Christoph Waltz, il ‘cattivo’ che odia i social

Caustico e intelligente, l'attore incontra il pubblico della Festa del cinema di Roma


“Ve lo dico subito, odio i selfie e i social network”. Così Christoph Waltz prelude all’incontro ravvicinato con il pubblico che si è tenuto oggi alla Festa del cinema di Roma, mettendo le mani avanti rispetto alla richiesta di un ragazzo che gli chiede una foto insieme. Forse un po’ brusco, ma va detto anche che, a incontro terminato, l’attore si è invece lungamente intrattenuto per firmare autografi, quindi l’affermazione è stata presa, a conti fatti, come l’ennesima manifestazione del suo caustico sense of humor che lo ha reso spesso interprete ideale di memorabili ‘villain’.

“Il cattivo è sempre più interessante – ha detto – è il motore della storia, quello che crea conflitto. Direi che è interessante per contratto. Poi sapete come funziona l’industria, se uno è bravo a fare il cattivo verrà riproposto spesso per quel ruolo”. E proprio nei panni del ‘cattivo’, o comunque del poco simpatico, ci viene presentato dalle clip scelte per l’occasione, tra cui ci sono estratti da Bastardi senza gloria, Django Unchained e La leggenda di Tarzan. “Non improvviso mai – spiega – ho troppo rispetto per gli sceneggiatori perché so quanto è complicato il cammino di una sceneggiatura per arrivare fino a me, buona o cattiva che sia. Nemmeno con Tarantino, lui scrive tutto, ogni virgola. E’ uno sceneggiatore straordinario. Questo non vuol dire naturalmente che come regista sia da meno”. Scelta simpatica anche proiettare un clip da Downsizing, il fim che ha aperto l’ultima Mostra di Venezia, “in segno di affetto”, dice il direttore della Festa di Roma Antonio Monda, che conduce l’incontro. Un film parzialmente ironico che però secondo Waltz “crea difficoltà ai critici, che non capiscono la commedia. Forse sono tutti aristotelici, se pensiamo che i testi di Aristotele sulla commedia sono bruciati mentre quelli sulla tragedia ci sono arrivati intatti”. Sul metodo e le influenze: “Non credo che un attore che interpreta la parte di un nazista debba aprire un campo di concentramento, no? Conta l’immaginazione, è la cosa più importante. E non ho riferimenti specifici. Da giovane pensavo che Marlon Brando fosse il top ma oggi molte delle cose che ha fatto non riesco a vederle. Cambio io e cambia il mio asse. L’ammirazione non deve mai trasformarsi in ideologia. Vale anche per i film. Non ho un film da portare su un’isola deserta, potrei morire di fame e di sete nel tentativo di decidere quale. E tra mezz’ora avrei cambiato idea”.

Alcuni film, però, ha dovuto sceglierli proprio per questa serata, e sono Il momento della verità di Rosi, I vitelloni di Fellini e Vivere di Kurosawa, accomunati, spiega, “dalla volontà dei protagonisti non solo di trovare il loro posto nel mondo, ma anche di cambiare le cose”.

Andrea Guglielmino
26 Ottobre 2017

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