Al MAXXI il ritratto di Sandra Milo

Giorgia Wurth è regista del documentario Salvatrice. Sandra Milo si racconta, presentato oggi al MAXXI durante la Festa del Cinema


Il viaggio di Salvatrice Elena Greco parte da Tunisi nel 1933, e da lì non si ferma più. Tra successi, amori, sconfitte, incontri, processi, luci, silenzi e kebab, il ritratto di una donna che tutti credono di conoscere, ma che in pochi hanno capito davvero: Sandra Milo. Oggi al MAXXI Giorgia Wurth lo descrive in Salvatrice. Sandra Milo si racconta. Da attrice ad attrice, uno sguardo inedito su entrambe, Wurth nell’insolita veste di regista e Milo in un film non-ficion.

Il documentario è prodotto da Federico Lami e Massimiliano Zanin per Wave Cinema e Think’O Film; in collaborazione con Cinecittà Studios e utilizza materiali di Istituto Luce Cinecittà e Rai Teche, con il patrocinio di Roma Lazio Film Commission.

“Il destino mi ha fatto un regalo – dice Wurth – quello di condividere il palcoscenico, e quindi anche un pezzo di vita, con una donna disarmante, sorprendente, e che si lascia sorprendere. Dalle radici di un albero, da una scritta su un muro, da una ruga scavata, da un pocket-coffee. Una donna che riesce a trovare il bello persino nella decadenza. Una donna che ha il dono di far sentire la persona su cui posa lo sguardo attento e curioso, la più importante del mondo. Una donna che è stata protagonista del cinema italiano degli anni 60 e poi della tv degli anni 80 (fino alla partecipazione, quasi ottantenne, all’Isola dei famosi nel 2010, e all’imitazione di Virginia Raffaele al Festival di Sanremo nel 2017). Una donna che non ci pensa proprio ad andare in pensione ed è tuttora protagonista nei teatri di tutta Italia con diversi spettacoli. Una donna che, nonostante una terribile ernia alla schiena, vive sui tacchi perché “non bisogna cedere, ricordatelo Giorgia, non bisogna cedere mai se no è finita”. Una donna che non si è fatta mancare nulla, dagli amori scabrosi e tormentati ai rapporti con la politica (da Craxi a Andreotti, con cui si scambiava lunghissime lettere, la chiamavano la Signora della Prima Repubblica). Una donna estremamente popolare, amata da molti, odiata da altri. Una donna su cui si è detto di tutto, nel bene e ancor più nel male. Una donna convinta che il meglio deve ancora arrivare. Una bambina di 84 anni certa di vivere fino a 130. Ho deciso di realizzare un documentario, ma forse è più corretto definirlo un ritratto, su Salvatrice Elena Greco, in arte Sandra Milo, per Fellini semplicemente Sandrocchia, con lo scopo di condividere questo regalo che la vita mi ha fatto. Per consentire, a chi lo vorrà, di conoscerla davvero, di ridere e di commuoversi ascoltando i suoi racconti che partono da Tunisi nel lontano 1933, e chissà, di lasciarsi un po’ contaminare dal suo modo leggero di prendere la vita che, in fondo, è sempre e soltanto oggi”.  

Andrea Guglielmino
03 Novembre 2017

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