Soderbergh, colpo grosso in salsa country

Dopo quattro anni e qualche ottima parentesi televisiva, Steven Soderbergh torna al lungometraggio con una rielaborazione in chiave campagnola e (auto)ironica della serie Ocean's Eleven


Dopo quattro anni e qualche ottima parentesi televisiva, Steven Soderbergh torna al lungometraggio con una rielaborazione in chiave campagnola e (auto)ironica della serie Ocean’s Eleven, colpo grosso con qualche intoppo, cast affiatato e buona musica. Parliamo di La truffa dei Loganvisto alla Festa di Roma e ora in sala con Lucky Red. Protagonisti sono i fratelli Logan, perseguitati dalla sfiga galattica. Jimmy (Channing Tatum in versione massiccia) è un operaio divorziato che ha una figlia adorabile e adorata. E’ zoppo in seguito a un incidente sportivo – era una promessa del baseball – e l’hanno appena buttato fuori da un cantiere ingiustamente. Suo fratello Clyde (Adam Driver) ha perso l’avambraccio nella guerra in Iraq e fa il barman destreggiandosi tra i cocktail nonostante la protesi. Insieme mettono su una banda improbabile reclutando l’esperto di esplosivi Joe Bang (Daniel Craig in versione biondo ossigenata) che si porta dietro due fratelli scemo e più scemo. L’autista della gang è la terza sorella Logan, Mellie, parrucchiera ultrafemminile ma appassionata di auto da corsa.

Tante battute e situazioni divertenti per questa storia di ladri gentiluomini che usano come alibi nientemeno che la galera e riescono a svaligiare il caveau della Charlotte Motor Speed Way grazie a una miscela di candeggina e orsetti gommosi. Per molti versi è la versione stracciona di Ocean’s Eleven, questo film scritto da Rebecca Blunt con leggerezza e ritmo. “Inizialmente mi è stato chiesto di aiutarla a trovare un regista, ma quando ho letto la sceneggiatura ne ero entusiasta – spiega Soderbergh – dopo un paio di settimane, ho ammesso di non volere che nessun altro dirigesse La truffa dei Logan perché riuscivo a vedere chiaramente il film in quelle pagine. È una specie di cugino dei film Ocean’s, ma è anche una loro inversione perché i personaggi non posseggono denaro né tecnologia. Vivono in circostanze economiche molto difficili, un paio di sacchi della spazzatura pieni di soldi possono cambiar loro la vita”. E aggiunge: “Mi piace anche il fatto che alI’inizio del film, loro non siano dei criminali. Diversamente dalla squadra di Ocean, Jimmy Logan e i suoi devono imparare il mestiere, mi piaceva quest’aspetto”. 

Insomma, La truffa dei Logan è una macchina ben oliata, seppure sostanzialmente prevedibile, e la morale nel finale è servita su un vassoio d’argento allo spettatore. Da notare che il digitale ha permesso al regista premio Oscar per Traffic di abbattere drasticamente i costi di produzione realizzando un prodotto totalmente indipendente. Scena da applauso quella in cui, durante una rivolta carceraria, i detenuti chiedono al direttore i nuovi romanzi della serie Il trono di spade. Da segnalare anche l’apparizione di Hilary Swank nel ruolo di un’agente dell’Fbi. 

Cristiana Paternò
01 Novembre 2017

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