Donato Carrisi, esordio ‘vintage’ nella nebbia

Lo scrittore diventa regista con una storia sua, La ragazza nella nebbia, prodotto dalla Colorado con il sostegno di IDM Film Fund & Commission e distribuito da Medusa


Tanti riferimenti al capolavori del genere, da Fargo a Twin Peaks, per l’esordio alla regia di Donato Carrisi, pugliese trapiantato a Milano, classe 1973, criminologo e scrittore di best seller come Il suggeritore. Che diventa regista con una storia sua, La ragazza nella nebbia, nata come sceneggiatura e poi diventata romanzo e ora film, prodotto dalla Colorado con il sostegno di IDM Film Fund & Commission dell’Alto Adige, distribuita da Medusa dal 26 ottobre in 400 copie, scelta dalla Festa di Roma come preapertura.

“Sono arrivato a Roma nel ’99 – racconta Carrisi, che ha venduto tre milioni di copie dei sui libri nel mondo – volevo fare lo sceneggiatore: la mia scrittura ne ha beneficiato, tanto è vero che tutti mi dicono che scrivo per immagini e forse il più bel complimento che abbia ricevuto me l’ha fatto un adolescente quando mi ha detto che i miei libri sono in 3D”.

Cast di lusso, in cui spicca Jean Reno nel ruolo di uno psichiatra appassionato di pesca alla trota, per questa storia ambientata in un villaggio di montagna, Avechot, che sembra abbandonato da Dio e dagli uomini. In una notte di nebbia sparisce una sedicenne dai capelli rossi, Anna Lou. I poveri genitori fanno parte di una setta religiosa e sul caso, che appare subito ingarbugliato, indaga un poliziotto spregiudicato, l’ispettore Vogel (Toni Servillo) che sfrutta l’interesse dei massmedia più per far carriera che per risolvere il delitto. Ben presto i sospetti cadono su un professore di liceo (Alessio Boni), pieno di debiti e ambiguo, tanto da sembrare il perfetto capro espiatorio, mentre la anchor woman televisiva di punta (Galatea Ranzi) sembra condurre le indagini meglio della polizia e la ruspante agente locale (Michela Cescon che fa il verso a Frances McDormand) osserva senza condividere il circo mediatico. 
 
“Avremmo voluto fare un film da Il suggeritore – racconta uno dei produttori, Alessandro Usai – ma i diritti li aveva opzionati Ridley Scott perciò abbiamo chiesto a Carrisi di scrivere una cosa originale, volevamo fare un thriller italiano scostandoci dalle commedie che sono un po’ il nostro cavallo di battaglia alla Colorado. Con questo progetto abbiamo trovato subito un partner internazionale importante come Studio Canal e il film è stato venduto in Spagna, Germania, Francia ed Estremo Oriente”. 

Jean Reno – che recita in italiano e la cui presenza è anche un omaggio al cinema di Besson – definisce così il suo strano personaggio: “Sono uno psichiatria, uno che fruga nelle mente degli altri e cerca di rubare qualcosa. Ma anche lui ha una maschera, dietro la sua faccia onesta si nasconde altro, senza voler troppo rivelare”. Il film, secondo Alessio Boni, forse il migliore in campo, vuole indagare il male in tutte le sue forme. “Il male è come seme dentro di noi, può serpeggiare nell’avvocato, nel giornalista, nell’attore. E’ come un fiume lento che sta là, finché tutto va bene non emerge, ma se in uno di questi personaggi si crea una crepa, l’acqua sprofonda… Come mi ha detto una volta Carrisi, non c’è cosa più bella della risata di un bambino. Tranne se sei solo in casa di notte e non hai bambini”. Mentre Toni Servillo, impegnato sul set di Loro, il nuovo film di Sorrentino in cui ha il ruolo di Silvio Berlusconi: “Il protagonista del film, spesso nascosto, è il male, ma in questa storia che ricorda quella di Yara Gambirasio c’è anche la bulimia legata alle notizie di cronaca, la voglia di spettacolo oltre i sentimenti, e lo show sul male, la tragedia che sguazza in certa tv”. 

Carrisi parla delle numerose fonti di ispirazione. “Sono tanti i film che hanno preceduto questo. Il noir italiano con Gian Maria Volontè, poi Il silenzio degli innocenti, Seven, Luc Besson, I soliti sospetti… Rispetto al romanzo, nel film si sente di più, grazie alle scenografie, una certa aura vintage anche grazie all’obiettivo anamorfico e alle musiche d’orchestra”.

Uno degli aspetti della vicenda è la critica del business che cresce attorno a un crimine. “Ho commentato per il ‘Corriere della sera’ – racconta ancora lo scrittore – il caso della scomparsa di una ragazzina di provincia. In quel paesino c’era una pizzeria che stava fallendo ma sono arrivati i giornalisti e poi i turisti dell’orrore, così quel locale si è ripreso. C’è anche una ricaduta economica di questi fatti di sangue. In fondo raccontare un delitto in tv con una troupe costa meno che girare una fiction e rende di più. C’è un circolo vizioso che riguarda i media, gli investigatori ma anche il pubblico. Nessuno può sentirsi assolto, forse è il riflesso della nostra epoca”.  

Carrisi continuerà a fare il regista dopo questa esperienza? “Dipende da voi, dal pubblico. Io, di sicuro, ho tante storie dentro e mi sono divertito a girare”. 

 

Cristiana Paternò
24 Ottobre 2017

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