Niente red carpet per Gyllenhaal. In compenso arriva Michael Shannon

L’attore, attesissimo dai fan, salta il tappeto rosso, per la delusione dei fan


Dopo aver presentato ieri il film Stronger Jake Gyllenhaal torna a calcare il palco della Festa del Cinema per un incontro ravvicinato con il pubblico. Salta il red carpet, provocando la delusione dei numerosi fan accorsi per strappargli una foto o un autografo (parzialmente recuperati in coda). Inoltre una notizia rilasciata dal direttore Antonio Monda nel corso dell’evento gli toglie un po’ la scena. Venerdì 3 novembre il suo partner di recitazione in Animali notturni Michael Shannon, a sorpresa, arriverà nella capitale per un incontro analogo.

Per il resto, come è naturale, si parte da Donnie Darko: “non riesco a guardarmi con quelle guanciotte – scherza l’attore – ero veramente molto giovane ma quello era l’unico film per teenager che non si fermasse alla superficie delle festicciole e degli innamoramenti. Diventò cult per i suoi molteplici livelli di lettura, per la parte sci-fi ma anche per la vicenda umana e universale sul passaggio dell’adolescenza all’età adulta. E forse anche perché quando un film non fa subito tanti soldi si dice che è ‘cult’.”

Il secondo film scelto è l’intenso dramma bellico Jarhead di Sam Mendes: “Non sono mai stato nell’esercito – dice – ma ho avuto amici in marina e nei marines. Per prepararci ci siamo allenati in un boot camp. Faccio film di tanti generi perché è come sognare, ogni volta sogno in maniera diversa. Mi affascina l’esperienza umana”.

Immancabile Brokeback Mountain: “Ogni attore sogna di lavorare con Ang Lee. La sceneggiatura girava da tempo e mi ha commosso. Al provino parlammo un po’ e poi mi disse di andare via. Solo un mese dopo seppi che avevo ottenuto la parte. Oggi si parla più spesso di storie omosessuali nella pop culture ma allora non era così, qualcuno era spaventato da quel copione e mi chiedevano se fossi sicuro di quello che stavo facendo, ma per me era solo una storia d’amore da prendere senza alcun pregiudizio. Oggi la situazione negli USA è piuttosto confusa e forse stiamo facendo dei passi indietro ma ciascuno di noi sa che cosa è giusto, e per me è giusto l’amore tra due persone, semplicemente questo”.

Zodiac di Fincher è il gancio per parlare di metodo: “Abbiamo girato quella scena tre volte e alla terza non sapevo nemmeno cosa stessi dicendo. A volte improvviso, a volte no. Ho molto rispetto del testo, degli attori e del regista ma anche del momento. Ho fatto film in cui sono stato fedelissimo alla lettere e altri in cui ho cercato di catturare l’essenza del testo e improvvisato. A volte va bene subito, a volte no. Per me quello che conta è la preparazione e la disciplina. Solo così puoi essere libero. Sarebbe divertente lavorare con Christoph Waltz, che dice di non improvvisare mai. Dipende anche dal regista: Ang Lee è un cuore con due gambe, Fincher precisione assoluta”.

Ci sono poi il sottovalutato Nightcrawler, critica al giornalismo d’assalto più cinico – “alcuni giornalisti cercano la verità ma il più delle volte governa l’audience, e quello che il pubblico vuole” – e, appunto, Animali notturni, del regista Tom Ford proveniente dal mondo della moda, per cui Gyllenhaal spende parole d’elogio: “ha un grande senso dell’estetica e il 75% di quello che ci convince in un film ha a che fare con quello che vediamo. A volte si scopre tardi la propria vocazione ma nel suo caso il passaggio al cinema assume un senso assolutamente straordinario”.

Il film altrui scelto in chiusura è, invece, La strada di Fellini, “che ha convinto mio padre a occuparsi di cinema e dunque fatto sì che io sia qui. Inoltre è l’emblema del film tribolato, racconta quanto sia difficile realizzare un progetto quando a crederci sei solo tu. Fellini è assolutamente il regista del passato con cui avrei voluto lavorare. Quello di oggi sarebbe invece Almodovar”.

Andrea Guglielmino
29 Ottobre 2017

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