Uccisa in attesa di giudizio, un corto per non sottovalutare le denunce

"Da dieci anni chiediamo alle donne di denunciare. Finalmente molte donne trovano il coraggio di farlo ed escono allo scoperto, ma nessuno le ascolta”, accusa Michelle Hunziker


Evidenzia un problema giudiziario il corto di Andrea Costantini Uccisa in attesa di giudizio, con Ambra Angiolini e Alessio Boni protagonisti, che introduce l’incontro sui temi di giustizia e violenza contro le donne organizzato dall’associazione Doppia Difesa tra gli eventi speciali della Festa di Roma. Un appuntamento divenuto consueto, che questa volta è l’occasione per accendere un riflettore sul tema della sottovalutazione della denuncia, portata avanti dalla campagna ‘Stop alle donne che muoiono in attesa di giudizio’. “Da dieci anni Doppia Difesa chiede alle donne di denunciare. Finalmente molte donne trovano il coraggio di farlo ed escono allo scoperto, ma nessuno le ascolta”, accusa Michelle Hunziker promotrice, insieme all’avvocato Giulia Bongiorno, della fondazione nata per aiutare le donne che hanno subito discriminazioni, violenze e abusi. “Parlare della violenza sulle donne, e farlo attraverso il cinema, potrebbe apparire scontato e già visto. Eppure sensibilizzare le coscienze non solo di chi ha subito e di chi potrebbe subire, ma anche di chi dovrebbe aiutare, non è mai inutile”, evidenzia Andrea Costantini. “Con questo corto, volevamo dimostrare che dobbiamo sempre schierarci in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato”.

A dar voce e corpo all’urgenza di una diversa attenzione anche da parte dello Stato per il tema della lotta alla violenza sulle donne, la testimonianza della madre di Noemi Durini, la sedicenne uccisa lo scorso settembre dal fidanzato allora minorenne: “Quando sono iniziati gli episodi di violenza ho cominciato a denunciarlo, ma poiché si trattava di due minorenni fidanzati tra loro e la famiglia di lui copriva molto il ragazzo, la cosa è stata sottovalutata. Sono andata avanti a denunciare la cosa per sette mesi, finché mia figlia non è stata uccisa”. “Il problema, sottolinea la Bongiorno, è l’errata valutazione: la maggior parte delle lesioni viene sminuita se avviene all’interno di una coppia. Inoltre, non dappertutto ad accogliere questo tipo di denunce c’è un personale addestrato e in grado di coglierne l’urgenza. Per questo motivo quello che proponiamo è cancellare la singola valutazione e creare una sorta di Codice Rosso che, in caso di una denuncia per violenza di una donna nei confronti di un uomo, obblighi il pubblico ministero a intervenire e a valutare il caso entro le quarantotto ore”. Tra le altre testimonianze anche quella di Gessica Notaro, sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato, che la molestava pesantemente dalla fine della loro relazione e si è avvicinato a lei nonostante il divieto di avvicinamento disposto dal pm. “Gli è stata data una pena esemplare, di diciotto anni, anche se continuava a negare. La sua reazione è stata quella di dire ‘Danno meno per un omicidio’. Chi decide di fare una cosa del genere non ha una logica, non ha paura della pena. Bisogna perciò lavorare sulla prevenzione, e in tal proposito ho personalmente presentato una proposta molto concreta al ministro della giustizia Andrea Orlando, che prevede anche l’uso di braccialetti elettronici. Finora però la cosa è stata totalmente ignorata e nel frattempo altre donne sono morte”.

Carmen Diotaiuti
01 Novembre 2017

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