Shakespeare tra i migranti. Ecco l’opera prima di Vanessa Redgrave

L'attrice britannica, protagonista di uno degli Incontri Ravvicinati, ha portato alla Festa la sua opera prima da regista Sea Sorrow - Il dolore del mare


Sea Sorrow, un film dall’intento materno, in equilibrio tra versi di Shakespeare e voce dei migranti, a dimostrar così l’universalità del tutto, colta da molte manifestazioni cinematografiche nel mondo, come la Festa del Cinema di Roma. “Dappertutto i Festival hanno chiesto il documentario, un’occasione per discutere liberamente con il pubblico, che vuol sapere meglio quale sia la situazione, per capire meglio cosa si potrebbe fare”, dichiara Vanessa Redgrave.   ​

E c’è un tratto autobiografico per leggere il medesimo dramma nel periodo contemporaneo. Vanessa bambina lascia Londra per cercare riparo dalle bombe tedesche: nell’esperienza personale di un trauma vissuto da piccola, ora, compiuti gli 80 anni, l’attrice ricorda, cerca, scopre, e mostra quel vissuto a lei comune, dopo una perlustrazione tra Italia e Grecia, ma anche a Calais e nella sua Londra, per tracciare la via di chi fugge e anela un nuovo altrove. L’immaginario iconografico della pittura classica si attualizza nel film con quella a cui si potrebbe dare il titolo di “natività con Madonna nera”: intensa e espressiva l’ultima immagine del film, una mamma di colore dallo sguardo umido e smarrito che, nell’abbraccio sicuro e spaventato, culla il proprio bambino, coperta in capo dal “velo” della cerata dorata che si usa per avvolgere i migranti quando, stremati dal freddo, sbarcano nel nuovo mondo dell’Europa.   

Vanessa Redgrave ha la credibilità di chi si è spesso espressa ed esposta per la causa sociale – sostiene l’organizzazione Safe Passage: “Ci sono molti minori di 18 anni che arrivano senza famiglia in Italia, come in Grecia, senza speranza. Rispettare per tutti i Paesi le leggi internazionali​ è obbligatorio, come lo è non rubare! Perché non possiamo dire al governo che è colpevole di attività illegale, non permettendo i corridoi verso altri Paesi in cui questi minori hanno un parente? Per questo i governi stanno diventando dei mostri. Con Safe Passage abbiamo incontrato il sindaco Virginia Raggi e apprezzo quello che sta facendo, seppur con difficoltà, ma già cercare di fare qualcosa è significativo. Nel mondo della legge e in quello della​ morale non importa quante persone siano questi rifugiati, vanno aiutati e noi sosteniamo Safe Passage per questo, che sia per 5 o 5.000 persone non importa. Bisogna creare legami con le attività sociali, anche perché sono stati molto colpiti nel loro impegno​ i servizi sociali. Noi dobbiamo cercare di trovare il modo di coordinarci con loro per registrare i profughi e aiutarli a trovare eventuali parenti in Germania o Inghilterra, perché la legge internazionale lo dice​”. 

Nel film, Redgrave​ incrementa il suo sostegno alla causa mettendo al servizio di questa la propria arte,​ per tenere vivo il cuore di un dramma, e lo fa partendo da un concetto preciso e efficace, quello della Tempesta – da qui il titolo Sea Sorrow – dell’omonima tragedia shakespeariana, mossa da un sentire forte e preciso, che ripete come un mantra: “Stanno morendo, le persone stanno morendo. Ci sono stati molti buoni film sul tema, noi abbiamo pensato di farlo spinti dall’urgenza della morte”. 

Redgrave avvicina l’esilio del Prospero shakespeariano con quello dei rifugiati, non tanto per seguire la via dell’individuo o delle persone in fuga, quanto per cercare di mettere a fuoco la risposta dell’Europa, quindi anche dell’Italia, su cui ha riflettuto dicendo che: “Non esiste un luogo chiamato Italia: c’è un governo, sì, c’è un popolo, ma cos’è l’Italia? Non è più come era nel ‘45: mancano i grandi numeri per il fascismo, ma è un sentire ​pericoloso come sempre. La più parte della gente sente di voler aiutare ma non sa come fare: penso che il governo non stia facendo del​ suo meglio”. 

Le ha fatto eco il figlio, Carlo Nero, anche produttore del documentario: “Riflettevo su Dubs, lui parla di quando è andato a visitare Calais, ‘la giungla’. D​ice che per spostarla hanno usato lacrimogeni e cannoni d’acqua: la scusa era che il Fronte Nazionale in quella zona è forte e quindi andava dimostrato quanto lo fosse. I politici stanno cedendo a questo estremismo: se il popolo inizia a vedere che i politici cedono iniziano a pensare di dargli seguito”.   

La lingua della docufiction rende il film non sempre fluido, nella scelta di rendere complementari la messa in scena di pregna sostanza (Emma Thompson, Ralph Fiennes), il racconto dei migranti e l’intervento del barone Alfred Dubs. Storico laburista, ebreo di padre e sopravvissuto al Nazismo, Dubs dedica la sua causa, con un programma di soccorso, ai più piccoli: il suo emendamento della legge sull’immigrazione è stato adottato dalla Camera dei Comuni, così il governo britannico si impegna a prendersi in carico i minori del campo di Calais per offrire loro educazione e famiglia.
Sea Sorrow è distribuito da Officine UBU.

Nicole Bianchi
02 Novembre 2017

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