato dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Carl Davis, che ha entusiasmato tutti, anticipato dalla preapertura di Sacile con The Wind di Victor Sjöström con la Zerorchestra e l’Accademia d’Archi Arrigoni dirette da Günter Buchwald. Anche quest’anno la musica è stata valorizzata al massimo sia dagli artisti che sono di casa a Pordenone, sia da musicisti ospiti come la violinista klezmer newyorkese Alicia Svigals o l’Anton Baibakov Collective da Kiev.

Oltre un migliaio gli accreditati, come sempre provenienti da tutto il mondo: inglesi (145) e americani (129) in prevalenza fra gli stranieri (ma quelli che arrivano da più lontano sono i 5 australiani). Consistenti sono state anche le presenze dal Giappone e dal Centro e Sud America, mentre fra gli europei primeggiano i tedeschi e i francesi, ma significativa è la partecipazione di scandinavi ed est europei, considerando il rilievo che le rispettive cinematografie hanno avuto nel programma. Agli accreditati, di cui oltre 200 sono donor, cioè sostenitori speciali con una quota aggiuntiva, bisogna aggiungere il numero in crescita dei biglietti venduti. Il picco si è registrato con i sold out nelle serate di apertura e di chiusura ma anche lunedì sera con Louise Brooks, mercoledì con la Carmen di Pola Negri e venerdì con la Vampira Theda Bara.

Cresce l’interesse dei giovani verso un cinema che, lungi dall’apparire antiquato e vecchio, si rivela anticipatore non solo di gusti e tendenze ma anche di soluzioni stilistiche e tecniche. Giovani sono i vincitori del premio Haghefilm-Selznick School, quest’anno andato a Samuel B. Lane del New Mexico, e del premio FriulAdria Collegium sponsorizzato da Crédit Agricole FriulAdria, andato al tedesco Sebastian Köthe. Invece il Premio Jean Mitry – andato a Richard Abel e John Libbey – è quasi un Oscar alla carriera a studiosi che si sono distinti per il contributo dato alla conoscenza del cinema muto.

Stretto il rapporto di collaborazione con tutte le cineteche italiane aderenti alla FIAF (Roma, Torino, Milano e Bologna) con aperture in altre direzioni: a Pordenone è venuta una delegazione lucana nella prospettiva di organizzare nell’ambito di Matera Capitale della cultura europea 2019, un evento su Robert Vignola, un regista nato in un paese della Basilicata, emigrato negli USA dove raggiunse il successo (mentre oggi è quasi dimenticato). Oltre 40 istituzioni internazionali hanno contribuito al programma. Fra queste, la Library of Congress di Washington e il George Eastman Museum di Rochester, il MoMA di New York, il British Film Institute di Londra, la Cinemathèque française, l’ECPAD e la Lobster Films di Parigi, il Gosfilmofond di Mosca e il RGAKFD di Krasnogorsk il Národni filmový archiv di Praga, la Filmoteka Narodowa di Varsavia, l’Oleksandr Dovzhenko National Film Centre di Kiev, l’EYE Filmmuseum di Amsterdam, il National Film Center di Tokyo.

Le Giornate del Cinema Muto 2017 sono state promosse dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, dal Comune di Pordenone, dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria e PromoTurismo FVG. Pordenone

Cr. P.
09 Ottobre 2017

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