Il Festival di Tokyo premia ‘Il cratere’ di Luzi e Bellino

Dopo Cina e Sud Est asiatico anche il Giappone si riscopre conquistato dal nostro cinema, con il premio all'opera prima e le conferme per i Taviani e Ivano De Matteo


TOKYO – Non ci credevano, Silvia Luzi e Luca Bellino, di poter vincere un premio al Tokyo International Film Festival, quando li hanno chiamati sul palco per ritirare il Premio Speciale della Giuria presieduta da Tommy Lee Jones. Forse era solo scaramanzia, visto l’entusiasmo suscitato nel pubblico presente alle due proiezioni de Il cratere, già in concorso alla Settimana della Critica dell’ultima Mostra di Venezia e unico italiano nella sezione competitiva della manifestazione giapponese. “Il nostro è un film piccolissimo – ha dichiarato Bellino – girato con una troupe piccolissima, che vedete tutta qui sul palco. E questo premio è molto importante perché dimostra che il cinema artigianale può comunque arrivare a un grande pubblico”. Ma è Silvia Luzi quasi a improvvisare sul palco: “Non pensavo di ricevere questo premio, – spiega. Il nostro film prende ispirazione dal nome di una costellazione, luminosissima ma che nessuno può vedere, e il premio mi fa essere molto orgogliosa e felice per Sharon e Rosario, i nostri due attori principali, ma soprattutto per tutti quelli come loro, che in un luogo non semplice risplendono anche se nessuno li vede”. Applausi. Prima dei ringraziamenti di rito – a Rai Cinema, Tfilm, Pulse Film, Filtex e ai venditori internazionali di Alpha Violet, ma soprattutto al Festival di Tokyo, “per il coraggio dimostrato nell’inserire in concorso un film come il nostro”.

“Il festival è cresciuto molto, anche per la continuità data dal direttore artistico Yoshi Yatabe, qui da quindici anni – ci raccontava il regista salernitano. – Lo pensavamo un festival più pop, ma c’è una selezione veramente raffinata, che punta molto in alto: arthouse e con world premiere ben scelte, come Margarethe Von Trotta o l’Orso d’Oro di Berlino”. E soprattutto seguitissimo. “Pensando alla situazione italiana, e in quanti vanno al cinema, vedere le sale così piene fa effetto”, continua Bellino. Fotografie, richieste e autografi (“siamo stati due ore a firmarne, non mi era mai successo”, confessa lei): il bagno di folla per Il cratere non resterà fine a se stesso. I due ‘sold out’ nelle due proiezioni festivaliere avevano già scaldato gli spettatori – particolarmente toccati, anche per dal tema dell’invasione della privacy, molto sentito da queste parti – oltre a suscitare l’interesse di almeno tre distribuzioni locali. Mancava solo il ‘suggello’, per convincerli, ed è arrivato insieme allo “Special Jury Prize”.

Il film, d’altronde, era stato “già venduto in altri pesi, in Asia, come per esempio in Cina. Anche perché se lo vendi in Cina subito si aggiungono altri territori: Taiwan, Singapore, ecc… E un incasso anche ‘piccolo’ su quel mercato vale più di certi incassi in Italia. Gli hanno cambiato già titolo, sarà ‘Napoli, in the shadow of the light’, ‘all’ombra della luce’, un buon sintomo di vendibilità”. I due per ora si godono il momento, e nel frattempo lavorano al prossimo progetto. “Stiamo scrivendo – dice Luzi – ma è tutto ancora allo stadio embrionale”, prima di riparlarne bisognerà aspettare almeno gennaio. Quando molte altre cose saranno più definite, in primis il budget a disposizione. Di sicuro, maggiore… “Speriamo, ma diciamo di sì”, conclude Bellino senza falsa modestia.

Ormai anche loro fanno parte del cinema che conta, a pieno titolo in quella selezione che tanto hanno apprezzato. In un Festival che – oltre ad accogliere Steven Soderbergh e Al Gore, e a prevedere una notte unica dedicata al Godzilla Cinema Concert del Tokyo International Forum – tra i premiati ha celebrato anche il leggendario Ryūichi Sakamoto, insignito del quarto SAMURAI Award (“Sono un samurai?”, ha chiesto sornione al pubblico dell’Incontro speciale a lui dedicato) e pronto a parlare di sé e della sua passione, nata “quando in Giappone non erano solo i film statunitensi a dominare, ma anche molti europei”. E anche grazie a La strada di Fellini, di cui ammette di non ricordare molto, salvo “quella musica” (di Nino Rota, ndr), che gli “era rimasta impressa”. Come nel suo CODA, visto a Venezia, il compositore non si fa pregare nel ricordare le esperienze con Bernardo Bertolucci, per L’ultimo imperatore (“era duro lavorare con lui, in senso buono, una volta mi fece riscrivere un brano cinque volte”) e Piccolo Buddha, rimasto nel suo cuore soprattutto per “quell’aria verso la fine, quasi da opera”.

Purtroppo, non si sono visti i fratelli Taviani (se non con il videomessaggio inviato da Paolo Taviani), ospitati nella sezione World Focus del TIFF e anche loro molto apprezzati dal pubblico. “Gli organizzatori mi hanno detto che la prima proiezione è andata molto bene – dice Ilaria Gomarasca, Festivals and Markets Manager di Pyramide International che ne cura le vendite all’estero. – Speriamo aiuti a attrarre l’interesse di nuovi distributori e festival”. Attualmente, Rainbow – Una questione privata non ha ancora un distributore in Giappone, “invece avrà distribuzione in tutti i paesi del Sud-Est asiatico e in Cina (solo in VOD)”, grazie a Binci Media”. Di fatto, “i film italiani, in Giappone, in genere escono in dvd o su altri canali, raramente in sala”, ci aveva confermato ancora Luca Bellino. Mai perdere le speranze, però, come sa bene Ivano De Matteo, che continua a raccogliere critiche positive dalla stampa locale per il suo La vita possibile, ancora in sala al cinema Iwanami Hall di Tokyo con il titolo Hajimari no Machi (distribuito dalla Crest International).

Mattia Pasquini
03 Novembre 2017

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