Pagine nascoste dal Ventennio

Fuori Concorso in TFFdoc, Pagine nascoste di Sabrina Varani - tra i produttori Istituto Luce Cinecittà - ispirato al romanzo di Francesca Melandri "Sangue giusto"


​Arriva al 35° Torino Film Festival il nuovo film documentario di Sabrina Varani, direttrice della fotografia di spessore del cinema italiano, e autrice di cinema del reale. Presentato Fuori Concorso in TFFdoc, Pagine nascoste una produzione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, B&B Film in associazione con Istituto Luce Cinecittà – prende le mosse dal nuovo romanzo di Francesca Melandri, ‘Sangue giusto’, edito nel 2017 da Rizzoli.

Una delle voci più forti e originali della nostra narrativa, per un libro che da poco dato alle stampe sta confermando il talento della sua autrice, con la forza della sua storia. Quella di un padre, un personaggio d’invenzione chiamato Attilio Profeti, anziano, rispettabile, pacifico, amato; ma che si scopre avere un passato nascosto e ora indagato dalla figlia Ilaria nel regime fascista, nella guerra coloniale, nelle teorie razziste sulla superiorità ariana. Un segreto che riporta i lettori a un baratro rimosso della nostra storia, e ai suoi riflessi oscuri nell’Italia del 2017.

Il film di Varani non si adatta al libro, che è un puro racconto di finzione. Ma alla vera storia di Francesca Melandri. Che durante la scrittura del libro ha fatto, analogamente al personaggio di Ilaria, una scoperta sul proprio padre, su chi è stato davvero durante la dittatura, di quanto a lungo e con quale convinzione vi abbia aderito. Di quanto gli sia stata addosso la camicia nera che ritrova nelle foto che lo ritraggono, diversamente da quanto lei credeva.

Il film diventa così un viaggio ricchissimo di direzioni: verso un passato personale; un viaggio nelle biblioteche alla ricerca di documenti, e un viaggio in Etiopia alla scoperta dell’altra faccia della Storia. Un viaggio intimo; e un viaggio in Italia alla scoperta del nostro razzismo di oggi, tra propagande che ricordano paurosamente quelle degli anni ’30. Tra montagne africane dove si visse la resistenza ai massacri italiani, e a Filettino, dove un monumento celebra la resistenza di oscure storie.

Con brani del romanzo interpretati da Valentina Carnelutti, un riuso emozionante dei filmati degli Archivi del Luce e dell’Aamod, di articoli di stampa e immagini d’epoca. E in tutto questo, un racconto delicato, fatto di comprensione. E su come la creatività, l’immaginazione – di un libro, di un film – ci possano aiutare a riconoscerci, e ad accettare l’altro.

“Il film è nato sull’onda di un’intuizione, quella di raccontare cosa ci sia dietro la scrittura, di quale materia prima interiore siano fatte le parole che formano un racconto – afferma la regista Varani – Soprattutto, volevo provare a farlo non a posteriori, ma mentre il romanzo si sta formando. Ben presto mi sono confrontata con l’enormità del tema storico che Francesca era andata a toccare, quello di un periodo relativamente recente di cui io come italiana mi scoprivo del tutto all’oscuro. Confrontandomi con la mia ignoranza e capendo che non si trattava solo di una mia carenza ma di una rimozione collettiva, ho cercato un linguaggio personale per raccontare la Storia in soggettiva, dal punto di vista cioè di qualcuno che come me scopriva un passato scomodo…”.

Il film è il racconto di una ricerca, che intreccia passato e presente, rimozioni private e pubbliche, e del processo creativo che trasforma la realtà biografica e storica in letteratura. All’origine del nuovo romanzo che la scrittrice Francesca Melandri sta preparando, vi è l’urgenza personale di fare luce sulla propria figura paterna.Francesca è a conoscenza dell’adesione giovanile del padre al regime fascista. Tuttavia, dai racconti familiari, sa anche che Franco, come molti, ha subito una profonda conversione antifascista durante la guerra, in particolare di fronte alla tragedia della campagna di Russia. Il ritrovamento negli archivi di un articolo che porta la firma del padre rivela però una realtà molto diversa. In cerca di risposte, la scrittrice si avventura in altre leggende, più collettive e pubbliche, quelle legate alla guerra d’Abissinia, poco raccontata alla generazione post-bellica e tradizionalmente rappresentata come un’occupazione bonaria e praticamente indolore.

La sua ricerca, condotta attraverso un viaggio in Etiopia, testimonianze dirette e studio delle fonti storiche, racconta invece un’altra storia, fatta di stragi sanguinose e violenze efferate. Francesca studia e indaga per cinque anni, elaborando le sue conoscenze in una narrazione complessa, che intreccia il nostro passato coloniale con l’Italia intollerante e razzista di oggi, riscoprendo dolorosamente i nostri legami culturali con quell’ideologia violenta, mai realmente debellata alla radice, che, come un fiume carsico, vediamo riemergere nel nostro presente.

redazione
14 Novembre 2017

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