Ferpi con i visionari Salvatores e Tornatore

Il cinema al Policlinico Gemelli di Roma raccontato da Giuseppe Tornatore, il primo documentario social d'Italia diretto da Gabriele Salvatores e altre storie di visionari dell'audiovisivo


ROMA. ”Il sottotitolo di questo incontro è ciò che più ci sta a cuore: innovazione, visionari, realizzazioni ” ha detto Elisa Greco della Federazione Relazioni Pubbliche Italiana in apertura del convegno “Nuovi linguaggi tra cinema e comunicazione”, promosso da Ferpi nello spaziodi Roma Lazio Film Commission alla Festa di Roma.
Le nuove tecnologie di comunicazione e il cinema sperimentale sono gli argomenti dell’incontro, dedicato alle esperienze innovative in campo registico e produttivo, con una particolare attenzione ai metodi di comunicazione e di diffusione dei contenuti filmici.
  
Dopo l’introduzione di benvenuto della Presidente di Fondazione Cinema per Roma Piera Detassis, che ha ricordato l’importanza della Festa del cinema come momento di riflessione sull’audiovisivo e sulla comunicazione, la giornalista del Tg2 Francesca Nocerino ha dialogato con la vice-presidente di MediCinema Italia Onlus Francesca Medolago Albani. MediCinema Italia ha portato, nel 2013, il cinema al Policlinico Universitario Agostino Gemelli, mutuando l’idea dalla Gran Bretagna, con lo scopo di offrire un intrattenimento stabile ai pazienti degli ospedali, come terapia del sollievo.
La sala del Gemelli ha 130 posti e garantisce l’accesso a carrozzine e letti, ha raccontato Francesca Medolago Albani, e ha una programmazione di due film a settimana, il martedì e il giovedì, una destinata alle famiglie e una per i bambini, scelti tra quelli in circolazione nelle sale romane, grazie alla disponibilità dei distributori.
In questi giorni, infatti, il Gemelli ospiterà due film della Festa di Roma in anteprima, Terapia di coppia per amanti di Alessio Maria Federici e Mazinga Z Infinity di Junji Shimizu.

A sostegno della campagna di crowdfunding e di diffusione del progetto, MediCinema ha coinvolto Giuseppe Tornatore nella realizzazione dello spot Il film come terapia, girato dal regista premio Oscar al Gemelli, con pazienti e infermieri nel 2014. Il cinema – secondo la vice-presidente di MediCinema – attiva la guarigione nel paziente (soprattutto nel caso dei bambini) e agevola le relazioni tra i componenti delle famiglie e tra sconosciuti, migliorando la qualità dell’esperienza ospedaliera.
Questa esperienza positiva ha convinto l’associazione ad aprire una sala anche nell’ospedale Niguarda di Milano, attivando una campagna di crowdfunding, in collaborazione con Walt Disney Italia, che fin da subito ha sostenuto finanziariamente l’iniziativa, e affidando ad Andrea De Sica la realizzazione di uno spot, presentato a Venezia quest’anno.

Di tre giovani “visionari” si è parlato, poi, nella seconda parte dell’incontro, moderato da Alberto Crespi, conduttore radiofonico di “Hollywood Party” e responsabile della comunicazione del Centro Sperimentale.
Lorenzo Gangarossa, produttore e responsabile dei progetti internazionali di Wildside, ha raccontato il documentario Italy in a day – Un giorno da italiani, uscito nel 2014, con la regia di Gabriele Salvatores, presentato fuori concorso a Venezia 71, il primo film italiano girato dagli spettatori. Il progetto ha mutuato il format a Life in day, il primo social movie della storia del cinema, prodotto da Ridley Scott e Tony Scott e diretto da Kevin Macdonald, che ha visionato e selezionato il materiale proveniente da 140 Paesi, per un totale di 4.500 ore di girato, montato in un film da 90 minuti.
Wildside, ha raccontato Lorenzo Gangarossa, si sta specializzando in progetti sperimentali e ambiziosi e per questo ha dato il via a Under the same sky, un documentario pensato insieme all’Unione Europea, Banca Mondiale e ONU, che racconta la vita di chi sta sotto la soglia di povertà. 
La seconda esperienza “visionaria” è quella di Federico Francioni e Yan Cheng (non presente in sala), due registi under 30 del Centro Sperimentale che si sono dati il marchio di fabbrica “CineVoyage”, simbolo della loro ricerca all’interno del cinema del reale. Dopo Tomba del tuffatore, girato nella penisola sorrentina, la coppia di registi italo-cinese ha girato in Cina The First Shot, con un Iphone e una camera professionale, raccontando le storie di tre giovani cinesi della generazione post piazza Tienanmen. Il film è stato premiato al festival di Pesaro 53 e “dimostra che con poco budget oggi si può fare un film – ha detto Federico Francioni – Noi avevamo 7mila euro per 4 mesi, un telefono e qualche apparecchiatura”. 
“Esplorare uno spazio in due e costruire una sinfonia dalle nostre esperienze libere è il significato di ‘CineViaggio’” ha aggiunto il regista, impegnato in Francia nella realizzazione del documentario sperimentale Rue Garibaldi, su due fratelli italo-tunisini, con l’uso del telefono cellulare e delle note vocali per prendere il suono.

L’ultimo ospite dell’incontro è stato Andrea Fringuelli, uno dei 4 soci del Cinema PostModernissimo di Perugia, ex Modernissimo, uno dei pochi cinema di comunità d’Italia. L’attività ha aperto, anzi riaperto, nel 2014, dopo anni di abbandono e i nuovi esercenti hanno deciso di mettere al centro lo spettatore, sia come azionista, sia coinvolgendolo nella programmazione. Il cinema ha tre sale, una classica da 160 posti, una d’essai e una sala di ricerca, destinata al cinema sperimentale e non commerciale; i soci ufficiali sono 60, ma le persone che gravitano stabilmente intorno al cinema sono 1500.
A memoria degli antichi cineclub ma con una grande attenzione alla sostenibilità economica, il Cinema PostModernissimo oggi ha un suo pubblico e fa il tutto esaurito durante gli incontri con i registi, come Susanna Nicchiarelli, intervenuta di recente per presentare Nico, 1988. Situato in pieno centro storico a Perugia, il cinema di comunità ha contribuito alla rinascita culturale e mondana del quartiere, molto svalutato negli ultimi 10 anni. 

“I punti di incontro tra cinema e comunicazione sono tantissimi – ha detto il Presidente di Ferpi Pier Donato Vercellone in chiusura – come il creare relazioni, ma soprattutto i due ambiti si aiutano a vicenda, perché comunicare serve al cinema e viceversa. Anzi, l’anno prossimo si potrebbe organizzare anche il festival della comunicazione”.

Viola Brancatella
30 Ottobre 2017

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